Recensione a “L’Imam Khomeyni, uno gnostico sconosciuto del XX secolo” di Y.C. Bonaud

Quella che segue è la recensione dell’opera L’Imam Khomeyni, un gnostique méconnu du XXe siècle: Métaphysique et théologie dans les oeuvres philosophiques et spirituelles de l’Imam Khomeyni, Yahya Christian Bonaud, Parigi/Beirut: Edizioni al-Bouraq 1997, pp. 560, cloth, FF 137, realizzata nel 2001 dal Prof. Sajjad Rizvi, docente a Cambridge. In italiano, per le edizioni “Il Cerchio”, nel 2010 è stata data alle stampe la prima parte dell’opera recensita, dal titolo “Uno gnostico sconosciuto del XX secolo. Formazione e opere dell’Imam Khomeyni”, a cura di Eugenio Tabano. Il libro può essere ordinato alla nostra Associazione, scrivendo a: [email protected] L’ultimo Ayatollah Khomeini non necessita di introduzione. O così si potrebbe pensare. Il lavoro di Bonaud rivela davvero quanto poco abbiamo conosciuto (almeno nelle lingue europee) di lui. La presente opera sotto esame è una versione riveduta della tesi di dottorato di Yahya Bonaud sostenuta alla Sorbona nel 1995, e rappresenta il primo tentativo d’analisi del contenuto e del fascino della filosofia e della mistica islamiche contemporanee in Iran. Esso ritrae un lato dell’Ayatollah Khomeini che è piuttosto sconosciuto alla maggior parte delle persone in Occidente. Il solo titolo sarà una sorpresa per molti: un leader rivoluzionario come “gnostico”! Ma la storia intellettuale dell’Iran del XX° secolo e il ‘gusto’ della Hawzah (scuola tradizionale sciita) dimostrano quanto questo non sia del tutto straordinario. Infatti, recenti lavori hanno iniziato a riconoscere l’importanza della filosofia e della mistica nella formazione intellettuale di Khomeini, fornendo sicure indicazioni di collegamento. Ma l’opera di Bonaud è la prima presentazione sistematica dell’uomo, delle sue opere e delle sue idee. Nella prefazione egli tratta della scelta del soggetto. Molto inchiostro è stato versato (del tutto arbitrariamente e opportunisticamente) sul pensiero politico di Khomeini, sulla formazione della ‘ideologia islamica’ e della Rivoluzione. Ma il carattere filosofico e mistico delle sue opere, che fu il suo primo amore, è ignorato. Quindi, Bonaud decide di rinunciare alle questioni politiche e sociologiche e si concentra sulle sue opere e idee, perché era questo l’aspetto che lo incuriosiva. Eppure, nonostante abbia evitato la politica, come dice Bonaud (pag. 20, nota 20 – nell’edizione italiana, pag. 33-34, nota 23, n.d.t.), non gli sono stati risparmiati i capricci della politica estera francese che si è assicurata che la sua opera venisse respinta dalle pubblicazioni dell’“Institut Français de Recherches” in Iran. Ogni lavoro su Khomeini è chiaramente visto come indesiderabile, specialmente quello che potrebbe ritrarlo in buona luce come mistico e pensatore. Bonaud descrive quattro eventi che lo hanno spronato a scrivere il suo studio. Primo, mentre scriveva la dissertazione per la sua specializzazione sul Sufismo Nord Africano, si imbatté in due lavori mistici di Khomeini di commento alla famosa ‘Supplica dell’alba’ (Du’a al-Sahar) dell’Imam sciita Alì. Fino ad allora aveva avuto familiarità solo con il Khomeini leader politico. Secondo, si imbatté in una trascrizione delle lezioni che commentavano il capitolo di apertura del Corano, che Khomeini tenne subito dopo la Rivoluzione, e fu incuriosito dal loro ricorso al pensiero mistico. Un leader rivoluzionario che tiene lezioni sulla purificazione di sé stessi e sul percorso dell’anima era proprio una rivelazione! Terzo, egli ricorda di aver visto la lettera che Khomeini scrisse nell’ultimo periodo della sua vita ai principali leaders mondiali, quali Gorbaciov, esortandoli a riflettere sulla bellezza filosofica e mistica dell’Islam espressa nelle opere del Sufi Andaluso Ibn ‘Arabi (m. 1240). Un politico che esorta altri a leggere opere mistiche, del tutto trascendentali, al retto comportamento e allo sviluppo della perfezione del sé, è proprio una rarità! Quarto, egli lesse il breve articolo di Alexander Knysh sull’Irfan di Khomeini e sentì il bisogno di un correttivo per una tale ostile e indigesta ricerca. Il Khomeini di Bonaud risulta così una persona alquanto diversa paragonata a quella che la maggior parte della gente vorrebbe supporre. E lo scopo di Bonaud è di mostrare quanto erronea sarebbe tale supposizione. Il Khomeini di Bonaud è interessato a quattro temi principali (pag.30). Primo, riconosce che il percorso spirituale è orientato verso la gnosi di Dio. Secondo, l’uomo è in grado di giungere alla perfezione spirituale, e una volta percorso il sentiero egli diventa l’Uomo Perfetto (insan-i kamil) e la vera autorità e vicario di Dio sulla terra. Terzo, il sentiero spirituale è quello che conduce alla realizzazione dell’uomo e alla via per il suo ritorno a Dio. Quarto, la preghiera ed altri riti che hanno un ruolo portante nell’Islam, sono lo strumento di approssimazione dell’uomo verso Dio nella misura in cui essi interiorizzano e simboleggiano le verità metafisiche della fede. La vita spirituale e intellettuale dell’uomo, la vera ‘vita esaminata’ è così il principale interesse di Khomeini. L’opera è divisa in due parti: l’uomo, la sua vita intellettuale e le sue opere, e la sua ‘teologia’. Entrambe costituiscono importanti contributi per la nostra comprensione della psicologia della Hawzah, della ricerca filosofica in Iran, e della natura e del valore della filosofia e della mistica islamiche contemporanee. La prima parte comprende due capitoli. Il primo capitolo è un biografia intellettuale di Khomeini che descrive la natura dello studio e ricerca nella Hawzah e fornisce un dettagliato resoconto del suo curriculum. Bonaud introduce al lettore i testi, lo stile del dibattito e la pedagogia della Hawza. Lungo il percorso si fa conoscenza con la storia intellettuale della Hawzah del XX secolo e viene fornita una descrizione dello sviluppo della filosofia (hikmat) e della mistica (‘irfan) a partire dal periodo Qajar. La presentazione di Bonaud della filosofia e della mistica insegnate nella Hawzah è completata da una descrizione estremamente utile dei testi fondamentali, dei loro contenuti e della loro importanza, cioè al-Asfar al-Arba‘a di Mulla Sadra (m. 1641), Sharh al-Manzuma di Mulla Hadi Sabzavari (m. 1873), Misbah al-uns di Hamza al-Fanari (m. 1430) e Sharh Fusus al-Hikam di Dawud-i Qaysari (m. 1350). Il secondo capitolo è un inventario e descrizione esaustiva delle sue opere. Poiché Bonaud desidera presentare Khomeini con le sue stesse parole, sono state fatte copiose traduzioni delle sue opere, una strategia seguita più assiduamente nella seconda parte. Il profondo impegno di Bonaud in questa raccolta è particolarmente evidente. L’analisi delle idee di Khomeini riguardo le tre centrali realtà della filosofia mistica nell’Islam - Dio, Cosmo e Uomo (il microcosmo) - costituisce la seconda parte. I vari capitoli di questa sezione seguono il ben noto paradigma dei quattro viaggi del mistico. Iniziando con l’ontologia e il dibattito sull’esistenza, ci si sposta su Dio, la Sua natura ed attributi, la Sua manifestazione attraverso i Nomi divini e gli Imam, fino alla natura dell’autorità spirituale e dell’amicizia divina (wilaya). I risultati di queste analisi valgono a mostrare la padronanza di Khomeini delle tradizioni filosofiche e mistiche dell’Islam, come trasmesse, sviluppate ed alimentate in Iran, una realtà intellettuale e spirituale che, come il caso di Khomeini ampiamente dimostra, è viva e perdura sino ai nostri giorni. A volte si potrebbe cavillare su certi punti, poiché probabilmente Bonaud è anacronistico nella sua esposizione di alcune dottrine come viste attraverso gli occhi di Khomeini. Ma ciò rivela un impegno critico e contemporaneo con le idee che rende questo lavoro così pregevole. Esso dimostra anche che Bonaud è un pensatore entusiasta e impegnato, un degno allievo di Sayyid Jalal al-Din Ashtiyani, un autentico “Mulla Sadra redividus” nelle parole del compianto iranologo e filosofo Henry Corbin. La bibliografia e gli indici annessi consentono di usare l’opera come un importante compagno per lo studio della filosofia e della mistica islamica. Il lavoro di Bonaud è altamente raccomandato, e per via della sua chiara esposizione dei concetti fondamentali può essere proficuamente utilizzato nei corsi sulle tradizioni intellettuali islamiche. Certamente merita un pubblico di lettori più ampio di quello che può essere più specificatamente interessato all’Iran contemporaneo e alla sua politica. Sono in corso progetti per prepararne un’edizione in inglese, che sarebbe molto gradita. Nel frattempo, “Al-Bouraq” dovrebbe essere elogiata per il suo appoggio ed incoraggiamento di importanti opere scientifiche prodotte da Musulmani in Francia sul pensiero islamico. Il lavoro di Bonaud li rende orgogliosi. Sajjad Rizvi - Pembroke College, Cambridge Traduzione a cura di Islamshia.org © E' autorizzata la riproduzione citando la fonte