Parte (639): sura Ash-Shuara (Poeti), versetti 14-20
Parte (639): sura Ash-Shuara (Poeti), versetti 14-20
Author :
Davood Abbasi
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Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. Amici di Radio Italia IRIB, siamo lieti di accompagnarvi anche oggi con l’interpretazione semplice e scorrevole dei versi del Corano, l’ultimo testo rivelato da Dio e la Sacra Scrittura di un miliardo e mezzo di persone al mondo. Da alcune settimane abbiamo iniziato la lettura della 26esima sura del Corano, quella detta Asshuara o dei Poeti. Questo brano, uno dei 114 del Corano, ha 227 versetti ed e’ così nominato perchè al termine di esso si parla dei poeti e del loro ruolo nella società. Il brano venne rivelato al nobile profeta di Dio prima dell’egira, tranne alcuni versetti ed e’ quindi una delle sure meccane. Riprendiamo da dove eravamo giunti ed ecco quindi la lettura dei versi 14 e 15: وَلَهُمْ عَلَیَّ ذَنبٌ فَأَخَافُ أَن یَقْتُلُونِ Di fronte a loro io sono in colpa. Temo che mi uccidano”. (26:14) قَالَ کَلَّا فَاذْهَبَا بِآیَاتِنَا إِنَّا مَعَکُم مُّسْتَمِعُونَ Disse: “Invece no, andate entrambi con i Nostri segni. Noi saremo con voi e ascolteremo. (26:15) In questa parte della sura dei Poeti si legge approposito della storia della vita di Mosè e di quando Dio lo incaricò di andare ad invitare al culto monoteista il Faraone e la sua gente. Abbiamo visto che Mosè, che a quanto pare aveva problemi anche nell’esprimersi, perchè secondo alcune tradizioni aveva una ferita alla lingua, chiese ed ottenne da Dio di poter portare con se il fratello Aronne. Quì Mosè ricorda inoltre che e’ ricercato dalla gente del Faraone. Anche quì le cronache storiche riferiscono che in una disputa tra un israelita ed uno degli uomini del Faraone, Mosè aveva ucciso involontariamente l’oppositore dell’israelita e che per questo temeva di essere arrestato. Da quella vicenda però erano passati anni quando Dio lo incaricò di recarsi dal Faraone e quì davanti a questa sua preoccupazione lo rassicura ricordandogli che sarà Lui ad accompagnare Mosè ed il fratello e a proteggerli. Da questi primi due versetti possiamo trarre almeno quattro conclusioni: 1) Quando si dà il via ad un’azione contro il nemico, bisogna tenere presenti tutte le circostanze e farsi aiutare anche dalle proprie forze per poter raggiungere il miglior risultato possibile. 2) Dopo aver presa la giusta decisione, bisogna affidarsi a Dio dato che Egli e’ il sostenitore dei fedeli. 3) Dio e’ Onnipresente ed osserva le nostre azioni ed e’ al corrente di queste nei minimi particolari. 4) Quando si tratta di divulgare la verità non bisogna temere il fatto che i buoni siano in minoranza o il fatto che i nemici siano tanti o che siano forti e potenti. Ora leggiamo i versetti 16 e 17 della sura Asshuara o dei Poeti: فَأْتِیَا فِرْعَوْنَ فَقُولَا إِنَّا رَسُولُ رَبِّ الْعَالَمِینَ Andate da Faraone e ditegli: " Noi siamo gli inviati del Signore dei mondi, (26:16) أَنْ أَرْسِلْ مَعَنَا بَنِی إِسْرَائِیلَ affinché tu lascia partire con noi i Figli di Israele".(26:17) In questi versetti Dio esplicita con chiarezza quella che è la missione di Mosè ovvero quella di salvare i Figli di Israele. Questa missione deve iniziare con la pubblica e ufficiale dichiarazione al Faraone, affinchè sappia che Mosè ed Aronne sono i messaggeri di Dio che hanno l’incarico di liberare il popolo reso schiavo dal Faraone e riportarlo nella sua terra. I versetti sono ideologicamente importanti perchè mettono in risalto il ruolo dei profeti nella lotta contro i governi ed i governatori ingiusti e corrotti. E’ un concetto chiave il fatto che Mosè, prima ancora dell’invito all’adorazione dell’unico Dio, esiga la liberazione del suo popolo affrontando chiaramente il pericolo di venire ucciso. Da questi versi apprendiamo che: 1) I profeti, nell’invito alla giustizia e nella esplicitazione della loro missione divina, erano chiari e fermi e riferivano alla gente senza modifiche ciò che veniva ispirato loro dal Signore. 2) Il mondo viene amministrato con la volontà del Signore. A coloro che sostengono di essere una divinità o qualcosa di simile bisogna ricordare che il Creato ha un solo Dio e che quindi tutti gli altri esseri non possono che essere Suoi servi, Sue creature. Ed ora leggiamo i versetti 18, 19 e 20: قَالَ أَلَمْ نُرَبِّکَ فِینَا وَلِیدًا وَلَبِثْتَ فِینَا مِنْ عُمُرِکَ سِنِینَ Rispose: “Non ti abbiamo forse allevato presso di noi quando eri bambino, non sei forse rimasto con noi molti anni della tua vita? (26:18) وَفَعَلْتَ فَعْلَتَکَ الَّتِی فَعَلْتَ وَأَنتَ مِنَ الْکَافِرِینَ Poi hai commesso l'atto di cui ti macchiasti e fosti un ingrato”. (26:19) قَالَ فَعَلْتُهَا إِذًا وَ أنَا مِنَ الضَّالِّینَ Disse: “Ho fatto ciò quando ancora ero uno degli smarriti. (26:20) Il Faraone, dopo aver ascoltato le affermazioni di Mosè, che erano quelle ordinategli da Dio, non fece parola su queste e cercò di far vergognare Mosè parlando del suo passato. Il Faraone ricordò quindi gli anni in cui Mosè era cresciuto nella sua stessa casa, dopo essere stato preso dalle acque del Nilo. Il Faraone quindi, come prima risposta, ricordò di essere una sorta di padre adottivo per Mosè e per questo gli chiese come si permettesse di fargli delle richieste come la liberazione dei Figli di Israele. In più, il Faraone, ricordò a Mosè pure il delitto di cui si era macchiato; come per dire che un assassino non poteva essere messaggero del Signore e poi per intimidire Mosè e dirgli implicitamente che poteva essere incriminato e perseguitato per quella vicenda. Mosè rispose dicendo che quell’atto, lui, lo aveva commesso prima di essere guidato e prescelto da Dio. Per quanto riguarda la questione dell’infallibilità dei profeti, riconosciuta e trattata dall’Islam, quì bisogna spiegare che Mosè non ha l’intenzione di uccidere nessuno ma solo di difendere un debole ed in questa situazione un suo colpo uccide involontariamente una persona. Quindi ciò non poteva essere considerato un peccato per Mosè e non era in contrasto con la sua posizione di profeta e messaggero del Signore. Da questi versi apprendiamo che: 1) Coloro che ti rinfacciano ciò che hanno fatto per te sono sviati, come lo era il Faraone. 2) Rendere servigi agli altri non autorizza il comando su di loro e perciò non e’ lecito che una persona cerca di assoggettare gli altri con la scusa di far qualcosa per loro. 3) Bisogna dare consigli e segnalare gli errori persino a coloro che ci hanno educati ed allevati. 4) I prescelti del Signore non si fanno influenzare dall’ambiente in cui crescono. Mosè crebbe alla corte del Faraone ma non si lasciò influenzare dall’atmosfera di questa.