Parte (637): sura Ash-Shuara (I Poeti), versetti 1-6

Da oggi inizia la lettura della 26esima sura del Corano, quella detta Asshuara o dei Poeti. Questo brano, uno dei 114 del Corano, ha 227 versetti ed e’ così nominato perchè al termine di esso si parla dei poeti e del loro ruolo nella società. Il brano venne rivelato al nobile profeta di Dio prima dell’egira, tranne alcuni versetti ed e’ quindi una delle sure meccane. Ecco ora i primi tre versi: طسم Tâ, Sîn, Mîm. (26:1) تِلْکَ آیَاتُ الْکِتَابِ الْمُبِینِ Questi sono i versetti del Libro chiarissimo. (26:2) لَعَلَّکَ بَاخِعٌ نَّفْسَکَ أَلَّا یَکُونُوا مُؤْمِنِینَ Forse, ti affliggi perché essi non sono credenti: (26:3) Avrete notato, all’inizio di questo brano, quelle che erano tre semplici lettere dell’alfabeto arabo, appunto Ta, Sin e Mim. 29 brani del Corano, tra cui questo, iniziano con queste lettere divise e sono diverse le interpretazioni che gli esegeti danno a queste. E’ chiaro che si tratta di uno dei misteri del sacro testo e non si può dare una spiegazione certa ma secondo alcuni studiosi Dio ha voluto ricordare in tal modo ai fedeli che il Corano, questo testo così bello dal punto di vista letterario, cioè in termini di musica, rima, ritmo e metrica ed allo stesso tempo così completo di contenuti, è formato proprio dalle semplici parole dell’alfabeto; altri credono che si tratti delle lettere che ricorrono maggiormente nella sura ed altri credono che contengono messaggi segreti da parte di Dio rivolti al profeta. Il secondo verso ricorda che i versetti del Corano sono chiari e soprattutto sono illuminanti, nel senso che indicano la strada giusta ed aiutano le persone a distinguere tra bene e male. Anche questo e’ un altro aspetto miracoloso ed infinitamente utile del Corano. Il terzo verso poi ci aiuta a capire come Mohammad (la pace sia con lui) amasse la gente e che si affliggesse anche per quei pagani che non lo seguivano. Si narra che lui talvolta era così triste per queste persone, che erano anche i suoi nemici e che era talmente preoccupato per il loro destino, che rischiava di morire di crepacuore; Dio quì lo consola e lo invita affettuosamente a non rattristarsi per loro. Da questi versetti possiamo trarre tante conclusioni ma queste sono le più importanti: 1) Una delle caratteristiche importanti del Corano e’ proprio la sua chiarezza ed il fatto che riesca a chiarire molti concetti con estrema precisione. Nell’Islam il fedele e’ invitato a fare riferimento al Corano ogni qualvolta che non trova la risposta ad un quesito. 2) I messaggeri del Signore amavano la gente e si sforzavano a più non posso per far trovare alla gente la giusta via e guidarla nella giusta direzione. 3) Se la gente non e’ predisposta in cuor proprio ad accettare la verità, nemmeno il migliore dei profeti è in grado di farla ragionare. Si può svegliare chi dorme ma e’ impossibile che si possa svegliare chi fa finta di dormire. Ed ora leggiamo il quarto versetto della sura: إِن نَّشَأْ نُنَزِّلْ عَلَیْهِم مِنَ السَّمَاءِ آیَةً فَظَلَّتْ أَعْنَاقُهُمْ لَهَا خَاضِعِینَ se volessimo, faremmo scendere su di loro un segno dal cielo, di fronte al quale piegherebbero il capo. (26:4) Dio avrebbe potuto far credere tutti gli uomini mostrando loro un qualcosa di formidabile, un segno dal cielo. Ma non ha voluto che fossero costretti, ha voluto che ragionassero e scegliessero la fede, per dimostrare l’imponenza del loro spirito e per crescere moralmente al punto da fare tale scelta. Dio quindi, non ha voluto che la gente diventasse fedele per paura o obbligo. Da questo versetto apprendiamo che: 1) La fede deve essere dettata dalla volontà delle persone e non dalla costrinzione. Dio, il vero Padrone degli uomini, non li ha costretti alla fede. In queste condizioni, gli altri hanno l’autorizzazione di farlo? 2) Coloro che non accettano la verità la accetteranno un giorno ma allora ciò non gioverà loro perchè sarà troppo tardi. Quel giorno sarà il Giorno del Giudizio. Ed ora leggiamo i versetti 5 e 6: وَمَا یَأْتِیهِم مِّن ذِکْرٍ‌ مِّنَ الرَّ‌حْمَنِ مُحْدَثٍ إِلَّا کَانُوا عَنْهُ مُعْرِ‌ضِینَ Non giunse loro alcun nuovo Monito del Compassionevole, senza che se ne allontanassero. (26:5) فَقَدْ کَذَّبُوا فَسَیَأْتِیهِمْ أَنبَاءُ مَا کَانُوا بِهِ یَسْتَهْزِئُونَ Lo hanno tacciato di menzogna. Ben presto avranno notizie di ciò che scherniscono. (26:6) Quì si parla del comportamento vergognoso degli idolatri delle Mecca nei confronti del profeta di Dio. Ogni versetto del Corano che veniva ispirato al puro cuore del profeta e poi divulgato alla gente, veniva considerato menzogna dai malvagi politeisti che volgevano le spalle e non erano nemmeno disposti ad ascoltare. Era la Parola del Signore, Colui che ha creato tutto l’Universo, che ha rimpito di doni e di bellezza questo mondo; eppure i miscredenti ignoravano tale parola ed anzi, non contenti, accusavano il profeta di essere un bugiardo ed un menzognero. In più schernivano le parole del profeta e quando lui parlava di Inferno e Paradiso, dicevano che quelle erano solo sue superstizioni. Dio però risponde loro in questo versetto e ricorda che presto vedranno con i propri occhi ciò che schernivano e negavano e dovranno assaggiare, con la propria pelle, il castigo che a loro avviso non sarebbe mai arrivato. Da questi versetti apprendiamo che: 1) L’uomo s’allontana dalla retta via poco alla volta e gradualmente. Inizialmente diviene indifferente nei confronti di ciò che e’ vero, poi volta le spalle alla verità, poi la nega ed infine prende in giro i giusti ed i credenti. 2) I versetti del Corano sono un monito per le persone, ma per colore che abbiano orecchie per sentire e non coloro che si ostinano a non ascoltare e ad ignorare. 3) Schernire e peggio che rinnegare la verità. Dai versetti coranici si evince che sarà ancor più pesante il castigo di coloro che avranno preso in giro i segni divini ed il suo messaggio trasmesso attraverso i profeti.