Alcune pene islamiche sono ancora applicabili oggi?

DOMANDA Alcune pene islamiche (come la legge del taglione) sono ancora applicabili oggi? RISPOSTA Come prima cosa l'Islam prescrive perdono e misericordia dove c'è la possibilità e la volontà di perdonare. Quanto alle pene islamiche, se si è solo arrecato un danno personale, privato, si applica il “qisas”, quello in italiano che viene impropriamente chiamato “taglione” (che consiste nel punire il colpevole arrecandogli lo stesso danno che egli ha arrecato alla vittima). Però, se il delitto o il crimine assume aspetto pubblico, come il terrorismo, cioè se la persona è, come si usa dire nel fiqh (la giurisprudenza islamica) un "mufsid fil ardh", un corruttore che sparge corruzione sulla terra, allora la pena è quella capitale. Però sono situazioni che richiedono un esame particolare per stabilire il movente del delitto e quale danno è stato arrecato,  perchè, se applicando il “qisas” si rischia di uccidere la persona,  allora non è lecito applicarlo. Poi c'è un discorso generale, che è un po' delicato, sull'applicabilità di alcune pene nel periodo dell'Occultamento del XII Imam, non perché il faqih (esperto di giurisprudenza islamica) non abbia l'autorità di applicarle, ma per le condizioni generali del mondo, caduto in profonda corruzione. Oggi la quasi totalità degli uomini è oppressa e spesso indotta e spinta a delinquere e a commettere crimini. È un discorso molto delicato perché potrebbe creare problemi pratici, a livello sociale, soprattutto se viene da parte di un chierico, e non è facile affrontarlo pubblicamente perché richiede basi e profonde conoscenze dottrinali islamiche. In Iran c'è un grande ed antico seminario islamico, quello di Qom, e ci sono anche altri centri che da secoli si occupano di queste cose. Il mondo sciita è aperto, non è chiuso, letteralista, arido e intollerante.  Non si vuole davvero giustificare nessun crimine: è un discorso dottrinale, di diritto e fiqh, ma è necessario capire in che condizioni è oggi l'umanità. Faccio un esempio. Immaginiamo una persona che si getta in un grande problema e lo fa per incoscienza ed ignoranza, come qualcuno che si lancia dal ventesimo piano e, arrivato al decimo, si pente e capisce l'errore che ha fatto, ma nonostante non abbia più l'intenzione di suicidarsi, non può fare più nulla per salvarsi. Quella persona può però essere perdonata e le si può usare misericordia e pietà, cercando di salvarla. Oggi la maggior parte degli esseri umani è così, è pentita e ha capito di aver sbagliato. Però non trova la Retta Via, o almeno non riesce a distinguerla, perché non le si permette di farlo. È questo il noto concetto di “istidh’af”, “oppressione”, diverso da quello di “kufr”, “empietà”, e la peggiore forma di oppressione è proprio quella intellettuale. Basta vedere quello che stanno facendo i corrotti media sionisti imperialisti, migliaia di reti satellitari, milioni di siti e giornali che giorno e notte bombardano e traviano l’umanità con dissolutezze, menzogne ed empietà. Sono queste le ragioni che confermano la suddetta tesi. Io posso anche difendere questa tesi, e posso dimostrare, a chi me lo richiede, che in molti casi alcune pene islamiche non sono applicabili, soprattutto nelle condizioni in cui ci si trova oggi. Gli argomenti sono chiari: l'Islam è la Religione della Misericordia, su questo non c'è alcun dubbio. Il Profeta dell’Islam è il Profeta della Misericordia, anzi è Misericordia per tutte le genti di tutte le epoche, "Rahmatun lil ‘Aalamin", come dice il sacro Corano (21:107). È impossibile che l'Islam accetti di applicare norme contro persone che vengono praticamente messe in condizioni di non poter preservarsi ed astenersi dal male e dal peccato, soprattutto nell'epoca in cui ci troviamo, in cui il male ha raggiunto il culmine. Alcuni “akhbariti”, che sono per lo più fortemente letteralisti, considerano tutte le pene sospese nell’era dell’Occultamento del XII Imam, perché non credono nella Wilayat-ul-Faqih (l'autorità del faqih luogotenente del XII Imam), e anche fra coloro che accettano la Wilayat-ul-Faqih, c’è chi ha alcune riserve sull’applicabilità di alcune pene islamiche nella suddetta era. Nella pratica anche l'Imam Khomeini e l'Imam Khamenei non hanno applicato tutte le pene islamiche. Questa è una tesi che scandalizza i fanatici, i salafiti, i wahabiti, i bacchettoni, perché praticamente loro si reputano superiori anche allo stesso Profeta, vista la facilità con cui emanano crudeli sentenze, fatwa. Mentre nel mondo sciita, quello vero, dove l'autorità religiosa non è altro che il luogotenente del Vicario del Profeta, non c'è spazio per interpretazioni personali, arbitrarie, superficiali, aride e letteraliste. Quindi come minimo è necessario riflettere su queste questioni. Soprattutto perchè il vero problema è conoscere in modo completo la religione islamica, e sapere che cos’è davvero. L'Imam Khomeini diceva che quello che abbiamo noi oggi non è l'Islam : è il preludio della manifestazione del vero Islam, che sarà restaurato dal Mahdi dopo la sua parusia. Solo allora capiremo bene che cos’è davvero l’Islam! Questo è un concetto che purtroppo è trascurato nel mondo sunnita, così come trascurano Fatima, Ali e l’Ahlulbayt, la Famiglia del Profeta. Infatti, il Sommo Profeta ha lasciato fra di noi due cose preziose (Thaqalayn), il Corano e la sua Famiglia (l’Ahlulbayt), attenendoci alle quali non ci travieremo mai, e che non si separeranno mai fra di loro, finché non raggiungeranno il Profeta accanto allo Stagno di Kawthar, in Paradiso. Ciò è provato da numerose autentiche tradizioni, sia dalle fonti sciite che da quelle sunnite, alcune delle quali sono le seguenti: http://www.sunnah.com/urn/736690 حَدَّثَنَا نَصْرُ بْنُ عَبْدِ الرَّحْمَنِ الْكُوفِيُّ، حَدَّثَنَا زَيْدُ بْنُ الْحَسَنِ، هُوَ الأَنْمَاطِيُّ عَنْ جَعْفَرِ بْنِ مُحَمَّدٍ، عَنْ أَبِيهِ، عَنْ جَابِرِ بْنِ عَبْدِ اللَّهِ، قَالَ رَأَيْتُ رَسُولَ اللَّهِ صلى الله عليه وسلم فِي حَجَّتِهِ يَوْمَ عَرَفَةَ وَهُوَ عَلَى نَاقَتِهِ الْقَصْوَاءِ يَخْطُبُ فَسَمِعْتُهُ يَقُولُ ‏ "‏ يَا أَيُّهَا النَّاسُ إِنِّي قَدْ تَرَكْتُ فِيكُمْ مَا إِنْ أَخَذْتُمْ بِهِ لَنْ تَضِلُّوا كِتَابَ اللَّهِ وَعِتْرَتِي أَهْلَ بَيْتِي ‏"‏ ‏.‏ قَالَ وَفِي الْبَابِ عَنْ أَبِي ذَرٍّ وَأَبِي سَعِيدٍ وَزَيْدِ بْنِ أَرْقَمَ وَحُذَيْفَةَ بْنِ أَسِيدٍ ‏.‏ قَالَ وَهَذَا حَدِيثٌ حَسَنٌ غَرِيبٌ مِنْ هَذَا الْوَجْهِ ‏.‏ قَالَ وَزَيْدُ بْنُ الْحَسَنِ قَدْ رَوَى عَنْهُ سَعِيدُ بْنُ سُلَيْمَانَ وَغَيْرُ وَاحِدٍ مِنْ أَهْلِ الْعِلْمِ http://www.sunnah.com/urn/736710 حَدَّثَنَا عَلِيُّ بْنُ الْمُنْذِرِ، - كُوفِيٌّ - حَدَّثَنَا مُحَمَّدُ بْنُ فُضَيْلٍ، قَالَ حَدَّثَنَا الأَعْمَشُ، عَنْ عَطِيَّةَ، عَنْ أَبِي سَعِيدٍ، وَالأَعْمَشُ، عَنْ حَبِيبِ بْنِ أَبِي ثَابِتٍ، عَنْ زَيْدِ بْنِ أَرْقَمَ، رَضِيَ اللَّهُ عَنْهُمَا قَالاَ قَالَ رَسُولُ اللَّهِ صلى الله عليه وسلم ‏ "‏ إِنِّي تَارِكٌ فِيكُمْ مَا إِنْ تَمَسَّكْتُمْ بِهِ لَنْ تَضِلُّوا بَعْدِي أَحَدُهُمَا أَعْظَمُ مِنَ الآخَرِ كِتَابُ اللَّهِ حَبْلٌ مَمْدُودٌ مِنَ السَّمَاءِ إِلَى الأَرْضِ وَعِتْرَتِي أَهْلُ بَيْتِي وَلَنْ يَتَفَرَّقَا حَتَّى يَرِدَا عَلَىَّ الْحَوْضَ فَانْظُرُوا كَيْفَ تَخْلُفُونِي فِيهِمَا ‏"‏ ‏.‏ قَالَ هَذَا حَدِيثٌ حَسَنٌ غَرِيبٌ Per comprendere poi chi sia la Gente della Casa del Profeta [Ahlulbayt], si faccia attenzione alla seguente tradizione. Ummu Salamah [una delle mogli del santo Messaggero d’Allah] dice: “Un giorno Fatima andò assieme agli imam Hassan e Hussain dal Sommo Profeta, portando con sé un po’ di harirah [un dolce preparato con la farina di riso] per il nobile Messaggero. Quando entrarono, il santo Profeta disse a Fatima: ‘Di’ a tuo cugino di venire da me’, e quando Alí Bin Abi Talib si presentò, il santo Profeta fece sedere l’imam Hassan sulla sua destra, l’imam Hussain sulla sua sinistra, e Alí e Fatima davanti e dietro di sé, dopodiché, coprendoli con il proprio mantello khaybarita, ripeté per tre volte la seguente supplica: ‘O Dio, questa è la mia Famiglia [Ahlubayt], allontana dunque da essa il dubbio e il peccato, e purificali di perfetta purificazione’. Io, ferma sulla soglia, dissi: ‘O Messaggero d’Allah, appartengo anch'io a questa tua Famiglia?’, ed egli rispose: ‘Il tuo ritorno è al bene, ma non appartieni a essa’. Dopodiché discese l’arcangelo Gabriele, portando con sé un piatto contenete dell’uva e del melograno del Paradiso; quando il nobile Messaggero prese in mano quei frutti, essi iniziarono a santificare Allah, ed egli ne assaggiò un po’. I frutti vennero poi dati nelle mani di Hassan e Hussain, e accadde la stessa cosa: iniziarono a dire subhana-l-Lah, e anche questi due nobili imam ne mangiarono un po’. Vennero poi dati anche ad Alí, e anche in questo caso santificarono Iddio, e anche questo nobile imam ne mangiò un po’. Entrò dunque uno dei compagni del Sommo Profeta, e volle mangiare di quei frutti, al che l’arcangelo Gabriele disse: ‘Non mangia di questi frutti se non il Profeta, il vicario del Profeta, o il figlio [o la figlia] del Profeta’” {Bihar al-Anwar, vol. 17, pag. 359, narrato dall’opera al-Kharaa’ij wa-l-Jaraa’ih (Raawandiyy), vol. 1, pag. 48} È importante sapere che questa celebre tradizione è stata chiaramente narrata anche dal Muslim (attraverso Aisha), che è (assieme al Bukhari) la maggiore e più autorevole fonte sunnita di narrazioni e tradizioni islamiche: http://www.sunnah.com/muslim/44/91 حَدَّثَنَا أَبُو بَكْرِ بْنُ أَبِي شَيْبَةَ، وَمُحَمَّدُ بْنُ عَبْدِ اللَّهِ بْنِ نُمَيْرٍ، - وَاللَّفْظُ لأَبِي بَكْرٍ - قَالاَ حَدَّثَنَا مُحَمَّدُ بْنُ بِشْرٍ، عَنْ زَكَرِيَّاءَ، عَنْ مُصْعَبِ بْنِ شَيْبَةَ، عَنْ صَفِيَّةَ بِنْتِ شَيْبَةَ، قَالَتْ قَالَتْ عَائِشَةُ خَرَجَ النَّبِيُّ صلى الله عليه وسلم غَدَاةً وَعَلَيْهِ مِرْطٌ مُرَحَّلٌ مِنْ شَعْرٍ أَسْوَدَ فَجَاءَ الْحَسَنُ بْنُ عَلِيٍّ فَأَدْخَلَهُ ثُمَّ جَاءَ الْحُسَيْنُ فَدَخَلَ مَعَهُ ثُمَّ جَاءَتْ فَاطِمَةُ فَأَدْخَلَهَا ثُمَّ جَاءَ عَلِيٌّ فَأَدْخَلَهُ ثُمَّ قَالَ إِنَّمَا يُرِيدُ اللَّهُ لِيُذْهِبَ عَنْكُمُ الرِّجْسَ أَهْلَ الْبَيْتِ وَيُطَهِّرَكُمْ تَطْهِيرًا‏‏