Il significato del pellegrinaggio islamico (Hamza Biondo)
Il significato del pellegrinaggio islamico (Hamza Biondo)
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Il significato del pellegrinaggio islamico
(Hamza Biondo)
Quanto segue e' il testo completo dell'intervista realizzata dalla nostra redazione con Hamza Biondo, studioso islamico e membro dell'Associazione Islamica Imam Mahdi, sul significato del pellegrinaggio islamico (Hajj). D1. L'Hajj in quanto il rito piu' importante del mondo islamico ha le radici in tutte le fedi Abramitiche. Come puo' unire questo eccezionale evento tutti i musulmani ed anche altri fedeli delle religioni del Libro nel Mondo? La Sacra Kaaba, l’edificio a forma di cubo presente a Mecca, è nel cuore e nella mente di tutti i musulmani, è la direzione verso la quale i fedeli si prostrano cinque volte al giorno durante il rito della preghiera, è la meta da raggiungere per compiere i riti dell’Hajj. In tempi immemorabili, il Profeta Abramo,con l’aiuto del figlio Ismaele, ricostruì il tempio, e dopo aver ricollocato al suo posto, nell’angolo est del tempio, la Sacra Pietra nera ricevette l’ordine divino di chiamare verso quel luogo remoto ed inospitale le genti al pellegrinaggio. Da allora l’Hajj rappresenta per il credente il Viaggio con la maiuscola, i luoghi sacri dell’Islam sono il mozzo centrale di una ruota verso cui convergono i raggi, i percorsi spirituali dei credenti. E’ il cammino da intraprendere almeno una volta nella propria esistenza, il simbolo del rinnovato patto di sottomissione con Iddio Altissimo, testimonianza di fede, volontà di purificazione, universalità ed uguaglianza di tutti i popoli nell’Islam. Nei tempi antichi nulla era certo, si impegnavano i propri beni e ci si accomiatava dai propri cari sapendo di rischiare la vita in un percorso lungo e difficile che poteva essere funestato da disgrazie, malattie, predoni. Oggi il Pellegrinaggio si compie con i moderni mezzi di trasporto, vi è un elevato grado di sicurezza e l’accesso è regolato per gestire il flusso di pellegrini. Inalterata rimane però la fede che spinge il musulmano a compiere l’Hajj, la volontà di rinnovare il patto di fedeltà e obbedienza a Iddio (swt), il desiderio di purificazione, di temprarsi contro le inside di Satana. Il rito è rimasto immutato, scandito da ritmi precisi, come insegnato dal Profeta (saaws), il musulmano è immerso in una dimensione atemporale e densa di simboli : la circumambulazione della Kaaba, la corsa tra le colline di Safa e Marwa , la lapidazione della stele che simboleggia il demonio, il sacrificio del montone per rinnovare il patto abramico con L’Essere divino. Una moltitudine ordinata e composta di fedeli, provenienti da ogni angolo della terra, tutti insieme, senza distinzione di razza o cultura, vestiti con la semplice veste del pellegrino simbolo di consacrazione e purezza. L’unicità di Iddio Altissimo, dei suoi atti ed attributi e l’unità dei fedeli hanno così la loro completezza nell’Islam. D2. L'ayatollah Khamenei nel suo messaggio in occasione di Hajj ha invitati tutti musulmani a unirsi per aiutare il popolo palestinese dall'occupazione palestinese. Un suo commento a riguardo. Il messaggio dell’ayatollah Khamenei è, come sempre, molto interessante ed articolato. Dopo aver sottolineato la grande opportunità che il pellegrinaggio rappresenta dal punto di vista spirituale per i fedeli e aver invocato su di loro la benedizione e la misericordia di Iddio (swt), analizza la situazione del mondo musulmano e i suoi problemi. L’Islam sta attraversando un periodo di risveglio e cambiamento, durante il quale i musulmani possono impegnarsi per costruire la loro vera identità e difendere la dignità dei loro paesi. Ma è altresì, una sfida impegnativa, nella quale bisogna coniugare fede e ricerca della purezza, con la volontà di rafforzare l’unità dei credenti. I nemici dell’Islam utilizzano ogni mezzo a loro disposizione per dividere e indebolire l’Umma, la comunità islamica universale. Alcuni paesi musulmani sono affetti da lungo periodo da problemi sociali ed economici, e rappresentano un terreno fertile dove i governi arroganti, vassalli degli Stati Uniti, fomentano disordine e insicurezza. Le forze schierate in campo sono notevoli, ogni strumento di natura economica, militare, propagandistica e psicologica è impiegato per creare incertezza e alimentare la fitna tra i musulmani. I risultati di queste ingerenze sono evidenti: in paesi come Libia, Iraq, Afghanistan, l’aggressione e stata “manu militari”, violenta e diretta , magari sotto le insegne di un finto umanitarismo, ostentando l’ipocrita e risibile definizione di “missioni militari di pace”… In altri paesi come il Pakistan, Siria, Libano, Egitto, Sudan, il neo-imperialismo preferisce strategie indirette, vengono finanziate crisi e guerre civili con l’intervento di mercenari, gruppi settari e stati vassalli regionali. In queste tragedie la Palestina rappresenta, purtroppo, un “unicum” doloroso, è il genocidio ininterrotto di un popolo, l’occupazione militare, con l’ approvazione delle democrazie occidentali, di una terra martoriata da parte dello stato più ingiusto del mondo. L’ayatollah Khamenei nel suo messaggio richiama l’esempio luminoso dell’ Hajj come rimedio per queste tragedie. I riti e le modalità del Pellegrinaggio tendono infatti a promuovere l’uguaglianza e l’unità dei credenti, il rinnovo del patto di sottomissione ad Iddio (swt), il rifiuto di Shaytan e delle sue trame. La lezione spirituale del Pellegrinaggio si può infatti riassumere in alcuni concetti basilari. La partecipazione dei musulmani agli stessi riti, l’atteggiamento gentile e solidale, l’indossare la medesima veste , rappresenta l’unità e fratellanza dei musulmani sotto l’insegna del Tawhid. La lapidazione della stele che rappresenta Satana, richiama in forma simbolica, il dovere di identificare il nemico dell’Islam e vanificare i suoi inganni. Il messaggio dell’ ayatollah Khamenei invita quindi in modo esplicito a rifiutare le interferenze politiche e settarie che alimentano la fitna tra sunniti e sciiti e la propaganda che tende a minare i fondamenti della religione islamica, indebolire la Umma ed allontanare per i musulmani la possibilità di vivere in pace e prosperare. D3. In questi giorni nelle citta' Santa di Mecca e Medina si radunano milioni di fedeli da tutte le nazionalita' del mondo. Secondo lei quale' il problema principale del mondo islamico e come si potrebbe usufruire dalla grande forza di Hajj per risolvere i mali che infliggono la grande Ummah? Desidero citare gli scritti di due musulmani che raccontano il loro pellegrinaggio. Mi riferisco ad Alì Shariati, intellettuale iraniano, sciita e Malik El Shabazz, meglio noto in occidente come Malcom X, leader dei musulmani afroamericani, sunnita. Due personalità molto diverse fra loro, per origine, formazione e ruolo sociale, la loro vita è terminata in modo tragico, entrambi sono stati assassinati per mano di sicari inviati da chi voleva impedire il risveglio e l’unità degli oppressi sotto le bandiere dell’Islam. Questi due leader islamici così diversi, descrivono con la medesima intensità l’esperienza dell’Hajj, entrambi affermano di essere stati trasformati da quella prova, provengono da realtà molto differenti, ma hanno vissuto durante il pellegrinaggio le stesse sensazioni, esprimono pensieri molto simili . Shariati scrive che durante l’ Hajj non vi è nessuna discriminazione di razza, sesso o stato sociale, “Tutti sono uno e uno e tutti“, il pellegrinaggio è l’evoluzione dell’uomo verso Iddio (swt), il rinnovo del patto di Abramo. Malcom X, nelle lettere alla famiglia, afferma di non avere mai visto prima una fratellanza così sincera, riconosce che L’Islam è l’unica religione capace di cancellare il problema razziale dalla società americana. Dai loro scritti emerge una rappresentazione viva della Umma ed una atmosfera di solidarietà e gioia in cui due musulmani, presso La Mecca, hanno vissuto l’unità dei credenti. Un esempio di come durante i sacri riti nella patria di Abramo e di Muhammad, non esistano confini, le nazionalità perdano significato, il linguaggio non è più barriera. Adesso, questo ideale di unità e fratellanza, espressamente sancito nel Sacro Corano e che notiamo presente nei diari e nei ricordi di migliaia di pellegrini, noi musulmani come lo viviamo nelle nostre società ? Con preoccupazione osserviamo nei paesi a maggioranza islamica comportamenti diametralmente opposti rispetto a quanto il messaggio profetico ci suggerisce, notiamo continue divisioni di natura etnica, dottrinale, politica, tutti pretesti per lotte sanguinose che producono sofferenze, dividono la Umma e rendono la comunità islamica sempre più debole, preda delle strumentalizzazioni operate dai suoi nemici. I musulmani hanno subito dominazioni e sofferenza ogni qualvolta la fitna è riuscita ad insinuarsi nelle loro fila. Accadde subito dopo la morte del Profeta, ed attualmente avviene in Siria. Le alleanze politiche con i nemici dell’Islam, la negazione dei fondamenti religiosi, le contaminazioni culturali, l’avidità ed i settarismi violenti, producono sempre lacerazioni profonde. Queste profonde ferite interessano anche le comunità musulmane residenti in Europa, la propaganda takfira, favorita dai media occidentali, aumenta la separazione tra modo sunnita e sciita. La responsabilità di questa situazione non è interamente attribuibile ad entità esterne al mondo islamico, dobbiamo essere consapevoli che se le insidie di Satana fanno breccia nelle nostre comunità e si diffonde la fitna tra credenti , accade perché le nostre difese spirituali sono deboli, non seguiamo il messaggio dell’Islam e l’esempio dell’Ahulbayt. Nostro malgrado, siamo troppo coinvolti nei ritmi e negli imperativi di società sempre più massificate e materialiste, che negano il sacro e ostacolano la pratica della religione rettamente intesa. D4. Hajj con il suo carico importantissimo di spritualita', e' indubbiamente il piu' grande rito collettivo nell'Islam. Secondo lei quale tra questi due aspetti sono stati raccomandati maggiormente nella tradizione islamica? I principali atti di culto della religione musulmana possiedono sempre una doppia dimensione, individuale e collettiva. Notiamo che gli ammonimenti del sacro Corano rivolti ai credenti sono declinati al plurale e nella preghiera il musulmano si rivolge direttamente a Iddio (swt) non in qualità di singolo, ma come membro di una comunità : la sura Fatiha, la prima del sacro Corano è infatti recitata al plurale ”Te noi adoriamo, e a Te chiediamo aiuto, guidaci sulla retta via…”. Questa doppia dimensione la rinveniamo anche nell’ attestazione di fede: la Shahada, pur essendo un atto individuale, contribuisce alla costruzione della Shahada collettiva, poichè ogni musulmano ha la responsabilità di recare testimonianza del messaggio presso l’intera umanità. L’ impostazione collettiva è presente nell’attenzione che l’Islam pone verso i bisognosi, mediante l’obbligo dell’elemosina che migliora il nostro senso di giustizia sociale, e con il digiuno che avvicinandoci alle sofferenze dei fratelli meno fortunati, sviluppa la comunione spirituale con i poveri . Altresì indubbia è la connotazione comunitaria del pellegrinaggio, l’adunanza presso La Mecca è simbolo della Umma, è testimonianza della comunità di fede esistente tra i musulmani. La consapevolezza di tale appartenenza rafforza la fede e il modo di vivere islamico, poiché i pellegrini tornando presso i loro luoghi di origine trasmettono agli altri credenti questo sentimento, cresce quindi il bisogno di associarsi per pregare insieme, formare associazioni per costruire moschee e svolgere attività sociali. Questo accade sia nei paesi musulmani che in occidente. Non a caso, in un famoso hadith, il Profeta raccomandava ai musulmani di stare vicini , perché “il lupo attacca le pecore che restano isolate”.italian.irib.ir