I riti di lutto
I riti di lutto
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Ayatullah Makarem Shirazi Noi crediamo che la questione dell’esecuzione dei riti e delle cerimonie di lutto per i martiri dell’Islam, soprattutto per i Martiri di Karbala, contribuisce a mantenere viva la loro memoria, e ci ricorda i nobili sacrifici che essi hanno compiuto per difendere e preservare l’Islam. È per questo motivo che in alcuni giorni dell’anno, soprattutto nel periodo di °Ashura (prima decade del mese lunare di muharram) – in cui si celebra l’anniversario del martirio dell’imam Ĥusayn Bin Alì (pace su di loro), Signore dei Giovani del Paradiso[1], figlio del Principe dei Credenti, Alì (pace su di lui), e della purissima figlia del sommo Profeta (S), Fatima Az-zahrã’ (pace su di lei) – celebriamo i riti di lutto, ricordiamo la storia della vita dei grandi martiri dell’Islam (pace su di loro), esaminiamo i loro atti di valore, parliamo dei loro nobili obiettivi, e chiediamo a Iddio di benedire le loro pure anime. Noi crediamo che i Banū Umayyaħ avevano costituito un governo assai pericoloso, avevano alterato molti degli elementi della sacra sunnaħ del santo Profeta dell’Islam (S), e cercavano in ogni modo di distruggere i valori islamici. L’Imam Ĥusayn (A),nell’anno 61 dell’Egira lunare, insorse contro Yazid (L), che era un uomo assai malvagio, profondamente incline al male, irresponsabile, estremamente empio, e che purtroppo deteneva il potere del governo islamico. E nonostante questo santo Imam (A) sia stato martirizzato assieme a tutti i suoi compagni, in Iraq, a Karbala, e la sua famiglia sia stata fatta prigioniera, ebbene il loro sangue infiammò il cuore dei mussulmani: la gente si sollevò contro gli Umaiadi, vi furono insurrezioni a catena, che inflissero duri colpi a quest’empia, immonda e tiranna dinastia, e ne causarono la caduta. È interessante sapere che tutte queste insurrezioni erano accompagnate da motti quali “Ar-riđā li-Ãli Muĥammad!” (Compiacere la Famiglia di Muĥammad!) e “Yā la-ŝārāti-l-Ĥusayn!” (Venite ad uccidere gli uccisori di Ĥusayn!),e alcuni di questi motti continuarono ad esistere persino fino all’epoca dei dispotici governi della dinastia degli Abbassidi.[2] Oggi, per noi sciiti imamiti, la questione della sanguinosa insurrezione dell’Imam Husayn (A)è un perfetto modello e un completo programma di resistenza ed opposizione ad ogni forma di tirannia, oppressione e dispotismo. Gli slogan “Hayhat minna-ž-žillaħ” (Lungi da noi la viltà!) e “Inna-l-hayata ºaqidat-un wa jihad” (In verità la vita è fede e jihād), presi dalla sanguinosa storia di Karbala,ci hanno sempre aiutato a resistere ai governi tiranni; l’esempio del Signore dei Martiri, l’Imam Husayn (A), e dei suoi fedeli compagni, ci ha sempre aiutato a combattere e sconfiggere gli empi e i tiranni (in Iran, durante la Rivoluzione Islamica, questi sacri motti si udivano dovunque). In breve, onorare la memoria dei martiri dell’Islam – soprattutto quella dei Martiri di Karbala – contribuisce a vivificare in noi virtù quali coraggio ed abnegazione e sacrificarci per la fede, per la causa divina, e ci dà un’importante lezione per poter sempre vivere dignitosamente e non sottometterci mai ai tiranni. È questa la ragione della necessità di onorare e mantenere viva la memoria dei santi martiri dell’Islam, e di celebrare ogni anno i tradizionali riti di lutto islamico. È possibile che taluni non sappiano che cosa facciamo noi durante le cerimonie di lutto islamico, e considerino questi riti, relativi ad un evento storico dimenticato da molto tempo. Tuttavia, noi conosciamo bene l’effetto di questo evento sulla nostra storia di ieri, di oggi e di domani. Tutte le celebri opere di storia dell’Islam ricordano le cerimonie e riti di lutto eseguiti dal sommo Profeta (S) e dai mussulmani per il martirio di Hamza (zio paterno del Profeta) dopo la battaglia di Uhud.Un giorno il santo Messaggero di Allah (S), passando davanti alla casa di uno degli Ansar, sentì pianti, lamenti e trenodie. I suoi occhi si riempirono di lacrime, che bagnarono il suo viso benedetto; disse: “Nessuno però è in lutto per Hamza”. Saºd Bin Maºaz udì queste parole, e si recò da un gruppo della tribù dei Banu ºAbdi-l’Ašhal, e ordinò alle loro donne di andare a casa di Hamzah, e piangere e celebrare cerimonie e riti di lutto per il suo martirio.[3] È ovvio che ciò non riguarda esclusivamente il nobile Hamza (pace su di lui), ma è un dovere nei confronti di tutti i martiri dell’Islam; è necessario mantenere viva la loro memoria per l’attuale generazione e per quelle future, facendo così costantemente scorrere sangue nuovo nelle vene delle genti mussulmane. Casualmente, sto scrivendo queste righe nel giorno di ºAshura (decimo giorno del sacro mese di muharram) dell’anno 1417 dell’Egira lunare. Oggi tutto il mondo sciita è dominato da un immenso fervore, ed è in lutto, e piange per il martirio dell’Imam Husayn (A). Grandi e piccoli indossano vestiti neri in segno di lutto, e tutti partecipano alle cerimonie e ai riti per la celebrazione dell’anniversario del martirio dell’Imam Husayn (A) e dei nobili martiri di Karbalã’(pace su di loro). Oggi, le menti e le coscienze dei credenti sono così vive e deste, che se fossero chiamati a combattere contro i nemici dell’Islam, si presenterebbero tutti in campo di battaglia con le armi in pugno, e sarebbero pronti a compiere ogni sorta di sacrificio per la causa divina. In queste ore nelle vene dei credenti scorre sangue di martirio, ed è come se fossero a Karbala, al cospetto dell’Imam Husayn (A) e dei suoi fedeli compagni, in campo di battaglia. Le significative poesie recitate in queste cerimonie, sono piene di potenti motti contro la prepotenza, l’arroganza, la tirannia, il non arrendersi mai dinanzi all’oppressione e all’ingiustizia, e il preferire una dignitosa morte ad una vile vita. Noi crediamo che tutto ciò è un immenso patrimonio spirituale, che deve essere custodito e usato per mantenere vivo l’Islam, la fede e il timor di Dio. NOTE [1] Lo hadith “Al-ĥasanu wa-l-Ĥusaynu sayyidā šabābi ahli-l-Jannaħ” (Ĥasan e Ĥusayn sono i signori dei giovani della gente del Paradiso), è stato tramandato dal Tirmidhi, nel suo Sahih – attraverso Abu Sa°id Khudry e Huzayfah (vol. 2, pagg. 306 e 307) – e da Ibni Majah, nel suo Sahih – nel capitolo dedicato alle virtù dei compagni del Messaggero di Allah (S). Questa tradizione compare anche in molte altre opere, fra le quali ricordiamo: Al-mustadrak as-Sahihin, Hilyat-ul’Awlya, Tarikhi Baqdad, Al’isabah (di Ibn Hajar), Kanzu-lºummal e Zakha’ir-alºUqba. [2]Abū Muslim Al-ķurāsaniyy, che rovesciò il governo dei Banū Umayyaħ, si serviva del motto “Ar-riđā li-Ãli Muĥammad!” per toccare l’animo della gente mussulmana (“Al-kāmil” di Bin Aŝīr, vol. 5, pag. 372). La rivolta dei Tawwābūn fu accompagnata dal motto “Yā la-ŝārāti-l-Ĥusayn!” (“Al-kāmil” di Bin Aŝīr, vol. 4, pag. 175). Anche Muķtār Bin Abī ºUbaydaħ Aŝ-ŝaqafiyyinsorse con questo motto (“Al-kāmil” di Bin Aŝīr, vol. 4, pag. 288). È noto che fra le persone che insorsero contro i Bani-lºAbbās vi fu Ĥusayn Bin ºAliyy Şāĥibu-l-Faķķ, il quale riassumeva il suo proposito nella frase: “Vi invito a compiacere la Famiglia di Muĥammad” (Maqātilu-ţ-ţālibīn, pag. 299 – Tārīķu-ţ-Ţabariyy, vol. 8, pag. 194). [3]“Al-kāmil” di Bin Aŝīr, vol. 2, pag. 163 - Siraŧu Bin Hišām, vol. 3, 104. *Tratto da Ayatullah Makarem Shirazi “Il nostro credo”, Assemblea Mondiale dell’Ahlulbayt (il libro è ordinabile presso la nostra Associazione).