Alcuni aspetti della vita dell'Imam Khamenei

I SUOI RICORDI La madre Era estate e faceva caldo. In un angolo ombroso del cortile stendevamo un tappeto (beh, è meritorio stare sotto il cielo!), stavamo seduti per delle ore e ci dedicavamo ai riti del giorno di Arafa. Mia madre, Khadija Seyyeda Mirdamadi Najafabadi, figlia di Seyyed Hashem Najafabadi, leggeva e anche noi. Si dedicava assiduamente alle invocazionie altre orazioni meritorie. Era colta, leggeva libri, era portata per la poesia e l'arte. Conosceva Hafez e ci recitava sempre le sue poesie. Conosceva perfettamente anche il Corano, ci raccontava soprattutto le storie coraniche e ce le spiegava, con dolcezza. Talvolta, inframmezzava queste spiegazioni con qualche poesia di Hafez, per addolcire il tutto. Era anche dotata di una voce gradevole. Mia madre era molto brava…molto! Artista Era molto abile ad avvolgere il turbante, molto brava. Dopotutto era figlia di un sapiente religioso e anche i suoi fratelli lo erano. Era lei che ci avvolgeva il turbante in testa. Era un'artista nel cucire e rattoppare abiti per noi figli che ricavava dai vecchi abiti di mio padre, anche se mio padre faceva durare i suoi vestiti per lungo tempo, uno lo indossò per quarant'anni. Il padre dell'Imam Khamenei, Seyyed Javad Il padre Mio padre, Seyyed Javad, era di madrelingua azera, originario di Tabriz, proveniva da Khamene. Mia madre era di madrelingua farsi. Siamo cresciuti bilingue. Eravamo in cinque, quattro fratelli – Seyyed Muhammad, Seyyed Alì, Seyyed Hadi e Seyyed Hassan - e una sorella. Io ero il secondogenito. Mio padre era un grande mullah, un ‘alim (dotto nelle scienze religiose). Al contrario di mia madre che era una conversatrice piacevole, mio padre era silenzioso e di poche parole, tranquillo. Ciò era dovuto ai suoi lunghi anni di studi da talebeh (studente nella scuola tradizionale sciita) e la solitudine in cui aveva studiato. Nascondino Dentro casa non c'era posto per giocare, andavamo in strada a giocare a calcio o pallavolo, quest'ultima mi piaceva molto. Giocavamo anche a nascondino, ma soprattutto a pallavolo. Anche adesso, se ho tempo, gioco a pallavolo con i miei figli. Pane e uva passa Gli anni della mia infanzia trascorsero in condizioni difficili, era il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Anche se Mashhad faceva parte della zona di guerra, la maggior parte delle cose era tuttavia più facile da ottenere e più conveniente. A causa delle nostre condizioni economiche non potevamo permetterci il pane di frumento, e di solito mangiavamo pane d'orzo. A volte veniva aggiunto un po' di grano e così si otteneva un pane misto. Mi ricordo che a volte alla sera in casa non c'era niente per la cena, mia madre tuttavia cercava di procurarci qualcosa, di solito pane e uva passa. Una sola stanza Io sono nato e cresciuto nel quartiere povero di Mashhad, in una casa con una sola stanza di circa 60-70 m² ed una cantina scura. Poiché mio padre era l'unico sapiente religioso del quartiere e riteneva che la casa di un sapiente religioso fosse il posto dove la gente si reca per chiedere aiuto, egli riceveva molti ospiti e noi bambini andavamo in cantina fino al loro commiato. Poi alcune persone che volevano molto bene a mio padre acquistarono un pezzo di terreno adiacente alla nostra casa, così potemmo costruire altre due stanze. Libri Leggevo tanti libri, letteratura e poesia. Mi piacevano molto le storie. Da adolescente ho letto anche romanzi famosi come “John Shifte” di Roman Roland, “Il placido Don” di Mikhail Aleksandrovi Šolokhov, “I Miserabili” di Victor Hugo, i romanzi di Tolstoj, ecc. Mi piacevano molto la storia e i libri di storia. Mio padre possedeva una biblioteca molto assortita. Naturalmente prendevamo i libri anche in prestito, vicino a casa nostra c'era una piccola libreria che li prestava. Dedicavo ogni momento libero alla lettura, come quella volta che finii un'opera di otto volumi sull'autobus che mi portava avanti e indietro da Teheran a Mashhad! Rapporto amichevole e sincero con i giovani I cittadini di Mashhad che hanno l'età per ricordarselo, sanno che la moschea in cui pregavo era sempre gremita di gente, e dato che con i giovani stabilivo dei rapporti amichevoli e sinceri, ve ne erano molti anche di loro. Un giorno, un giovanotto alla moda, indossava una giacca di pelliccia al contrario; stava seduto nella prima fila della salat e venne contestato. Un rispettabile e saggio haji, commerciante del bazar, disse qualcosa nell'orecchio di quel giovane e questi si agitò. Compresi che l'haji gli aveva detto che con quell'abbigliamento non era adatto a stare seduto in prima fila! Allora al giovane dissi: "Al contrario, lei è proprio adatto per la prima fila. Stia seduto qua!". E poi rivolto all'haji: "Perché dice che questo giovane deve andare dietro? Lasci che tutti sappiano che anche il giovanotto con la giacca di pelliccia indossata al contrario può venire alla preghiera congregazionale e pregare dietro di me". I RICORDI DEGLI ALTRI Il Martire Mohammad Alì Rajai Il turbante Lui era nella cella 20 e io – Mohammad Alì Rajai - nella 18. L'avevano appena portato. Gli avevano raso la barba e tolto il turbante dalla testa. L'avevano schiaffeggiato. Non me lo dimenticherò mai: avvolgeva la camicia da carcerato come un turbante sulla testa e se ne andava in giro così, come se niente fosse. Forte e deciso. (Shahid Mohammad Alì Rajai fu il secondo presidente eletto della Repubblica Islamica dell'Iran, morì martire in un attentato terroristico il 30 agosto 1981, dopo aver ricoperto la carica per soli quattordici giorni) Le banane Era appena uscito dal carcere `Lashkar 21' ed io ero andato a prenderlo per accompagnarlo a casa. Appena fu salito in auto, ebbi l'impressione che avesse fame. Giunti nei pressi di un incrocio mi fermai, scesi ed andai ad acquistare un chilo di banane. Tornato in auto, mi chiese: "Quanto hai pagato le banane al chilo?". Risposi: "Due Toman al chilo". Egli disse: "Hai comprato le banane a due toman al chilo* perché io le mangiassi…tienile!" Si rifiutò di mangiarle. *Prezzo ritenuto caro per l'epoca in cui accadde il fatto Premuroso In una calda giornata estiva mi recai dalla Guida Suprema. Era l'ora del tramonto. Nel cortile era stata stesa la moquette. L'Ayatullah Khamenei era lì tutto solo. Com'era piacevole in quell'atmosfera, vicino ad una persona molto amata, gioire ed essere ritemprato dalle sue parole. Giunse l'ora della preghiera ed alcune persone arrivarono per poterla eseguire in forma comunitaria sotto la guida della persona amata. Mentre eravamo intenti a recitare la preghiera, il nipote della Guida Suprema si avvicinò alle mie ta'lin (1) bianche, vi infilò i suoi piedini e iniziò a camminare. Continuò così fino alla fine della preghiera. Dopodichè la Guida Suprema si girò verso di me e disse: "Questo bambino ha benedetto i suoi piedi con le vostre scarpe!". Io dichiarai: "No! Le mie scarpe sono state benedette tramite lui". Dopo questa conversazione l'Ayatullah Khamenei incaricò una persona di andare a prendere un paio delle sue ta'lin bianche e me le regalò. (Hujjatul-islam wal-muslimin Seyyed Mojtabà Hosseyni) (1) Tipo di calzatura, indossata di solito dai sapienti religiosi, con punta rivolta all'insù e la parte posteriore aperta. Lo zucchero terminato L'Ayatullah Khamenei non permette mai che nella sua vita privata si usi qualcosa che appartiene al bayt-al-mal (tesoro pubblico) dei musulmani. Uno dei responsabili dell'ufficio della Guida raccontò: "Un giorno, a casa dell'Ayatullah Khamenei, era finito lo zucchero e qualcuno gli chiese il permesso di andare a prenderne un po' dall'ufficio; ma egli rispose: “Lo zucchero dell'ufficio appartiene ai suoi utenti, quindi dobbiamo procurarci lo zucchero da qualche altra parte". Questa precisione la si può trovare solo nella vita dei grandi religiosi, questo modo di agire è un segno della magnanimità e della taqwa (timor di Dio) della Guida Suprema. (Hujjatulislam wal-muslimin Seyyed Ahmad Khatami) Il cibo di casa o il cibo del bayt-al-mal? Un giorno ero ospite della Guida Suprema e quando furono pronti per servire il pasto, l'Ayatullah Khamenei disse a suo figlio Mustafà di andare via. Io gli dissi: "Permettetegli di restare, gli ho chiesto io di rimanere con noi". La Guida Suprema spiegò: "Questo cibo appartiene al bayt-al-mal e anche lei è ospite del bayt-al-mal. Non è lecito che i figli stiano seduti a questa tavola, che vadano a casa a mangiare". In quel momento compresi perché Dio ha concesso così tanto onore all'Aghà. (Ayatullah Javad Amoli) Sposi e spose Dopo aver unito in matrimonio diverse coppie di giovani, tra cui anche il figlio del sottoscritto, la Guida Suprema diede i seguenti consigli agli sposi e alle spose: "Se voi portate a casa un oggetto inanimato e volete usarlo come utensile, non c'è bisogno che lo curiate, basta una pulitina ogni tanto. Se invece portate a casa una pianta viva, dovete curarla ogni giorno e prestare attenzione alla luce, all'acqua e all'aria di cui ha bisogno". Poi continuò dicendo: "Voi state portando a casa un fiore vivo e dovete curarlo continuamente affinché non appassisca. Le signore spose devono prendersi cura degli sposi e dedicarsi a loro, e anche i signori sposi devono prendersi cura delle spose e trattarle gentilmente". (Hujjatulislam wal-muslimin Seyyed Alì Hosseyni) La necessità di stare più attenti all'estero All'epoca in cui volli lasciare il paese (Iran) per andare all'estero a fare tabligh, mi recai dalla Guida Suprema per avere un suo consiglio e lui mi disse: "Quando sarai là, cerca di raddoppiare gli atti mustahabb (meritori), poiché all'estero l'impegno richiesto per restare immune dai peccati è maggiore. Eseguendo questi atti, se al tuo ritorno non sarai migliorato, almeno sarai rimasto come eri quando sei partito; in quella cultura bisogna usare un antidoto più potente". Questo suggerimento mi fu molto prezioso durante quegli anni. (Hujjatulislam wal-muslimin dott. Morteza Tehrani) Per non inchinarsi In Libia era stato innalzato un tendone la cui entrata era bassa, e chiunque volesse entrarci, era costretto a piegarsi. All'interno del tendone, proprio di fronte all'ingresso, era stato appeso un ritratto di Gheddafi, di modo che tutti quelli che entravano, involontariamente, chinavano la testa alla foto di Gheddafi. Quando fu la volta dell'Ayatullah Khamenei, per non dover chinare il capo al ritratto di Ghedaffi, entrò dandogli la schiena. (Ayatullah Khazali) Rispetto dei limiti religiosi in diplomazia Una delle questioni che durante la Presidenza dell'Ayatullah Khamenei ebbe grande eco nel mondo e produsse un'impressione favorevole nei musulmani, fu il suo comportamento nei confronti di un invito a una cena ufficiale da parte del presidente dello Zimbabwe (gennaio 1986). Dopo che alla Guida Suprema fu fatto presente che a tavola vi erano delle bevande alcoliche, egli fece sapere che la delegazione iraniana non si sarebbe presentata a quell'invito a meno che non fossero tolti gli alcolici. Fu risposto: "Noi non avremo a che fare con voi, nel senso che non li offriremo agli iraniani, bensì li offriremo agli ospiti non-iraniani, secondo le nostre usanze". La Guida Suprema comunicò: "Noi non presenzieremo ad una cena dove vi siano bevande alcoliche, poiché secondo la sharia è haram (vietato)". Gli zimbabwesi non accettarono di togliere gli alcolici e la Guida non partecipò a quella cena. Gli occidentali e i loro media pensarono di aver trovato un'occasione ghiotta, e nel mondo diffusero questa notizia dicendo che gli iraniani e il loro Presidente avevano infranto il protocollo in vigore negli incontri internazionali, non presentandosi ad una cena ufficiale; tuttavia nel mondo islamico la diffusione di questa notizia rinforzò la posizione degli ideali dell’ordinamento islamico e favorì la Repubblica Islamica dell'Iran. (Dott. Alì Akbar Velayati, Consigliere della Guida Suprema per gli Affari Internazionali) Come guidò due giovani sulla retta via... Un amico racconta che un giorno l'Ayatullah Khamenei era andato sui monti che si trovano nei dintorni di Teheran, e lì aveva incontrato una ragazza e un ragazzo, entrambi studenti, che a causa del loro comportamento inadeguato pensarono che la Guida Suprema li avrebbe fatti arrestare. Contrariamente a quello che avevano creduto, Khamenei si informò sulla loro salute, la professione e su come fossero imparentati tra di loro. Il ragazzo, data la buona disposizione d'animo della Guida Suprema, disse che in verità non erano parenti ma amici. Khamenei, all'inizio, parlò loro dello sport e dei suoi benefici e poi disse: "Non sarebbe male se venisse recitato il `sighe mahrami' (1) per voi due e vi sposaste". Nel caso fossero d'accordo, egli propose di stabilire un giorno in cui recarsi da lui, che era disposto a stipulare personalmente l'’aqad (contratto di matrimonio). I due giovani si congedarono e il giorno prestabilito, con le rispettive famiglie, si presentarono al cospetto dell'Ayatullah Khamenei che recitò il contratto di matrimonio. Grazie alla sua magnanimità, la Guida Suprema fece cambiare rotta a questi due giovani: la ragazza senza hijab diventò una ragazza spirituale e con hijab e il ragazzo studente si trasformò in un giovane religioso. (Muhammad Amin Nejad, impiegato della Radio Televisione Iraniana, Teheran) (1) Termine usato in Iran per definire il tipo di matrimonio che rende un uomo e una donna mahram tra di loro. Servire le famiglie dei martiri come l'Imam Alì (a.s.) In una delle sue visite alle famiglie dei martiri, la Guida Suprema andò a trovare la vedova di un martire: lei era ammalata e la casa era in disordine. L'Ayatullah Khamenei ordinò ai suoi accompagnatori di portare la vedova in ospedale e, nel frattempo, lui chiuse la porta e si mise a pulire la casa. (Hujjatulislam Hosseyn Ghaffari) Consolare i diseredati Secondo il racconto di un amico, durante il viaggio di ritorno da Aras Makhust (uno dei paesi di montagna socialmente svantaggiati nella parte meridionale della provincia di Sari, nel Nord dell'Iran), la Guida Suprema vide alcune contadine che avevano raccolto della legna, l'avevano legata sulla schiena e la trasportavano con difficoltà. Nel trovarsi di fronte questa scena, l'Ayatullah Khamenei fece fermare l'auto e scese. Parlò un po' con loro informandosi sulle loro difficoltà e alla fine ordinò di dare un dono a ciascuna di loro. (Comandante Baqerzadeh, responsabile del Comitato per la Ricerca delle Persone Scomparse) Medico privato o ... Un giorno ero andato all'Hosseynieh di Jamaran (1) e dal minbar raccontai dei ricordi della vita della Guida Suprema. Dopo il mio intervento, una persona che si presentò come medico mi disse: "Permetta anche a me di raccontarle un ricordo. Un giorno ero seduto nell'ambulatorio dell'ospedale e stavo visitando i pazienti, quando si presentò una signora dall'hijab molto completo che accompagnava il figlio ammalato. Dopo averlo visitato, continuai a pensare al viso del giovane poiché assomigliava molto alla Guida Suprema. Chiesi alla madre del ragazzo se fossero imparentati con l'Ayatullah Khamenei e lei mi rispose che era sua moglie. Ero sbalordito e le chiesi se non avessero un medico privato. Lei rispose: “No, Agha non permette una cosa del genere e dice che dobbiamo rivolgerci all'ospedale come tutte le altre persone”. Appena se ne andarono non riuscì più a continuare il mio lavoro. Appoggiai la testa sul tavolo e piansi molto". Nonostante avessi sentito la storia personalmente dal medico in questione e ricordassi tutti i suoi dati, per sicurezza chiesi il parere di un grande ‘alim che mi confermò l'accaduto. (Hujjatulislam wal-muslimin Ahadi, uno dei docenti della Hawza Ilmiyyah di Qom) (1) Località a nord di Teheran, dove risiedeva l’Imam Khomeyni. Risoluto nell'amministrare e guidare Dopo la morte dell'Imam Khomeini (r.a.), gli arroganti del mondo, per far abolire la condanna a morte emessa nei confronti di Salman Rushdie da parte del fondatore della Repubblica Islamica dell'Iran, intrapresero estese azioni contro l'Iran e alcuni paesi richiamarono i loro ambasciatori. In risposta a questa mossa dispotica, la Guida Suprema non solo non si sottomise alle loro pressioni, ma con fermezza dichiarò: "Agli ambasciatori richiamati non resterà altra scelta che ritornare!" Anche se all'epoca alcuni non riuscirono a digerire questa risolutezza, col passar del tempo si comprese la visione a lungo termine e la giusta tattica adottata dalla Guida; il mondo lodò così la determinazione e la lungimiranza dell'Ayatullah Khamenei. Trascorso un po' di tempo e tutti gli ambasciatori tornarono nella nostra nazione: la condanna a morte per Salman Rushdie non fu abolita e l'onore del popolo musulmano dell'Iran acquisì ulteriore prestigio. (Ayatullah Mesbah Yazdi) Il mento Era considerato un esperto terrorista, dicevano fosse molto pericoloso. Appena lo portammo in prigione decidemmo di radergli la barba. Bisognava vedere la sua faccia. Dopo essersi lavato il viso, si recò in modo del tutto naturale, come se nulla fosse successo, verso la sua cella. Emisi un colpo di tosse e gli chiesi: "Signor sceicco, dov'è finita la tua barba?" - poi con fare beffardo gli dissi: "Ah già, dimenticavo che l'abbiamo rasata noi". Girò la testa verso di me e disse: "Non è poi male, è da tanto tempo che non vedevo più il mio mento!". Il sorriso mi morì sulle labbra. Soldato della Guida Era il primo incontro della Conferenza Internazionale a sostegno dell'Intifada. Dopo che l'Ayatullah Khamenei ebbe tenuto il suo discorso, stava attraversando il salone della Conferenza quando Seyyed Hassan Nasrallah gli si avvicinò e gli baciò la mano. La cosa mi indusse a riflettere. Due giorni dopo mi recai a trovare Seyyed Hassan e gli chiesi dell'accaduto. Egli mi spiegò: "Quest'anno i mass-media del mondo mi hanno nominato `uomo dell'anno', inoltre nei paesi arabi mi hanno definito `il leader vincitore del mondo arabo'. L'altro giorno, poiché la Conferenza veniva trasmessa in diretta in mondovisione, ho ritenuto opportuno dire a tutti che io sono un `soldato' della Guida della Rivoluzione" . L'Ayatullah Baha'oddini con l'Imam Khamenei Il sole Mi era giunta notizia che l'Ayatullah Khamenei era venuto a Qom a trovare l'Ayatullah Baha'oddini (uno dei grandi sapienti e gnostici contemporanei, morto nel 1997, n.d.t.). Quando a mia volta mi recai dall'Ayatullah Baha'oddini gli chiesi: "Khamenei è stato qui ieri?" Mi guardò, mi sorrise e poi disse: "Sì! Ieri il sole qui ha brillato per alcuni minuti e poi se ne è andato". Il resto del personale Provate ad immaginare, il Presidente della nazione veniva a visitare il distretto e il quartier generale, e le operazioni militari erano proseguite al meglio. Eravamo molto contenti e volevamo mostrare la nostra felicità in qualche modo. Preparammo un pranzo abbondante e con esso ci recammo alla tenda dell'Ayatullah Khamenei. Quando vide il cibo disse: "Certamente voi vi impegnate molto e avete bisogno di energia, mi domando però se anche il resto del personale mangi lo stesso cibo!". Il tributo alle famiglie dei Martiri In Iran, secondo gli insegnamenti del Santo Profeta (saw) e dei Puri Imam (a.s.), è consuetudine che i rappresentanti della Fondazione dei Martiri si rechino a trovare le famiglie di coloro che hanno sacrificato la loro vita terrena sulla via di Dio. La visita si svolge in questo modo: durante il giorno alcuni pasdaran (guardiani della Rivoluzione) vanno dalla famiglia in questione e annunciano che la sera stessa riceveranno la visita di un rappresentante della Fondazione dei Martiri; se la famiglia è disponibile, la sera arriva il rappresentante, di solito un sapiente religioso, che porta con sé dei regali ed i saluti del Wali Faqi e controlla anche se la famiglia ha qualche richiesta o necessità. A volte capita che alla porta non si presenti un sapiente religioso qualsiasi, ma l'Ayatullah Khamenei in persona. In questo caso la sorpresa è grande e la gioia immensa. La sua visita viene tenuta nascosta poiché si vuole evitare di creare degli inconvenienti alla famiglia che riceverà la visita: i parenti e i vicini vorrebbero assistere all'avvenimento, e inoltre farebbero chissà quali preparativi per onorare in modo adeguato l'ospite. Una volta, invece, accadde proprio questo. Il comandante Sayyed Shirazi racconta che l'Imam Khamenei era andato a trovare la famiglia di un martire seyyed (discendenti della famiglia del Profeta). Nell'aprire la porta, accesero le luci e tutti i vicini ed i parenti accorsi per l'evento, ad alta voce, pronunciarono una salawat (saluto al Profeta e alla sua Pura Famiglia), fu sacrificata una pecora in onore dell'ospite, ecc. L'Imam Khamenei era visibilmente sorpreso, ma fino alla fine della visita non fece domande al riguardo. Sapeva che, di sicuro, i pasdaran non avevano fatto il suo nome, poiché loro stessi non sapevano chi si sarebbe recato a far visita quella sera. Quindi i suoi ospiti avevano avuto l'informazione da qualcun altro. Nel congedarsi, l'Imam Khamenei chiese al capofamiglia da chi avesse appreso la notizia della sua visita. Egli rispose che non lui, bensì la madre del martire lo sapeva. Fu chiamata e spiegò: "Ieri notte ho visto in sogno la nostra santa Madre dei Martiri, Fatima (a.s.), la figlia del Profeta (saw). So di essere stata benedetta, poiché sono madre di un martire, tuttavia mi lamentavo con lei che da quando ho perso mio figlio, sono rimasta sola. Lei mi rispose di non essere triste poiché mi avrebbe mandato suo figlio. Quando poi di giorno sono venuti da parte della Fondazione ad annunciare la visita di un sapiente religioso, ho capito che sarebbe venuto Lei". L'Imam Khamenei, visibilmente commosso, chiese se la nobile Fatima (a.s.) avesse trasmesso un messaggio anche per lui. La mamma del martire annuì: "Mi ha detto di dirle di non pregare continuamente di voler diventare presto martire, perché per Lei c'è ancora molto da fare". Un'altra volta l'Imam Khamenei fece visita ai genitori di quattro martiri. I genitori erano molto felici di questa sacra visita. L'Imam Khamenei pregò per loro e chiese se avessero delle richieste. La madre del martire, all'oscuro della visita dell'Imam Khamenei, aveva già scritto una lettera che aveva intenzione di inviare alle autorità della Repubblica Islamica, ma in quell’occasione la consegnò a lui. Nella sua lettera si lamentava soprattutto del fatto che il precetto islamico dell'hijab non fosse sempre osservato in modo completo in pubblico. L'Imam Khamenei disse: "Guardate come sono modeste e generose le famiglie dei martiri che da noi non desiderano cose materiali o personali, ma si preoccupano solo del bene della società e dell'applicazione dei precetti islamici". Un altro episodio viene narrato dall'Hojjatul- islam Bani Hashim. Egli desiderava tanto accompagnare l'Imam Khamenei in una di queste visite e continuava a fare questa richiesta. Un giorno finalmente il permesso gli venne accordato. Insieme si recarono da una famiglia che aveva avuto tre figli martiri. Degli altri tre che erano ancora in vita, uno era stato ferito in guerra ed uno era tornato a casa dopo essere stato prigioniero di guerra in Iraq. Nel vedere le foto dei martiri appese al muro della stanza, l'Imam Khamenei volle consolare la madre ed esprimerle le proprie condoglianze. Lei però gli rispose che non doveva preoccuparsi: aveva già offerto tre figli sulla via di Dio sotto la guida dell'Imam Khomeini (r.a.) ed i tre che rimanevano erano lì per essere sacrificati sulla via di Dio sotto la guida dell'Imam Khamenei. Sono accaduti molti episodi sorprendenti durante le sue visite alle famiglie dei martiri, ma la maggior parte di questi non li conosceremo mai, poiché i partecipanti erano sempre pochi e l'Ayatullah Khamenei, nella sua grande umiltà, li ha sempre pregati di non raccontare ciò che accadeva. Shahid Raja'i visita in ospedale l'Imam Khamenei dopo l'attentato Il martire vivente Il 27 giugno 1981, un giorno prima dell'attentato all'Ayatullah Beheshti ed altre importanti personalità della Rivoluzione Islamica, nella moschea di Abu Zarr a Teheran esplose una bomba nascosta in un registratore. L'Imam Khamenei, che in quel momento stava tenendo un discorso, si trovava proprio lì vicino. Rimase ferito gravemente. Un conoscente molto vicino all'Ayatullah Khamenei, di nome Fayazi racconta: "Due ore dopo la notizia del grave ferimento, circa alle 21.00, mi recai con dei parenti all'ospedale di Teheran dove era stato ricoverato. Davanti all'ospedale si era formata una grande folla di persone che recitavano il Sacro Corano e delle invocazioni. Furono portate mucche e pecore come offerte votive, soprattutto da parte della gente povera. Decine di migliaia accorsero per donare il loro sangue. All'una di notte arrivò l'Ayatullah Beheshti e pregò per la salute dell'Imam Khamenei fino all'alba. La mattina venne il Primo Ministro Raja'i. Io ero dietro la porta e vidi che appoggiò il suo viso sui piedi dell'Ayatullah Khamenei, li baciò e pregò ad alta voce, tanto che l'Imam Khamenei aprì gli occhi come per tranquillizzarlo". È risaputo che quando delle nobili personalità come l'Ayatullah Beheshti sanno che la vita di una persona meritevole è in pericolo, esse pregano Allah di morire al posto loro. L'Ayatullah Beheshti morì la sera successiva nell'attentato perpetrato dal gruppo terrorista Mujahedin-e Khalq. E la stessa organizzazione terroristica, in un altro attentato, assassinò due mesi dopo il martire Raja'i - che nel frattempo era diventato Presidente della Repubblica - insieme al Primo Ministro Bahonar. Grazie a Dio, dopo circa sei settimane di ricovero ospedaliero, l'Ayatullah Khamenei guarì dalle ferite più gravi e solo la sua mano destra rimase parzialmente paralizzata; in seguito a ciò si impegnò con successo nell'imparare a scrivere con la mano sinistra. Gli specialisti iraniani che si occupavano della guarigione del loro prezioso paziente, proposero all'Ayatullah Khamenei di farsi curare all'estero (in Europa), per poter usufruire delle possibilità tecnologiche più avanzate per un'operazione alla mano e al braccio. L'Imam Khamenei rifiutò questa proposta, poiché voleva essere trattato come il resto del popolo e non voleva trattamenti speciali che la gente comune non avrebbe mai potuto permettersi, e di sicuro, in nessun caso, avrebbe voluto essere curato all'estero. Egli si fidava pienamente dei medici musulmani, che nonostante le restrizioni in cui erano costretti ad operare a causa della Guerra Imposta (Iraq-Iran 1980-1988), erano rimasti in Iran e avevano messo a disposizione dello stato islamico le loro capacità e la loro esperienza. Vita ordinaria della sua famiglia Uno dei principi fondamentali nell'educazione dei suoi figli, è stato quello di non volere che essi godessero di alcun privilegio rispetto alle altre persone. Questo suo stile di vita ha indotto anche sua moglie a comportarsi di conseguenza. Una volta accompagnò uno dei suoi figli all'ospedale per una ferita al braccio. Madre e figlio fecero la fila in attesa del loro turno come tutti gli altri pazienti. Tuttavia, nella sala d'attesa, si trovava una signora che conosceva la moglie dell'Ayatullah Khamenei. Ella osservò attentamente ciò che accadde ed è grazie a lei che questa storia si diffuse tra la gente. Quando toccò al figlio dell'Ayatullah Khamenei, il dottore, come in tutti gli ospedali, chiese alla madre il cognome del bambino e lei rispose `Hosseyni'. La risposta era giusta poiché fa parte del cognome di Khamenei, ma da quel cognome il medico non poteva certo risalire al padre del suo paziente. Il dottore chiese poi la professione del padre, la madre rispose che era un sapiente religioso, ma l'Iran è pieno di sapienti religiosi e quindi il medico non poté riconoscere l'identità del suo paziente. Un altro episodio, in cui il nome di Khamenei venne tenuto nascosto il più a lungo possibile, è quello che riguarda il matrimonio del suo primogenito. In Iran è usanza spargere la voce tra amici e parenti che qualcuno desidera sposarsi, poi ci si reca a casa delle famiglie disposte a valutare la proposta di matrimonio. La moglie dell’Imam Khamenei e una sua conoscente, fecero proprio questo. Si recarono presso famiglie amiche della conoscente. Queste famiglie non conoscevano l'identità della signora Khamenei e lei si presentò come Hosseyni. I quattro figli dell'Imam Khamenei intorno all'Ayatullah Mojtahedi Tehrani (ra) In una di queste famiglie, il padre della futura sposa chiese la professione del futuro sposo e nel sentire che era un Talabeh (studente di scienze religiose), rifiutò, preoccupato del fatto che un sapiente religioso non potesse garantire una certa sicurezza economica alla sua figliola. Un'altra famiglia che visitarono, poteva anche accettare il fatto che il futuro sposo fosse un sapiente religioso, ma nel sentire che anche il padre lo era, rifiutò, sempre per il timore della sicurezza economica. La ricerca della futura sposa continuò finché non trovarono una famiglia che accettò la proposta di matrimonio. I due giovani si incontrarono, si parlarono e giunsero ben presto ad un accordo. Decisero di sposarsi. Il padre della sposa, secondo tradizione, volle conoscere anche il padre del futuro sposo, prima del matrimonio. Chiese quindi al giovane di poter incontrare suo padre e la richiesta fu accettata. Possiamo ben immaginare la sorpresa della famiglia della futura sposa quando, al giorno e all'ora stabilita, si presentò l'Ayatullah Khamenei. Per l'Imam era molto importante che la futura nuora non si sposasse per il cognome famoso del pretendente. Il matrimonio fu celebrato in forma molto semplice, alla presenza dei parenti più stretti. In tutte le sfere della vita, i componenti della famiglia Khamenei, sostengono e seguono la decisione del capofamiglia di vivere in modo semplice, secondo il principio che la Guida di un popolo deve vivere come il più modesto dei suoi componenti. Tanto per citare un esempio, la signora Khamenei viene spesso invitata alle feste di matrimonio. Lei però partecipa solo a quelle cerimonie che non esagerano in fasto ed ostentazione, e anche in questo caso mantiene sempre il suo semplice chador. Il suo abbigliamento non deve diventare argomento di conversazione ed intrattenimento, inoltre, in questo modo anche le donne vestite in modo semplice non devono vergognarsi del loro abbigliamento. Per la signora Khamenei i gioielli in oro non hanno alcun valore e non ne ha mai portati durante la sua vita coniugale, pur essendo islamicamente consentito alla donna indossarli. Rispetto per la moglie La signora Khamenei, secondo le dichiarazioni di conoscenti a lei molto vicini, non si è mai lamentata per le varie difficoltà (prigionia, esilio, ecc.) che ha dovuto affrontare insieme al marito. E l'Ayatullah Khamenei dimostra il suo profondo rispetto per la moglie anche nelle piccole cose della vita. Per esempio, non inizia mai a mangiare finché anche lei non si è seduta. A questo punto invita i presenti a recitare una salawat per l'impegno e la salute della moglie. 14 monete d'oro (1) Lo stesso Ayatullah Khamenei apprezza cerimonie nuziali semplici e che il mahr (dono nuziale islamico offerto dallo sposo alla sposa) non sia esagerato, poiché potrebbe essere un ostacolo per il matrimonio. Un fratello austriaco, convertitosi all'Islam, volle farsi sposare dall'Ayatullah Khamenei. Dopo un periodo di attesa - dopotutto le coppie che vogliono essere sposate dall'Imam sono innumerevoli - venne il turno della coppia austriaca e volarono in Iran. Il fratello racconta che nella sala d'aspetto dell'Ayatullah Khamenei, uno dei suoi segretari venne ad informarsi riguardo ai dettagli ed il mahr concordati per il contratto di matrimonio. Il fratello austriaco, in segno di profonda stima e rispetto per il Sacro Corano, d'accordo con la futura consorte, aveva stabilito il mahr in 114 monete d'oro, come il numero delle sure coraniche. Quando il segretario sentì il numero delle monete spiegò agli sposi che l'Ayatullah Khamenei non avrebbe accettato di sposarli a quelle condizioni. Quando i futuri coniugi chiesero il motivo, appresero che un mahr troppo alto avrebbe potuto costituire un impedimento al matrimonio per i credenti meno abbienti e che l'Ayatullah Khamenei si opponeva alla tendenza di doni nuziali esagerati. La coppia fu colpita dalla motivazione e poiché voleva a tutti i costi iniziare la propria vita coniugale con una preghiera dell'Imam, decise subito di ridurre il mahr a 14 monete d'oro, che è il massimo accettato dall'Ayatullah Khamenei. Il numero 1 che precede il 114 sarebbe stato semplice da eliminare dai documenti ufficiali che erano già stati stampati e, soprattutto, il numero 14 corrisponde ai 14 Infallibili, gli Ahlul Bayt (a.s). Il rito poté così essere celebrato e gli sposi iniziarono il cammino della loro vita coniugale con la benedizione della più importante autorità religiosa del nostro tempo. (1) Il valore di una moneta d'oro, nuova di conio, corrisponde attualmente a circa 122 euro. La fila La signora Ahadian racconta che una volta, all'epoca dello Scià, era in fila per acquistare il pane. Arrivò l'Ayatullah Khamenei e si mise in fila, era alcune persone dietro la signora Ahadian. Lei si offrì di acquistare anche il suo pane e gli chiese quanto ne volesse. L'Imam rifiutò quest'offerta: "Tre lei e me ci sono due persone a cui verrebbe tolto il diritto di acquistare il pane prima di me". Il suo buon cuore Un parente aveva insultato apertamente l'Ayatullah Khamenei in un articolo di giornale. Quando questo parente successivamente si recò a casa dell'Imam a Teheran, la moglie era molto preoccupata per come l'Ayatullah Khamenei avrebbe accolto suo marito. L'Imam, invece, lo accolse personalmente e con molta cordialità, come niente fosse. Una storia simile accadde con un altro avversario della Rivoluzione Islamica. L'uomo in questione scrisse una lettera ingiuriosa all'Ayatullah Khamenei che non reagì e non permise al suo ufficio di rispondere. Un giorno questo signore si trovò in tribunale per un delitto che aveva commesso, ma che non aveva a che fare con la lettera. Durante l'udienza, il magistrato venne a sapere dell'esistenza di questa lettera e del suo contenuto. A sua volta l'Ayatullah Khamenei venne a conoscenza dell'udienza e scrisse al giudice pregandolo di non tenere conto di quella lettera. Alla fine l'uomo fu condannato ad una lunga pena detentiva, ma l'Imam lo graziò. Quando l'Ayatullah Khamenei abitava ancora a Mashhad, aveva un vicino che si comportava chiaramente in modo poco religioso. A quel tempo, a causa del suo lavoro, l'Imam trascorreva molto tempo a casa. Uno dei suoi conoscenti riferisce che, ogni volta che andava a trovare l'Imam, si rendeva conto che l'Ayatullah Khamenei si sentiva a disagio per il comportamento di questo suo vicino. Il conoscente chiese all'Imam il permesso di andare a parlare con il vicino, ma lui lo fermò categoricamente: "Giuro su mio nonno (intendeva il Santo Profeta, salla allahu wa alehi wa aliyhi wa sallam, suo antenato) che lei non ha il permesso di parlargli. Se i vicini sapessero che io mi sento infastidito a causa loro, essi a loro volta si sentirebbero a disagio ed io non posso permettere che i miei vicini si sentano a disagio (per colpa mia)". All'ospedale All'epoca in cui il regime dello Scià aveva mandato l'Ayatullah Khamenei in esilio ad Iranshahr, giunse notizia che il signor Towhidi (genero dell'Ayatullah Baha'oddini) aveva avuto un incidente ed era stato ricoverato proprio nell'ospedale di quella città. L'Ayatullah Khamenei aveva alcuni ospiti a casa sua e propose che tutti insieme andassero all'ospedale a trovare il ferito. Una volta arrivati all'ospedale vidi che l'Ayatullah Khamenei entrava in ogni stanza per chiedere agli ammalati come stavano. Alla fine era andato a trovarli tutti! Poi si recò dai responsabili dell'ospedale e disse: "Prendetevi cura di tutti i pazienti, nessuno deve avere problemi. Per quanto riguarda l'aspetto economico, se avete bisogno di qualcosa, io sono a disposizione!" Richiesta di matrimonio La moglie dell'Ayatullah Khamenei racconta: "Avevo un pretendente molto insistente e non sapevo se accettarlo o meno, decisi quindi di rivolgermi ad un `alim famoso che faceva istikharah (1). Gli presentai una busta con la mia richiesta all'interno, lui senza aprirla e dopo aver consultato il Sacro Corano, vi scrisse: “La risposta è negativa. Tuttavia dopo un certo periodo si presenterà un pretendente sayyid. La risposta sarà positiva.” Alcuni giorni dopo Ali Khamenei si presentò a chiedere la mia mano". (1) Si tratta della consultazione del Santo Corano per cercare la guida di Allah nelle decisioni da prendere. I figli Un anno l'Ayatullah Khamenei si recò a Mashhad in occasione del cambio della grata d'oro che protegge la tomba dell'Imam Ridha (a.s.). Dopo che l'Ayatullah Khamenei ebbe finito di pregare e recitare du’à, il signor Vaez Tabasi gli chiese il permesso di far entrare i figli dell'Ayatullah all'interno della grata di protezione per poter essere più vicini alla tomba dell'Imam Ridha (a.s.). L'Ayatullah Khamenei rispose: "E tutti gli altri? Se anche loro hanno il permesso di avvicinarsi alla tomba, allora che vengano anche i miei figli". Quel giorno tutti i pellegrini poterono avvicinarsi alla tomba. Tutti! In difesa delle donne Quando l'Ayatullah Khamenei si recò nella zona svantaggiata di Yasuj (capoluogo di regione che si trova all'incirca nel sud-ovest dell'Iran), egli andò a visitare anche i villaggi ed i posti che erano stati colpiti dai bombardamenti del regime iracheno. Per raggiungere uno di questi luoghi ci si doveva arrampicare per una salita di circa tre chilometri. La Guida Suprema salì velocemente tutto il percorso con un entusiasmo particolare. Nessuno riusciva a stargli dietro. Dopo essere arrivati sul posto e nonostante la stanchezza dell'arrampicata, il comportamento della Guida nei confronti della gente fu ammirevole. L'Ayatullah Khamenei incontrò una madre di cui alcuni figli erano diventati martiri, con molta pazienza ascoltò le sue parole e la trattò con molta gentilezza. Poi la Guida Suprema parlò anche alla gente e disse: "Ho sentito che in questa zona si pratica ancora l'uso ripugnante dell'epoca dell'Ignoranza: le ragazze vengono fatte sposare con dei vecchi per far cessare le ostilità tra le varie famiglie, e le donne vengono picchiate talmente tanto che per liberarsi dal marito sono costrette a suicidarsi. Queste azioni sono rivoltanti e scorrette. Dovete astenervi da queste cattive abitudini!". Il sostegno espresso in favore delle donne di quella regione portò loro una felicità immensa. Esse videro che la loro Guida, aveva fatto a piedi molti chilometri per arrivare in quel posto a difendere i diritti delle donne. (Hujjatulislam wal-muslimin Mousavi Kashani) Lacrime durante la recitazione del Sacro Corano All'epoca della guerra (Iraq-Iran), mi stavo recando alla divisione Karbala XXV insieme all'Ayatullah Khamenei. Lungo la strada l'autista accese l'autoradio: stavano trasmettendo la recitazione dei versetti del Sacro Verbo di Allah. Dopo alcune ayat anche l'Ayatullah Khamenei iniziò a recitare a bassa voce il Sacro Corano insieme alla radio, e a piangere. Con un lembo della kefiah che portava intorno al collo si asciugava le lacrime che gli uscivano dagli occhi. Che onore avere lui come Comandante e come Guida! (Comandante brigadiere pasdar Morteza Qorbani) Le veglie notturne Una delle caratteristiche della Guida Suprema è di vegliare durante la notte. La notte profonda è testimone delle sue preghiere a Dio. Anche quando deteneva la carica di Presidente della Repubblica, le sue veglie notturne donavano una luce particolare alla sua vita. Durante una visita in Siria, s'incontrò alle dieci di mattina con l'allora presidente Hafez Assad. Questi chiese alla Guida Suprema: "Ha dormito bene stanotte?". Egli pensava che anche l'Ayatullah Khamenei, come gli altri Capi di Stato, dedicasse molte ore al riposo. La Guida Suprema gli rispose: "Sono sveglio da sette ore!" La gente di Dio è sempre così: per loro il miglior riposo sono l'amore per l'Adorato e le lacrime a notte fonda. La lettera Nell’anno 1374 dell’egira solare venne nel mio ambulatorio una signora con il suo bambino. Tutti e due erano affetti da tubercolosi. La signora era talmente ammalata che sputava sangue. Li visitai entrambi e prescrissi loro delle medicine. Quando consegnai la prescrizione alla signora, ella disse sconsolata: "Ho ancora la ricetta dell'altra volta! Ero già stata da lei e, a causa di problemi economici, non ho potuto comperare le medicine. Ho quattro figli e, a parte mia figlia di dieci anni, abbiamo tutti la stessa malattia; oltre a tutto mio marito è invalido e disoccupato. L'unica fonte di sostentamento viene dalla figlia di dieci anni che porta a casa qualche soldo annodando tappeti, ma non basta nemmeno per acquistare il pane". Io le dissi: "Parlerò della vostra situazione con i miei amici così vediamo se riusciamo a trovare una soluzione ai vostri problemi". La signora se ne andò e io continuai a pensare ad una soluzione. Dopo un'ora si presentò nuovamente. Questa volta però aveva un atteggiamento diverso, non stava più nella pelle dalla felicità e mi disse: "Non c'è più bisogno che lei si dia da fare per me!". Le chiesi il motivo e lei mi spiegò: "Quando sono arrivata a casa, è venuta a trovarci una commissione che ha esaminato la nostra situazione. Hanno deciso che domani mattina ci accompagnano tutti in ospedale per farci curare". Le chiesi: "Chi ha mandato questa commissione?" Lei disse: "La Guida Suprema". Le domandai: "Come ha fatto a sapere della vostra situazione?" Disse: "In questi giorni Agha Khamenei è venuto a Qom e, in una lettera indirizzata a lui, ho descritto le mie condizioni di vita. La lettera è stata consegnata all'ufficio della Guida Suprema. Viene data la priorità alle persone che hanno più urgenza e, data la situazione in cui mi trovo, mi è stata concessa questa grazia". Questo approccio fu per me molto dolce. Quando l'essere umano vede questo tipo di comportamento, gli vengono in mente i santi uomini di Dio. (Dott. Vahidi) Prestare attenzione nel lodare qualcuno Nell'estate del 1351 dell’egira solare, mi trovavo a Mashhad. Alcuni amici proposero di andare a pranzo a Jagharq, un paese nei dintorni, e la proposta fu accettata e ci avviammo. Dopo aver consumato il pranzo demmo il via alle discussioni scientifiche e politiche. Una di queste discussioni aveva come oggetto un docente universitario: alcuni amici erano suoi oppositori, io invece, quel giorno, ero un suo accanito sostenitore e lo difendevo a spada tratta. La discussione terminò. Nel frattempo eravamo venuti a sapere che l'Ayatullah Khamenei risiedeva nelle vicinanze. Decidemmo di non perdere quell'occasione e di andare a trovarlo tutti insieme. Ci mettemmo perciò in fila per prendere il minibus che ci avrebbe portato a Mashhad. Proprio in quel mentre si mise in fila anche la Guida Suprema e io, che ero un pochino più avanti, mi fermai e salii sul minibus insieme a lui. Mi sedetti accanto a lui e non mi lasciai sfuggire l'occasione per chiedergli la sua opinione riguardo al docente universitario. L'Ayatullah Khamenei iniziò a parlare con determinazione, senza diffamare nessuno, e pacatamente disse: "Quando si loda qualcuno, bisogna farlo rispettando certi limiti, la persona lodata non deve essere indotta a pensare che anche i suoi punti deboli e difetti vengano approvati". (Hujjatulislam wal-muslimin Muhammad Reza Faker) Particolare attenzione al Tasbih al-Zahra "Una volta realizzai la mia Salat dietro Rahbar (la Guida, Ayatullah Khamenei, n.d.t.). Notai due cose interessanti: primo, sgranava il rosario recitando lentamente il Tasbih al-Zahra (il dhikr che il Profeta dell'Islam aveva insegnato a Fatima Zahra), con piena concentrazione; secondo, toccò la terra benedetta di Karbala con le sue mani, passandole poi sul viso e la barba". (Hojjatulislam Dr. Agha Tehrani) Il contributo dei Martiri Arrivato tardi ad un appuntamento con un ruhani (sapiente religioso), quest'ultimo chiese all'Ayatullah Khamenei: "Perché siete in ritardo di un quarto d'ora?" La Guida della Rivoluzione rispose: "Quando visito le famiglie dei martiri in una strada, visito tutte quelle presenti. Se vi sono più famiglie di martiri in una via, le incontro tutte. Inizialmente ero stato informato che vi risiedevano le famiglie di due martiri, ma poi ci si è accertati che in realtà ve ne erano anche altre, e questo è il motivo del mio ritardo". La persona che lo attendeva non riusciva comunque a comprendere la Guida, dicendo che si tratta di un atteggiamento realmente affascinante. L’Ayatullah Khamenei replicò: "In qualunque modo tu possa descriverlo, bisogna comprendere che è soltanto grazie al sacro sangue dei martiri che adorniamo noi stessi con il turbante e l'abito religioso." (Hujjatulislam wal Muslimin Musawi Kashani) Un sogno reale Un giorno ci recammo a visitare la famiglia di un martire, senza informarli prima. Quando arrivammo trovammo l'intero villaggio pieno di gente; mucche e pecore pronte per essere sacrificate come benvenuto per la "Guida suprema". Quando Rahbar (l'Ayatullah Khamenei) osservò la scena diventò molto dispiaciuto perché non voleva che la gente si disturbasse e che qualcuno fosse informato del suo arrivo. Ci assicurammo che nessuna comunicazione ufficiale fosse giunta loro. La Guida della Rivoluzione entrò quindi nella casa del martire, chiedendo chi li avesse informati del suo arrivo. Il padre del martire replicò: "Agha (signore), la notte scorsa ho sognato l'Imam Khomeyni. Dietro di lui sedeva mio figlio martire, Ali Reza. L'Imam si rivolse verso di me e disse: "Domani un caro ospite verrà nella tua casa, accoglilo bene". Io gli chiesi: "Chi è il mio ospite?" Egli rispose: "Rahbar" (la Guida). Io dissi sorpreso: "La Guida vuole venire a casa nostra?" Mio figlio mi disse: "Si, padre, Rahbar vuole venire nella nostra casa. Accoglilo bene." (Hujjatulislam Aqa Ahmadi, insegnante presso la Hawza Ilmiyyah di Qom) Sulle orme dell’Imam Husayn (as) "Sono testimone diretto della presenza di Agha Mustafa (il coraggioso figlio di Seyyed 'Ali Khamenei) al fronte nell'operazione 'Badr'. L'ho visto molte volte nei battaglioni 'Seyyed al-Shohada' e 'Muhammad Rasulollah' durante gli otto anni di guerra [imposta dall'Iraq di Saddam all'Iran]. La presenza dei figli della Guida Suprema mostra il suo approccio realistico e la corretta educazione trasmessa ai suoi figli." (Hajj Seyyed Hassan Mirdamadi, zio materno della Guida, Mashad) Non ho mai visto un politico simile Dopo l'approvazione della risoluzione n. 598 nell'ONU (che chiedeva a tutte le parti coinvolte di cessare il conflitto, indipendentemente da ogni condizione per la punizione dell'aggressore o per la richiesta di retribuzioni per i danni e le perdite subite dall'Iran durante la guerra), vi era da parte delle super-potenze una grande pressione sull'Iran affinché accettasse questa risoluzione. Nel frattempo, il segretario generale dell'ONU Perez de Quer arrivò in Iran per discuterne. A quel tempo l'Ayatullah Khamenei era il Presidente dell'Iran. Dopo averlo incontrato, Perez de Quer mi chiese: "Dove ha ottenuto la laurea in scienze politiche il vostro Presidente?" Io gli chiesi il perchè, e Perez de Quer disse: "Io ho ottenuto il mio Ph.D. da una università rinomata a livello mondiale, sono impegnato in attività politiche da molto tempo, e da circa dieci anni occupo la posizione di segretario generale dell'ONU. In questi dieci anni non esiste alcuna personalità politica o capo di Stato che io non abbia incontrato, ma finora non ho mai visto una persona più esperta e consapevole del vostro Presidente." (Ali Mohammad Basharti, ex Ministro degli Interni dell'Iran) La profondità nella Preghiera "Anch'io ero stato mandato in esilio ad Iranshahr insieme alla Guida Suprema. Un giorno alcune persone e dei sapienti religiosi di varie città limitrofe erano venuti a trovarci. Era l'ora della preghiera e tutti ci preparammo per eseguirla insieme. L'Ayatullah Khamenei si mise davanti a tutti noi per guidare la preghiera ed iniziammo a recitarla. All'improvviso entrò una capretta che si mise a saltare su e giù per la stanza; tutti ridevano e solo l'Ayatullah Khamenei riuscì a completare la sua preghiera con calma e raccoglimento profondo. Finita la preghiera gli chiedemmo come avesse potuto controllarsi e restare serio. Lui rispose: “Non mi ero nemmeno accorto che ci fosse una capretta!” Era talmente assorto nella contemplazione di Dio che non aveva neanche visto la capretta. Ciò è molto importante e noi dovremmo imparare da lui la concentrazione durante la preghiera". (Hujjatulislam wal-muslimin Roshed Yazdi) Interesse per le questioni familiari "L'Ayatullah Khamenei è una guida che si interessa di tutte le questioni, soprattutto del prendersi cura dei propri familiari. Il giorno in cui i pasdaran dovevano partecipare ad un raduno con lui, avemmo l'onore di poterlo incontrare nel suo ufficio prima del convegno. Dopo averci salutato, l'Ayatullah Khamenei, disse: “Oltre ad impegnarvi nel vostro lavoro, occupatevi anche della famiglia. Non dovete pensare solo alle questioni militari, trascurando i diritti dei vostri familiari. I vostri figli non devono avere la sensazione che non vi prendete cura di loro. Essi stanno crescendo e hanno bisogno di essere guidati. Quelli di voi che ne hanno la possibilità e non abitano molto lontano dalla caserma, dovrebbero cercare di tornare a casa dai propri familiari per pranzo e cena.” Mi colpì molto questa premura dell'Ayatullah Khamenei verso la famiglia. Egli oltre ad essere molto attento alle questioni militari del paese si occupava anche di ogni minimo particolare della vita quotidiana e lo faceva notare anche agli altri. Questa fu una lezione per tutti noi". (Hujjatulislam wal-muslimin Ibrahim Razini) Il suo coraggio alla Preghiera del Venerdì "Al tempo della guerra Iraq-Iran, l'Ayatullah Khamenei, oltre a rivestire la carica di Presidente della Repubblica Islamica, era anche l'Imam della preghiera del venerdì di Teheran. Un venerdì, mentre stava tenendo la khutbah (sermone), i nemici fecero scoppiare una bomba nell'Università di Teheran, che è il luogo dove si teneva, e tuttora si tiene, la preghiera del venerdì. Subito dopo lo scoppio, l'Ayatullah alzò la mano e proseguì con la khutbah. La sua calma dimostrava che l'accaduto non avrebbe minimamente scalfito il suo forte spirito. Anche la gente, con pazienza e autocontrollo, mantenne l'ordine e continuò ad ascoltare la khutba come se nulla fosse accaduto. Questo nonostante il fatto che in quel momento molte persone fossero diventate martiri, con il corpo a pezzi, ben visibili a tutti. Quella tragedia fu un evento indimenticabile della Rivoluzione Islamica". (Hujjatulislam wal-muslimin Muhammadì Araqi) A cura di Islamshia.org © E' autorizzata la riproduzione citando la fonte