Consigli ai Mujahidin che combattono contro DAESH (ISIS)
Consigli ai Mujahidin che combattono contro DAESH (ISIS)
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Ayatullah al-Udhma Sayyid Sistani
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Col Nome d’Iddio Clemente e Misericordioso La lode appartiene esclusivamente a Dio, il Signore dei mondi, e che la pace discenda sulla migliore delle Sue creature, Muhammad, e sulla sua pura e nobile famiglia. Richiamo la vostra attenzione a quanto segue: Che i cari Mujahidin, coloro a cui è stato concesso l’onore di essere sul campo di battaglia contro i trasgressori, sappiano che: 1. Come Iddio - Gloria a Lui - ha invitato i credenti al Jihad [contro i trasgressori] e lo ha reso uno dei pilastri della religione, e come Iddio ha privilegiato i Mujahidin su coloro che sono rimasti nelle loro case, Egli – Nobile è il Suo nome – ha stabilito alcune condizioni e norme [di condotta nel Jihad]. Simili condizioni sono richieste dalla saggezza e dalla natura primordiale dell’essere umano. E’ necessario quindi conoscere in maniera completa queste norme e condizioni e seguirle sinceramente, poiché colui che apprende queste condizioni e le segue sinceramente riceverà la sua meritata ricompensa e le benedizioni divine, e colui che le trascurerà abbandonerà la sua ricompensa e non riceverà ciò in cui sperava. 2. Rispetto al Jihad esistono delle linee guida generali a cui bisogna conformarsi anche quando si affrontano i non-musulmani. Il Profeta (S) avvisò i suoi Compagni di seguire queste linee guida generali prima di inviarli in battaglia. In una tradizione autentica è stato riportato che l’Imam Ja’far al-Sadiq (as) disse: “Quando il Messaggero di Dio (S) voleva inviare un gruppo a combattere, si sedeva con loro e diceva: “Andate nel Nome di Dio, sulla Via di Dio e per la Ummah del Profeta di Dio. Non trasgredite [i limiti], non mutilate cadaveri, non ricorrete all’inganno, non uccidete gli anziani, i bambini e le donne, e non tagliate alberi se non siete costretti.” 3. Anche il combattimento contro quei musulmani che hanno trasgredito [i limiti] e che intraprendono guerra ingiustamente ha le sue linee guida e la sua condotta, che ci sono giunte – per giorni come questi - tramite le azioni dell’Imam ‘Ali (as) che ammoniva i suoi seguaci [di seguirle]. Il mondo islamico ritiene unanimemente che le azioni, le linee guida e la condotta dell’Imam ‘Ali (as) costituiscono un esempio valoroso da emulare. Prestate pertanto attenzione all’esempio dell’Imam ‘Ali (as) e seguite il suo sentiero. Egli enfatizzò quello che il Profeta (S) aveva trasmesso nell’Hadith di Thaqalayn e di Ghadir e in molti altri, dicendo: “Guardate il Profeta e la sua Famiglia e siate fedeli alle loro caratteristiche. Seguite le loro orme. In realtà la Famiglia del Profeta non vi svierà dal sentiero della Guida, né vi farà deviare sul sentiero della distruzione. Se camminano, seguiteli, se si fermano, fermatevi. Non precedeteli, perché vi smarrirete; e non rimanete indietro, perché perirete.” 4. Per Dio! Per Dio! State attenti a fare agli altri ciò che Dio ha proibito. Che grande peccato è quello di uccidere anime innocenti e che grande onore è quello di salvarne, come Dio – Gloria a Lui – ha menzionato nel Suo Libro [il Sacro Corano, cfr. V, 32; n.d.t.]. L’uccisione di un’anima innocente comporta pericolose conseguenze sia in questo mondo che nell’altro. La vita del Comandante dei Credenti [l’Imam ‘Ali] (as) mostra che egli era particolarmente attento a questo aspetto. Nella sua lettera a Malik al-Ashtar, egli scrive: “Stai attento a non spargere sangue senza valida ragione, poiché invero non vi è niente di più vicino all’ira [divina], grave per le [sue] conseguenze negative, efficace nel cancellare ogni benedizione e veloce nel porre termine alla vita, dello spargimento di sangue senza valida ragione. Iddio, il Glorificato, nel Giorno della Resurrezione giudicherà tra i Suoi servi riguardo i casi in cui vi è stato spargimento di sangue; quindi non rafforzare la tua autorità attraverso lo spargimento di sangue proibito, poiché invero ciò la indebolirà e affievolirà, e piuttosto la cancellerà e la affiderà [ad altri]. Non potrai presentare nessuna scusa innanzi a Dio o innanzi a me per aver ucciso [qualcuno] ingiustamente, perché la pena [per simile reato] è la legge del taglione.” Quindi anche voi [i combattenti volontari dei Comitati di Mobilizzazione Popolare], se vi trovate in una situazione incerta nella quale vi è il rischio di sbagliare o temete di non colpire correttamente il bersaglio, e che ciò potrà causare la perdita di persone innocenti, dovete astenervi dal farlo. 5. Per Dio! Per Dio! State attenti a non commettere atti proibiti contro i vostri nemici, specialmente verso gli anziani, i bambini e le donne, che devono essere rispettati anche se fossero parenti di coloro vi combattono. Era nobile abitudine del Comandante dei Credenti [l’Imam ‘Ali] (as) proibire [ai suoi soldati] di attaccare le proprietà dei parenti, delle donne e dei bambini di coloro contro cui egli combatteva, nonostante l’insistenza di alcuni tra [coloro che sostenevano di essere] i suoi seguaci, specialmente i Kharijiti, che si ostinavano nel voler legittimare simile pratica. Nel confutarli, ‘Ali diceva: “I loro uomini ci hanno combattuto e pertanto li abbiamo combattuti, ma non infliggiamo alcun male alle loro donne e figli, perché essi sono musulmani e hanno compiuto la Hijra. Quindi non potete toccarli; ma qualsiasi cosa [i nemici] abbiano utilizzato contro di voi nel corso del combattimento e qualsiasi arma possedevano vi appartiene. Qualunque cosa vi sia nelle loro case – secondo l’ordine di Dio - è un’eredità per la loro discendenza. Non avete diritti sui beni che si trovano nelle loro case, sulle loro donne o sui loro figli.” 6. Per Dio! Per Dio! State attenti a mettere ingiustamente in dubbio la fede di qualcuno per poter legittimare quanto è proibito. Al pari di quanto compiuto dai Kharijiti del primo periodo islamico, i loro seguaci contemporanei - che ignorano la giurisprudenza religiosa - hanno interpretato le Scritture seguendo le proprie passioni e capricci personali per giustificare le loro azioni [non-islamiche], creando problemi a tutti i musulmani. Sappiate che chiunque testimoni che vi è un Unico Dio e che Muhammad è il Suo Messaggero è in realtà musulmano. La vita e la proprietà di questa persona devono essere rispettate, anche se questa persona è deviata e commette innovazioni religiose, poiché non ogni deviazione comporta miscredenza né ogni innovazione comporta l’estromissione dall’Islam. D’altro canto una persona, anche se musulmana, se sparge la corruzione o commette certi peccati, può meritare la pena di morte. Nel Corano Dio si è rivolto ai Mujahidin come segue: “O voi che credete, quando vi lanciate sul sentiero di Dio, siate ben certi, prima di dire a chi vi rivolge il saluto: “Tu non sei credente”, al fine di procacciarvi i beni della vita terrena” (IV, 94).Esistono numerose tradizioni che narrano che il Comandante dei Credenti (as) proibì di definire miscredenti i suoi nemici - questa era la tendenza dei Kharijiti presenti nel suo esercito - ed era solito dire che essi [i suoi nemici] erano persone che erano cadute nel dubbio, sebbene ciò non giustificasse i loro atti. In una narrazione autentica dell’Imam al-Sadiq, che narra da suo padre, troviamo: “‘Ali (as) non tacciava nessuno di coloro che lo combattevano come politeista o ipocrista, ma diceva piuttosto: ‘Essi sono i nostri fratelli che si sono ribellati contro di noi’ e diceva [inoltre] rispetto a coloro che lo combattevano: ‘Noi non li abbiamo combattuti perché li ritenevamo miscredenti, né perchè loro ritenevano miscredenti noi’.” 7. Non colpite i non-musulmani, a prescindere dalla loro religione e setta di appartenenza, perché in queste terre si trovano sotto la protezione dei musulmani. Chiunque attacca i non-musulmani è un traditore. Il tradimento è uno degli atti più ripugnanti in accordo alla natura innata e alla religione di Dio. Riguardo ai non-musulmani, Dio dice nel Suo Libro: “Dio non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Dio ama coloro che si comportano con equità.” (LX, 8).Pertanto i musulmani non devono permettere la violazione della dignità dei non-musulmani che vivono sotto la protezione dei musulmani. Essi devono piuttosto proteggere i non-musulmani come fanno con la loro stessa famiglia. Quando leggiamo la storia della vita del Comandante di Credenti (as) apprendiamo che allorché Mu’awiya inviò Sufyan ibn ‘Awf della tribù di Ghamid a condurre delle incursioni lungo le frontiere dell’Iraq onde impaurirne le genti, ed egli [Sufyan] aggredì i musulmani e i non-musulmani tra la popolazione di Anbar, il Comandante dei Credenti si rattristò profondamente per questo fatto. In un sermone egli disse: “Questa persona della tribù di Ghamid [Sufyan] è entrata con i suoi cavalli ad Anbar, ha ucciso Hassan ibn Hassan al-Bakri ed ha oltrepassato i limiti con il vostro esercito, e mi è stato riferito che alcuni del loro esercito hanno stuprato le donne musulmane e quelle non-musulmane sotto la protezione dell’Islam, e preso con la forza cavigliere, bracciali, collane ed orecchini. Poi se ne andarono sovraccarichi di ricchezze, senza che nessuno dicesse loro qualcosa o spargesse il loro sangue. Se qualcuno fosse morto a causa della tristezza e del rimorso [per queste azioni] non sarebbe da biasimare. Secondo me andrebbe piuttosto elogiato.” 8. Per Dio! Per Dio! Non derubate i beni della gente. Prendere i beni di un musulmano non è permesso ad un altro musulmano, finché il proprietario non conceda dal profondo del cuore il suo permesso. Quindi chi prende con la forza i beni di un musulmano è come se avesse nelle mani una palla di fuoco. Dio, Gloria a Lui, dice: “In verità coloro che consumano ingiustamente i beni degli orfani non fanno che alimentare il fuoco nel ventre loro, e presto precipiteranno nella Fiamma.” (IV, 10) E in una tradizione del Profeta (S) viene detto: “Chiunque derubi ed usurpi le proprietà di un altro, Dio gli volgerà le spalle e sarà incollerito con lui, e non accetterà le sue buone azioni fino a quando egli si pentirà e restituirà i beni al loro legittimo proprietario.” Nel leggere la storia della vita del Comandante dei Credenti (as) troviamo inoltre che egli proibì [ai suoi soldati] di prendere i beni dei nemici, ad eccezione di quanto rinvenuto nel loro accampamento militare. Ed ogni qualvolta qualcuno [del campo nemico] dimostrava che quanto si trovava nell’accampamento era un suo bene personale, gli veniva restituito. In un’altra narrazione riportata da Marwan ibn al-Hakam viene detto: “Dopo che ‘Ali ci sconfisse a Basra, egli restituì alla gente le loro proprietà. I beni vennero restituiti a chi forniva prove [della loro appartenenza], e a chi non aveva prove venivano restituiti sotto giuramento.” 9. Per di Dio! Per Dio! Non commettete atti illeciti. Non violate i limiti [stabiliti da Dio] con la vostra lingua o la vostra mano. State attenti e non rimproverate una persona per il peccato di un’altra. Dio, Gloria a Lui, dice: “Nessuno porterà il fardello di un altro.” (VI, 164; XXXV, 18) Non basatevi sui sospetti. La certezza comporta cautela mentre il sospetto comporta aggredire gli altri senza prove. State attenti che il vostro odio verso i nemici non vi porti a sporcare le vostre mani con atti illeciti, in quanto Dio dice: “Non vi spinga all'iniquità l'odio per un certo popolo. Siate equi: l'equità è consona alla devozione.” (V, 8) E’ stato riportato che il Comandante dei Credenti (as) disse in un sermone nella Battaglia di Siffin: “Non mutilate i cadaveri, e quando arrivate alle case [dei vostri nemici] non spostate neanche una tenda e non entratevi, non prendete nulla delle loro proprietà ad eccezione di quanto trovate nell’accampamento militare, e non infastidite le loro donne anche se insultano voi e i vostri capi.” E in un’altra tradizione è stato riportato che dopo la conclusione della Battaglia del Cammello, egli [l’Imam ‘Ali] arrivò in una grande casa e bussò. Quando aprirono la porta vide nel cortile della casa delle donne che piangevano e che appena lo videro urlarono e dissero: “Ecco l’assassino dei nostri cari!”, ma l’Imam ‘Ali (As) non rispose. Indicando una stanza nella quale si nascondevano i capi dei suoi nemici, come Marwan ibn Hakam e ‘Abdullah ibn Zubayr, egli quindi disse: “Se avessi voluto uccidere i vostri cari avrei ucciso le persone che si trovano in quella stanza.” E’ stato narrato che quando ‘Ali (as) ascoltò che alcuni tra i suoi compagni, come Hujr ibn ‘Adi e ‘Amr ibn al-Hamiq, avevano insultato la gente di Sham [la regione che includeva Siria, Palestina, Giordania e Libano, n.d.t.] durante la Battaglia di Siffin, egli disse: “Non gradisco che voi insultiate gli altri. E’ meglio per voi descrivere le loro azioni e il loro stato. Invece che offenderli preferisco che diciate: ‘O Dio, proteggi la nostra vita e la loro, e risolvi la disputa tra noi e loro, e guidali affinché l’ignorante possa raggiungere la verità e lo sviato abbandoni l’inimicizia’.” Essi [i compagni dell’Imam ‘Ali] dissero: “O Comandante dei Credenti, accettiamo il tuo consiglio.” 10. Non private alcun popolo, finché non vi combatte, dei suoi diritti, anche se nutre astio verso di voi. E’ stato riportato dalla storia della vita del Comandante dei Credenti (as) che egli trattava i suoi oppositori al pari degli altri musulmani finché essi non intraprendevano guerra contro di lui. Ed egli non lanciava mai un assalto militare contro di loro finché non veniva attaccato per primo. Quando egli stava tenendo un sermone a [lla Moschea di] Kufa, per esempio, un gruppo di Kharijiti si alzò, lo interruppe e gridò più volte “Il giudizio appartiene [solo] a Dio!” (VI, 57; XL, 12), egli rispose:“Parole veritiere ma usate per la Falsità. Voi avete tre diritti su di noi: non vi impediamo di pregare nelle moschee di Dio; non vi priviamo della vostra parte del bottino di guerra finché combattete al nostro fianco; e non vi combattiamo finché non sarete voi a lanciare il primo attacco.” 11. Sappiate che la maggior parte dei vostri nemici sono caduti preda dell’inganno e del dubbio, quindi non lasciate che i dubbi che pervadono i vostri nemici aumentino tra la gente, così da portarli a schierarsi con i nemici. Con il vostro comportamento gentile, la vostra giustizia, il perdono appropriato ed evitando l’oppressione, fate sì che i dubbi che il nemico sparge su di voi diventino inefficaci, perché se una persona rimuove un dubbio da un musulmano è come se lo avesse resuscitato, e se una persona insinua un dubbio nella mente di qualcuno, è come se lo avesse ucciso. L’Imam ‘Ali (as) si comportava così. Egli prestava molta importanza al rimuovere i dubbi, educare la Ummah, pensare alle conseguenze [delle sue azioni] e a non provocare l’odio tra le genti, soprattutto le future generazioni, in modo da potersi presentare a testa alta di fronte a Dio. E’ stato riportato in alcune tradizioni sull’autorità dell’Imam al-Sadiq (as) che l’Imam ‘Ali (as) nel Giorno di Basra, quando l’esercito si erano incamminato [per la Battaglia del Cammmello] disse ai suoi compagni: “Finché c’è una scusa tra noi, loro e Dio, non affrettatevi nel muovere guerra.” Si rivolse poi verso la gente di Basra: “O gente di Basra, mi ritenete un governatore oppressore?” Essi risposero: “No.” Egli poi disse: “Ho rotto un giuramento?” Essi dissero: “No.” Egli poi chiese: “Forse ho raccolto qualcosa di questo basso mondo per me o per la mia famiglia che vi ha incollerito e portato a violare il patto [stipulato con me]?” Essi risposero: “No”. Egli chiese allora: “Ho forse applicato le leggi di Dio soltanto tra di voi mentre le ho sospese per gli altri?” Essi risposero: “No.” Anche l’Imam Husayn (as) pronunciò le stesse parole nella Battaglia di Karbala. In realtà l’obiettivo di queste parole era quello di dissipare i dubbi e chiarire le questioni affinché la prova (hujjat) fosse completa. Quindi nell’Islam non è permesso muovere guerra contro nessun popolo senza prima presentare una prova completa (itmam al-hujja) e chiarire che non siamo stati noi a violare il patto. 12. Nessuno di voi deve ritenere che l’oppressione può avere un effetto del quale la giustizia è priva; simile pensiero deriva da uno sguardo affrettato degli avvenimenti, senza considerarne le conseguenze a medio e lungo termine, e dall’ignoranza della tradizione della vita e della storia delle nazioni, che mettono in guardia sulla perdita di vite innocenti e la diffusione di orrore nella società come risultato delle loro atrocità. E’ stato riportato nelle tradizioni: “Colui che trova difficoltà nell’agire con giustizia troverà maggiore difficoltà nell’affrontarla.” La storia contemporanea rappresenta una grande lezione per coloro che vi riflettono. Alcuni governannti, per rafforzare il loro potere, opprimono e perseguitano centinaia di migliaia di persone. E Dio, Gloria a Lui, è giunto a loro da dove essi non si aspettavano, distruggendo i loro governi. 13. Anche se la pazienza, la buona condotta, la prova completa e il rispetto delle norme e dei principi umani possono portarci a delle perdite [materiali], comporteranno comunque delle benedizioni e un esito migliore. Nella condotta degli Imam (as) abbiamo numerosi esempi del fatto che essi non intraprendevano una guerra contro i musulmani finché non venivano prima aggrediti. E’ riportato in una tradizione che nel Giorno della Battaglia del Cammello, quando gli eserciti si erano riuniti per combattere, il portavoce del Comandante dei Credenti (as) proclamò: “”Non attaccate finché non ve lo dico.” Allora alcuni dei suoi compagni dissero: “Ma essi hanno lanciato delle frecce contro di noi.” Egli replicò: “Aspettate.” Quando il nemico lanciò delle frecce che uccisero uno di loro, essi dissero all’Imam ‘Ali (as): “Ci stanno uccidendo”. Egli disse allora: “Combattete con la benedizione di Dio.” L’Imam Husayn (as) seguì una simile condotta nel giorno di Ashura. 14. Comportatevi con misericordia con la gente che incontrate e proteggetela, affinché diventino i vostri sostenitori ed aiutanti. Finché potete, aiutate i più deboli, perchè sono i vostri fratelli, e siate gentili e premurosi con loro. E sappiate che siete alla presenza di Dio Altissimo, che registra le vostre azioni e conosce le vostre intenzioni. 15. Non trascurate le vostre Preghiere (as-Salat) obbligatorie. Non vi è migliore azione che una persona può rivolgere al suo Signore della Preghiera. La Preghiera è un rito che l’essere umano deve rispettare davanti al suo Signore. Essa è il fondamento della religione e il criterio attraverso il quale le azioni saranno giudicate. Nelle occasioni di timore e guerra Dio vi ha concesso alcune facilitazioni al punto che la proclamazione del Takbir (recitare “Allah’u Akbar” - Dio è il Grande) è sufficiente per sostituire le unità della Preghiera rituale anche se la persona non è rivolta verso la Qibla. Dio dice: “Ma se temete [qualche pericolo], [pregate] allora {mentre siete} a piedi o a cavallo. Quando poi sarete al sicuro, ricordate Dio, come [segno di riconoscimento per il fatto che] Egli vi ha insegnato quello che non sapevate.” (II, 239) Dio ha ordinato ai credenti di esercitare cautela e non raccogliersi in Preghiera tutti insieme, ma a turni. E’ riportato dalla vita del Comandante dei Credenti che una delle richieste contenute nel suo testamento era quella di prestare attenzione riguardo [l’importanza] della Preghiera. In una narrazione autentica trasmessa sull’autorità dell’Imam Baqir (as) viene detto riguardo la Preghiera del ‘timore’ e in stato di guerra: “Ogni persona la può realizzare verso qualsiasi direzione, anche se nel mezzo di un combattimento... L’intero esercito del Comandante dei Credenti (as) pregò [anche] la notte precedente [la Battaglia] di Siffin [la notte di Harir]. Le loro preghiere non erano altro che la recitazione del Takbir, delle invocazioni e delle suppliche. Questa era la loro preghiera e il Comandante dei Credenti non chiese loro di ripeterla.” 16. Aiutatevi tramite il frequente ricordo di Dio (dhikr Allah) e recitando i versetti del Corano. Ricordatevi che un giorno ritornerete e starete di fronte a Lui. E’ stato riportato che il Comandante dei Credenti (as) era così immerso nel ricordo di Dio che la notte [della battaglia] di Siffin venne disteso un tappeto per lui ed egli iniziò a pregare mentre le frecce passavano vicino a lui senza che vi prestasse la minima attenzione. 17. Chiedete aiuto a Dio affinché la vostra condotta con gli altri, tanto in tempo di guerra quanto in tempo di pace, sia simile a quella del Profeta (S) e della sua Famiglia (as), sì da rappresentare un esempio della bellezza e dei principi dell’Islam. Questa è la religione che è stata edificata sulla luce della natura umana, sulla testimonianza dell’intelletto e sui principi etici. E’ sufficiente dire che questa è la religione che ha sollevato gli stendardi dell’intelletto e dell’etica poiché le sue fondamenta sono costruite sull’invito alla contemplazione e alla riflessione sulle dimensioni e gli orizzonti della vita, sul trarre lezione dalle vicende del mondo e sull’agire in accordo a quanto dice Dio:“Per l'anima e Ciò che l'ha formata armoniosamente ispirandole empietà e devozione. Ha successo invero chi la purifica, è perduto chi la corrompe.” (XCI, 7-10) Il Comandante dei Credenti (as) ha detto: “Iddio ha inviato i Suoi messaggeri i suoi Suoi profeti uno dopo l’altro per ricordare il Patto primordiale e le Sue benedizioni dimenticate, per completare la prova e scoprire i tesori nascosti nei loro intelletti.” Se solo i musulmani riflettessero su queste parole e le applicassero, le benedizioni scenderebbero su di loro. Evitate i passi ambigui delle Scritture e lasciatele alla Gente della Conoscenza – come ha ordinato Dio Altissimo - affinché ne trovino la giusta interpretazione. 18. Non abbiate fretta nel momento di riflettere e fare previsioni onde non causare la vostra stessa distruzione, poiché la speranza più grande dei vostri nemici è di condurvi dove essi desiderano senza farvi riflettere. Organizzate i vostri ranghi e siate ben coordinati. Non affrettatevi nel compiere un passo in avanti senza un’analisi accurata e senza aver fatto i giusti preparativi. Dio dice: “O voi che credete! Preparatevi e poi partite in missione a gruppi o in massa.” (IV, 71) E Dio dice: “In verità Dio ama coloro che combattono per la Sua causa in ranghi serrati come fossero un solido edificio.” (LXI, 4) Voi dovete essere più forti dei vostri nemici, perché siete nella Verità; e sappiate che se vi giunge un male, raggiungerà anche loro, mentre voi avete una speranza in Dio di cui essi sono privi, anche se è possibile che anche essi abbiano una vana speranza simile a un miraggio che però a loro non aggiungerà altro che ulteriore sete, e tutte le loro prove non sono altro che dubbi e i loro occhi sono ciechi. 19. I civili che il nemico ha utilizzato come scudo devono essere i sostenitori dei militanti, riconoscere il loro sacrificio e non cadere in inutili sospetti nei loro confronti, perché Dio non ha stabilito alcun diritto per una persona sugli altri senza avere assegnato lo stesso diritto agli altri nei suoi confronti. Sappiate che nessuno pensa a voi e vuole il vostro bene quanto i vostri fratelli. Dovete essere sinceri e onesti, e quando necessario dovete perdonare gli errori reciproci, anche se sono grandi. Se una persona ritiene che un estraneo possa essere più premuoroso verso di lui, la sua famiglia e la sua nazione, si illude, e chi volesse sperimentare quanto è già stato sperimentato, se ne pentirà. Sappiate che se vi perdonate a vicenda avrete una grande ricompensa, e la vostra ricompensa presso Dio non andrà persa: la riceverete integralmente nel Barzakh e nel Giorno della Resurrezione. Chi sostiene i sostenitori dei mujahidin o si prende cura della loro famiglia otterrà una ricompensa pari a quella dei mujahidin. 20. Tutti devono stare attenti ad abbandonare il fanatismo ed adornarsi di nobili maniere, perché Dio ha creato le genti di tribù e razze differenti, in modo da potersi conoscere le une con le altre, scambiarsi reciprocamente esperienze e benefici e diventare amici. State quindi attenti a non cadere preda di pensieri inutili ed egoismo. Guardate quale calamità è caduta su di voi musulmani nel passato e quanta energia, forza e ricchezza sono state spese per danneggiarvi gli uni con gli altri, mentre avrebbero dovuto essere utilizzate per l’avanzamento, la crescita e il miglioramento della situazione dei musulmani. Pertanto state attenti che la sedizione (fitna) non affliggerà soltanto gli oppressori. La sedizione ormai è stata creata; cercate quindi di spegnerla e tenetevi lontani dalle sue fiamme. Aggrappatevi alla corda di Dio e rimanete uniti. Sappiate che “se Allah ravvisa un bene nei cuori vostri, vi darà più di quello che vi è stato preso” (Corano, VIII, 70). In verità Iddio è Onnipotente. Ufficio di Sua Eminenza Sayyid ‘Ali al-Sistani Città santa di Najaf (Iraq) 12 Febbraio 2015