America, America!
America, America!
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R.Arcadi
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R.Arcadi Nel 1620, data tra le più funeste per l’umanità, i cosiddetti “Padri Pellegrini”, provenienti dall’Inghilterra, fondavano sulle coste del Nord America Plymouth, il primo insediamento inglese stabile in quelle regioni. Si trattava di puritani, calvinisti fanatici, alla ricerca, a loro dire, della “Nuova Gerusalemme” terrestre. Tutti quanti, come dicevamo, calvinisti convinti e fanatici, coprivano con un rigorismo biblico letterale dei più rigidi, il vuoto dei loro intelletti. Per comprendere quale fosse e sia tuttora il fondo reale ed inquietante di questa tinta superficiale di religiosità simulatrice ed ingannevole, già salutata ed esaltata qualche anno or sono dal sedicente “Papa Benedetto XVI” siccome autentica religiosità, che accompagnerà d’allora in poi i loro esiti perversi, occorre attardarsi un poco sulle sue radici d’origine, il Luteranesimo, il Calvinismo suddetto, e pure, in minor misura l’Anglicanesimo. Già Martin Lutero ebbe a svalutare completamente, nel suo “De Servo Arbitrio”, scritto per confutare il “De Libero Arbitrio” di Erasmo da Rotterdam, la funzione delle potenze di natura, in quella che avrebbe dovuto essere l’ascesa perfettiva umana alla prossimità divina. Perché il libero arbitrio, in questo nostro basso mondo, è il coronamento di quelle stesse virtualità, che sono l’immagine in esso della Necessità divina, nella loro possibilità comprensiva L’uomo post adamico, come conseguenza del cosiddetto “peccato originale”, sarebbe completamente corrotto: unica sua risorsa essendo la grazia divina, vale a dire, una predestinazione cieca, che sbarra completamente le vie dell’ascesa personale a Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, onde le sue opere vengono completamente svalutate a pro di una fede oscura, in non si capisce bene che cosa, dato che anche la fede sarebbe a suo modo una sorta di opera. Fede che sarebbe pertanto sorretta soltanto dalla prescelta divina, priva di ragioni, senza avere, in questo medesimo modo, nessun lustro ascendente che ne illumini l’intelligenza e ne infiammi la volontà, nella loro inerenza al supposito umano. Laonde a questo riguardo, nessun raziocinio e nessuna illuminazione è capace di dare ragione dei testi sacri, arrogandosi ciascuno la prerogativa di comprenderli “per opera dello Spirito Santo”, senza intervenirvi comecchessia con un qualsivoglia sforzo personale d’interpretazione, ma individualizzandone nondimeno così all’inverosimile la comprensione. È facile prevedere anche sommariamente il risultato di siffatto concepire perverso che, scisso che abbia del tutto l’intervento divino dalla personalità umana, la lascia così a sé stessa, rigettandone ogni qualsivoglia attuarsi, che abbia a trasporla di livello in livello dell’essere, onde abbia così, ad amplificarne l’essere stesso nel verso di una trascendenza, la quale è comprensiva, ad ogni suo grado, di quelli inferiori, che vengono così trasumanati ed esaltati, nel senso di quella che ne è la cosiddetta “divinizzazione”. A questa medesima stregua, lo ripetiamo, ogni via dell’ascesa è sbarrata, per un uomo redento nella sua stessa abiezione. Riducendosi in questa guisa la morale da premessa attuativa nel verso della trascendenza, a mera convenienza sociale, onde ne abbia ad essere salvaguardata la mera sopravvivenza dei “redenti” ab aeterno, per reprobi che essi siano moralmente, ed impediti che siano nelle loro intelligenze ottenebrate e nelle loro volontà compresse. Questi stessi punti, già in nuce nel Luteranesimo, vengono amplificati all’assurdo nella dottrina di quel Calvino, nutrito dapprima nelle corti rinascimentali italiane, luogo di suadente abiezione, che finirà col fare di Ginevra quella che è ancora oggigiorno una delle capitali mondiali dell’usura. Per poi approdare sulle ripe anglosassoni dove, presso un popolo sospeso tra luciferismo e razionalismo, la sua dottrina troverà la patria d’adozione, per poi migrare come dicevamo all’inizio, alle sedi della Nuova Inghilterra e della Nuova Gerusalemme. Dov’è rimarchevole, che l’unico segno esteriore dell’elezione divina, a prescindere da certe qualifiche morali meramente sociali e congetturali, sarebbe quella ricchezza materiale, mutuata abusivamente dal Vecchio Testamento ebraico e cristiano, in ispregio degli stessi asserti dell’Evangelo, da perseguirsi ad ogni costo, specialmente nei confronti dei non credenti, anche attualmente norma primaria di valutazione dell’individuo negli Stati Uniti d’America. E se vogliamo dire qualcosa del tronco d’innesto di questo secondo abominio, l’Anglicanesimo, varrà la pena notare com’è che esso, con la sua “Chiesa del Re”, o della Regina secondo il caso, abbia ridotto la fede ad una caricatura grottesca, interrompendone così la successione sacramentale cristiana, quantunque in Oriente vi siano “chiese autocefale”, le quali si governano da sé, con la tradizione e la successione sacramentale, oltre che con la Scrittura. Se è anche che queste ultime, non saranno mai del tutto sottoposte, anche nei casi estremi di “cesaropapismo”, all’arbitrio di un potere pubblico del tutto secolarizzato, od anche allo stesso potere temporale inteso in senso sacrale. La qual cosa vale la pena osservarla anche per quel che concerne lo stesso cattolicesimo, nel suo configurarsi all’inizio del Medioevo, ed alla fine dell’Impero d’Occidente, e quanto a quello d’Oriente prima della separazione tra occidentali ed orientali, e dei noti contrasti tra papato ed impero. Ma quanto al Cattolicesimo, è da notarsi inoltre una sua incapacità di governare, contrariamente alle sue pretese, associata ad un suo contraddittorio suicidio in un dominio pubblico completamente secolarizzato, in contrasto con la sua concezione e derivazione sacrale di cui esso stesso era stato artefice, con la conseguente esaltazione di poteri privi il più delle volte di qualsivoglia investitura trascendente, con l’orrore dei suoi esiti ultimi “democratico cristiani”. Il che va di pari passo con l’accettazione cieca e supina di un’autorità pontificia assoluta, priva di qualsiasi qualificazione intellettuale trascendente, con il conseguente prodursi di concrezioni razionalistiche affatto a sé stanti, che a lungo andare ne oblitereranno, con il precedente difetto, le scaturigini superne con l’annessa legittimità sacrale. Onde la suddetta passività si renderà a lungo andare ricettiva di qualsiasi abominazione. Della qual cosa assistiamo ai risultati i più aberranti negli esiti modernisti e giudaizzanti, se non addirittura inferi, del neocattolicesimo postconciliare contemporaneo. Dov’è da osservarsi, com’ebbe a dirci un esponente atonita della cristianità Orientale, che il Protestantesimo non avrebbe fatto altro che espandere a tutti le prerogative esagerate di un pontefice romano, privo il più delle volte di ogni qualsiasi qualificazione trascendente, che abbia a guidare sulle vie del mondo. Ora, per tornare al nostro discorso, l’origine funesta di quell’abominazione nemica dell’uomo e d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, la quale risponde al nome di “Stati Uniti d’America”, è da ravvisarsi il fatto che per la prima volta, sulle coste della Nuova Inghilterra, fanno la loro comparsa, in una guisa via via sempre più inattenuata, non sottoposta alla fine a nessun limite, certi figuri perversi, armati di Bibbia in una mano, e di schioppo nell’altra. Personaggi inquietanti, disposti a tutto, ed a tutto sentendosi autorizzati, pur di conseguire le loro voglie aberranti, il cui ottenimento è da loro fatto passare per conseguenza dell’elezione e predestinazione divina, della Sua Volontà diretta nei confronti di quanti non siano assurti al rango di tanta ignoranza. Al loro cospetto, una massa da distruggere o sottomettere, sottoposta che sia alle leggi servili “noachidi”, com’ebbe a dire uno dei loro Presidenti. Loro premessa, preludio al loro successivo agire nel dominio pubblico, fu il cosiddetto “covenant”, il celebre patto che essi stabilirono sulla nave che li trasportava sulle coste del nuovo mondo, la famosa “Mayflower”, “Fiore di Maggio”, in realtà fiore del male. Patto che in seguito divenne l’elemento costitutivo, e non siamo informati se ebbe ad ispirarla in un modo esplicito oppure implicito, dell’aberrante, posteriore dottrina rouseauiana del “contratto sociale”. Il fatto è che qui ci si fonda in effetti su una concezione dell’esistenza umana, la quale è l’esatto contrario di tutto quello che concordemente ci dicono ab antiquo le varie tradizioni del genere umano, e la sana e corretta intelligenza, quanto al suo stato primordiale. Se non è che all’inizio vi sia l’individuo, la “specie indivisibile” ed incomunicabile, velleitariamente scissa dalla trascendenza, ma bensì la specie stessa attuata, in quanto onnicomprensiva, l’Uomo Perfetto adamico, del quale è scaturigine in divinis la Luce Universale del Vaticinio. Sicché non è certo da un patto tra individui che si possa originare l’unità superiore comprensiva, com’è per molte unioni contemporanee, accidentali e collettive, vale a dire, quelle entità esteriormente unite che se l’arrogano. Ma è dalla trascendenza comprensiva degli esemplari degli individui stessi, che discende l’unità, ovverosia l’unificazione dall’alto, che proviene solo da Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, in quanto comprensivo della totalità dell’essere. Quegli stessi “Padri Pellegrini”, all’origine dell’unione dal basso, nel verso del progresso massonico espresso dalla piramide tronca, avulsa dal “Grande Architetto dell’Universo”, o dal “Signore dell’Abisso”, sono all’origine, guarda caso, proprio di quegli Stati Uniti d’America di quell’unione esteriore ed illusoria, senza autentica unità, pure dal basso, che procede dal nulla al nulla, nella sua pretesa d’essere, ma in realtà nell’intensificarsi del regresso dissolutivo. Laddove la legge, invece che garante ed asserto dell’unità, è invece il prodotto di quest’accozzaglia, è il mero prodotto di una canaglia a ciò non qualificata, senza bisogno d’essere conosciuta in questa sua arbitrarietà. Com’è invece il caso per la sua discesa dalla trascendenza esemplare e comprensiva, includente le stesse particole umane, che richiede che essa sia conosciuta, per essere applicata, e non stabilita da un insieme di particole tra loro esterne, che pretendono di essere l’ultimo esito dell’ascesa della specie umana. Dicevamo dunque che il cosiddetto “covenant”, ovvero il patto tra individui scissi, è all’origine degli Stati Uniti d’America, e presumibilmente dello stesso patto sociale di Rousseau, per lo meno per affinità, ispiratore della Rivoluzione Francese, con i medesimi esiti funesti. Armati dunque, siccome dicevamo, di Bibbia e di schioppo, avidi delle terre della pretesa Nuova Gerusalemme della Nuova Inghilterra, costoro sono così pronti ad imporre la presunta superiorità della loro elezione divina, e della volontà perversa che ne deriva, in un crescendo continuo ed innominabile e di violenze e prevaricazioni. Volontà che ne deriva non in un’indipendenza creata che sia a sua volta frutto di grazia, com’è per le buone opere, ma mediatamente, come produzione diretta e reale ex novo di quella pretesa predestinazione immaginaria, per ciò stesso irresistibile ed inconculcabile. Tale da dare alle loro pretese assurde la forza del folle, del fanatico dell’ignorante colpevole per partito preso, considerando tutti gli altri popoli siccome loro acquisti, come loro mancipi, esca e combustibile del fuoco della loro ira e della loro ferocia. Oppure, considerandoli tutt’al più siccome materia informe, priva di per sé di ogni valore e dignità, da plasmare a loro completo piacimento, nel verso delle “magnifiche sorti e progressive” del liberal liberismo massonico, soggiogati che essi siano, ed usati per i loro fini d’arricchimento indiscriminato. Sempre pronti dunque, giunti che essi siano, bontà loro, a quest’ultimo livello, ad insegnare e ad imporre dall’alto della loro ignoranza a quanti ne sappiano ben più di loro. A differenza di quei barbari Germani e Mongoli che, dopo il primo furore della conquista, diventavano latini o cinesi, apprendendo di buon grado quel che era loro dapprima ignoto, a differenza di costoro essi, dopo i fumi della distruzione, si danno invece ad insegnare dall’alto dell’ignoranza sesquipedale e colpevole di chi sa tutto per partito preso. Ed il succedersi delle assai poco edificanti imprese di questa mala genia è a dir poco impressionante. Aiutati benevolmente e generosamente dagli indigeni del luogo a superare la dura prova del primo duro inverno nel loro nuovo insediamento, si daranno poi, come la serpe del villano, rimessisi in forze, a distruggerli senza pietà. Essendo questa una loro nota costante e costitutiva, la quale è andata avanti da allora sino alla Seconda Guerra Mondiale, ed oltre, fino ai ben noti eventi contemporanei di distruzione indiscriminata, e di soggiogamento di pretesi reprobi ed inferiori. Distruzione per lo più col fuoco, come fu per Dresda e per le città giapponesi, degli sventurati malcapitati, che talora si fidavano, come fu per gli Indiani, delle loro benevole profferte simulate di pace, seguita da un’educazione nel verso del nulla, all’insegna della “civilizzazione” dell’“etica democratica”, da parte di chi è del tutto privo di principi, che non siano quello insussistente e dissolutivo, sotto il colore di una socialità priva di ragione sufficiente. Civilizzazione dei cosiddetti “selvaggi”, o “primitivi”, anche se non è ben dato di distinguere da che parte stia l’autentica selvatichezza; o dove stia la primitività; oppure le lezioni, come dicevamo, della cosiddetta famigerata “etica democratica”, con annesse le illusorie escogitazioni psicoanalitiche alla Reich, a popoli di più antica civiltà, ridotti in seguito al rango subalterno di produttori di beni materiali di consumo sovente sovranamente inutili, in tutta eccessiva profusione. Tenendo conto del fatto che, oltre a che non si danno “primitivi”, ma in ogni caso, soltanto tralignati dallo stato di perfezione originaria edenica, come sottolinea, oltre alla Bibbia ed al Sacro Corano, ed alle altre tradizioni del genere umano, anche Platone nel Politico, vi è da rilevarsi che in quelle stirpi indigene, a parte la semplicità “edenica” della loro vita materiale, vi era un qualche ricollegamento al mondo delle origini, che si rifletteva nell’equilibrio con la natura, ente animato nei cui confronti era doveroso il rispetto, e nel culto del Solo Iddio, sia magnificato ed esaltato, creatore del tutto. Laonde è stato detto bene da Julius Evola, con riferimento ai loro tratti esistenziali, che in loro rifulgeva in definitiva qualcosa di aquilino e di solare, alcunché, aggiungiamo noi, di originario, sebbene fosse alterato e bruttato talora, specialmente in taluni di loro, specie nelle tribù matriarcali, da elementi di durezza e di ferocia; ma in ogni caso, nulla che fosse equiparabile neppure lontanamente alla barbarie dei loro nemici bianchi ed anglosassoni. E bene ebbe a dire lo Sprengler, sia pure nelle sue immaginazioni, semplificazioni, ed abusi, che la “civiltà” sviluppatasi nelle pianure fredde e nebbiose del Nord Europa è da definirsi “faustiana”, sempre in bilico tra un razionalismo esasperato, ed un luciferismo nascosto, ma prevalente e sostanziale, ammesso e non concesso che, a prescindere dalla rettificazione e dalla forma romana, si possa parlare ancora in questo caso di “civiltà”, e non di barbarie. In effetti, dalla Sassonia madre di Lutero, le cui sole fattezze tramandateci, irregolari ed inquietanti, dovrebbero pur dirci qualcosa, questo abominio si sarebbe propagato a parte della Gran Bretagna, esclusovi l’elemento celtico, donde poi, dopo l’innesto fatale del calvinismo usuraio ed antitradizionale, si sarebbe insediato alfine nella parte settentrionale del cosiddetto “Nuovo Mondo”, che nuovo non era affatto, se non per le fisime ingannevoli degli europei. Dicevamo di questa tendenza alla prevaricazione da parte di una stirpe contraddistinta da una sorta d’ignoranza innata, se l’abito è una seconda natura, la quale, esaltata poi dal calvinismo, l’avrebbe portata da ultimo al completo disprezzo degli altri in genere, e nella fattispecie, della loro superiorità intellettuale, sulla scorta appunto di quell’incomunicabilità infera “faustiana”, di chi appunto si vende a Lucifero per conseguire i suoi fini perversi. Convinzione corroborata dalle dottrine calviniste e luterane sull’inefficacia dei doni di natura e dell’arbitrio, a vantaggio della mera fede senza argomento, e della mera grazia senza ragione, ridotta in questo modo a cieco strumento di pretesa e fittizia elevazione, senza nessun intervento dell’intelligenza o della volontà, che abbiano a dare alla fede un senso ed un’intellegibiltà personali, che sarebbero state entrambe maledette ab origine. Ed è da riflettersi un poco sui tre rami di questo tronco sassone: il nord della Germania, l’Inghilterra, e la Nuova Inghilterra. Il nord della Germania subì a suo tempo una rettificazione da parte romana e cristiana che, giunta al suo culmine col medioevo di Alberto Magno, di Eckart, e di Cusano, andò man mano affievolendosi sotto l’influenza tellurica sassone, sino a ridursi a quello che è la Germania contemporanea, un allevamento di porci produttivi, asserviti agli anglosassoni ed al sionismo internazionale, l’esatto equipollente ripulito e modernizzato delle antiche tribù barbare vaganti tra foreste e paludi. Questo in definitiva avveniva nonostante il successivo, violento alterco con il restante mondo sassone, che non impediva d’intravederne l’unione profonda tellurica ed infera. Nel mentre nell’Inghilterra l’affermarsi dei Sassoni conobbe anch’esso un emendamento, dovuto anche quivi all’influsso della civiltà romana e cristiana, non interrotto neppure dalla conquista dei Normanni latinizzati, quantunque a tutto scapito di quell’elemento celtico più romanizzato e certo meno tralignato nei confronti delle origini. È qui che ebbe luogo, a nostro avviso, la più grave incrinatura, peggiore dello stesso luteranesimo, e delle elaborazioni formali della Rinascenza e dell’umanesimo italiano, in definitiva innocue, allorquando si ebbe che, in seguito all’affermarsi quivi per la prima volta, con grande anticipo sul resto d’Europa, di un potere regale assoluto ed arbitrario, la mancata qualificazione regale, con i suoi inevitabili abusi, ricondusse tutto un popolo alle sue magagne originali. Popolo che venne schiacciato, in modo che esso avesse poi a sua volta, come sotto una pressione irresistibile da scaricarsi anche all’esterno, a schiacciare, o ad ingannare le altre genti. È qui che si afferma per la prima volta, specialmente con le perversioni di Enrico VIII ed Elisabetta I, una regalità tanto violenta all’interno ed all’esterno, quanto caricaturale, del tutto illegittima, per ragioni più morali ed esistenziali che per motivi di successione. L’affermarsi quivi della Riforma protestante, adottata da quegli stessi Re i quali avrebbero dovuto essere i “Defensores fidei”, titolo del quale costoro tuttora si fregiano spudoratamente ed indebitamente, portò, oltre che alle prestazioni buffonesche di una “Chiesa del Re” completamente secolarizzata, del tutto avulsa dalla tradizione primordiale e dal circolo del Vaticinio, a quelle escrescenza tumorali calviniste e puritane di cui sopra, con i loro esiti letali. Escrescenze che andarono a cercare la loro nuova patria adottiva, siccome dicevamo, nella Nuova Inghilterra. E qui si ha una cesura a prima vista inspiegabile. Dopo l’affermarsi in Inghilterra, ad opera del Wren, della Massoneria Speculativa, con la sua indole controiniziatica ed infera, questa migrò verso quei nuovi liti, ivi affermandosi in piena corrispondenza con quel puritanesimo calvinista, che diede una sorta di fondamento fideistico esterno, “essoterico”, ai predestinati della grande opera del grande Architetto dell’Universo. È qui l’unità tra le due sponde dell’Atlantico, nell’uno e nell’altro verso dell’Atlantide maledetto, apparentemente si spezza. Quelli d’oltre oceano, temprati dalle loro poco edificanti imprese ai danni degli indigeni, le cui sventure il Tocqueville assegna menzogneramente, da simulatore qual era, a qualche destino maligno, a non si sa bene quale cattiva stella, si liberarono dalle tutela della grottesca regalità inglese, tirando fuori la piena possanza dei loro artigli. Le ragioni profonde di quest’evento altrimenti inesplicabile, data la piena unità d’intenti nel profondo delle due parti, è che quella d’oltre Oceano doveva liberarsi d’ogni remora, sia pure apparente, sia pure artefattamente simulata, per scatenarsi in tutta la sua brutalità e simulazione contro il resto del mondo. E Iddio ne sa di più. Dopo l’indipendenza, è tutto un succedersi crescente di orrori, sino alle inenarrabili abominazioni contemporanee. Dopo le due guerre iniziali con gli inglesi, ed il “compromesso dell’Oregon”, che riappacificherà per sempre i due tronconi anglosassoni, incomincia l’attacco al mondo. Dopo l’indipendenza, continuarono le stragi d’indigeni, con la cosiddetta “frontiera mobile” verso Occidente, in nome della prevaricazione arbitraria. Quindi le due aggressioni contro il Messico, l’una a favore della schiavitù, l’altra in nome del preteso “destino evidente”, altro che Nazionalsocialismo o Fascismo! Poi il colpo di stato in Colombia, che portò alla secessione di Panama, con le imprese di vari avventurieri criminali sorretti dal governo federale in Centro America. Quindi l’aggressione a Cuba, con pretesti artefatti ed apparenti, che furono l’inizio di quel vezzo del casu belli costruito ad arte, applicato nelle due guerre mondiali, pretestuosamente contro la colonizzazione spagnola, che portò all’occupazione coloniale di Portorico, delle Filippine, e di quella Guantanamo ancor oggi tristemente famosa. Per non tacere dell’aggressione agli stati del sud, con la loro inesorabile devastazione, sotto la scusa pretestuosa e simulata dell’abolizione della schiavitù, e così via dicendo, in un crescendo di orrori. Sarebbe ben lunga la lista di queste poco edificanti imprese. Fatto sta che durante e dopo le due guerre mondiali, e gli orrori ivi perpetrati, con interventi dal pretesto costruito ad arte, il mostro immondo divoratore si mostra al mondo imbellettato col lustro specioso della “democrazia”, della sua “libertà”, dei “diritti umani”. Nulla contano a questo riguardo i ben cinquanta colpi di stato messi a segno nel mondo dopo la fine della guerra. Nulla contano le varie elezioni invariabilmente truccate, all’interno ed all’estero. Dopo l’intervallo dell’isolazionismo, volto a rafforzarne i fondamenti di partenza, il trampolino di lancio, con la bestiale oppressione dei popoli dell’America latina, in combutta con le corruttele locali, in pieno accordo con la “vecchia volpe” inglese simulatrice ed ingannatrice, l’intesa con la quale sarà ferrea, dopo i primi tumulti di una separazione dovuta, la bestia immonda assetata di sangue umano è pronta per l’assalto al suo nuovo bersaglio: il mondo intero. E qui entra in gioco un elemento nuovo, quello ebraico, o sionista che dir si voglia, almeno in tempi più tardi. Elemento peraltro soltanto apparentemente nuovo. Lasciamo qui da parte le fole ridicole dei cosiddetti “angloisraeliti”, che si fingono a bella posta una discendenza degli Inglesi dalle dieci tribù del regno d’Israele distrutte dall’invasione Assira, e quindi del tutto scomparse, con un immaginare a dir poco grottesco, peculiare appunto degli anglosassoni. Il fatto è, che l’espulsione degli ebrei dalla Spagna ad opera di Filippo II d’Asburgo portò ad un completo sommovimento continentale. Già prima, com’è che avevamo già detto, l’intensificarsi in Inghilterra dell’arbitrio, dell’oppressione, e dell’indegnità regale, aveva dato i suoi frutti avvelenati con l’Anglicanesimo controtradizionale. Ora gli ebrei sono scacciati si, ma nondimeno non sono privati delle loro ricchezze, con un provvedimento in sé lodevole, ma assai male applicato, almeno è questa la supposizione più verosimile. Essi si stanziano quindi in Inghilterra ed in Olanda, tra brughiere e paludi, presso popoli che prima contavano poco o nulla, con le loro attività usuraie, quivi non sottoposte a nessuna remora legale e morale, che si sovrappongono alle loro precedenti dovizie, aggiungendosi a quelle coeve ginevrine. L’Inghilterra e l’Olanda iniziano la loro ascesa, e la Spagna la sua lenta discesa, dovuta non certo alla sua presunta incapacità, com’è la vulgata corrente, ma ritardata dal valore e dall’ostinazione dei suoi abitanti. Finendo col diventare preda degli usurai ebrei, sino ad essere privata delle ricchezze attinte dalla conquista dell’America. Ancora al giorno d’oggi, guarda caso, le multinazionali sono site per la loro maggior parte in Inghilterra, Olanda, e Stati Uniti con l’appendice finanziaria ginevrina. Ed è quivi che avviene l’innesto tra calvinismo ed ebraismo, tra un troncone mozzo, avulso dal circolo del Vaticinio, che esalta l’individuo, facendone un predestinato dall’Altissimo, e chi invece, insuperbitosi dei doni dell’elezione divina, ha preteso, contro ogni evidenza, di porsi contro la Sua stessa Volontà, aspirando al dominio materiale del mondo. Avendosi con l’Anglicanesimo tutta la tracotanza di una regalità caricaturale ed inautenticamente sacrale, sorretta dall’oro ebraico. Se andiamo nel profondo, possiamo bene affermare che le forze dell’inferno, di cui l’Ebraismo contemporaneo tronco e mutilo, privo del suo luogo di culto e del suo sacrificio, è l’espressione diretta, si sono assicurate il loro luogo, o per essere più precisi, i loro strumenti per eccellenza, l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’America. Ma non bisogna qui peraltro farsi indurre in errore. Una cosa sono i rapporti esterni, un’altra quelli tra esterno ed interno, un'altra quelli tra gli aspetti interni. Essendo necessario, in ciascuno dei tre casi, discernere vari livelli. Ed è così che, se all’esterno il sionismo appare come l’ispiratore del mostro americano con i suoi misfatti, sarà pure che ad un livello più interno andrà riconosciuto che i gruppi di pressione sionista in America condizionano l’uno e l’altra. Per non andare qui alla ricerca delle influenze più nascoste e più profonde, quelle infime quanto agli ordini dell’esistenza, che s’avvalgono sì dell’una e dell’altra realtà a modo di gingillo, ma avendo un rapporto preferenziale ed immediato con una soltanto, se l’immediatezza si definisce quanto ad un ordine derivato, al quale non è applicabile nel suo complesso. Andando dunque distinti per ogni realtà vari livelli, per cui se all’esterno una dipende dall’altra, non è detto che all’interno non avvenga il contrario, come avviene di converso per la trascendenza. Donde il gioco delle responsabilità tra Stati Uniti ed il sedicente Israele, o piuttosto, il sionismo internazionale, è alquanto complesso, richiedendo più livelli di discernimento. Il padre del male all’esterno potrebbe invece esserne all’interno, se riferito alla sua scaturigine profonda, il figlio. Dicevamo dunque che l’innesto tra Ebraismo degenerato e Calvinismo puritano, oltre che con l’Anglicanesimo, si esplicita con l’emigrazione ebraica verso i paesi del nord ovest d’Europa. Dove costoro prendono in mano, in nome dell’usura generalizzata, le redini delle attività mercantili e produttive, frammischiandosi alla popolazione locale. I Rotschild migrano dalla Germania alla Francia, e poi in Inghilterra, nobilitandosi nel frattempo in guisa cartacea, dopo avere accumulato immense fortune, insediandosi in un paese in cui l’elemento ebraico, a dispetto dell’ostilità popolare e delle classi colte, almeno in passato, è divenuto nel frattempo predominante, nonostante il suo numero esiguo. Si veda a questo riguardo dell’ostilità contro gli ebrei, il “Mercante di Venezia” di Shakespeare, con l’ebreo Shylock. I Guinness s’imparentano con i marchesi di Londonderry, assicurando loro i proventi della fabbricazione della birra, uno dei più diffusi veleni d’Occidente, guarda caso. Il tutto giunge al suo apice con Benjamin Disraeli, ebreo e massone, che porrà sulla testa di Vittoria Alessandrina, sgorbio deforme assunto al rango di madre amorevole degli sventurati popoli dell’”uncino” britannico, già Regina dei Tre Regni e dei Dominions, la corona usurpata d’Imperatrice delle Indie, addirittura, con l’enorme diamante ivi rubato. Allo stesso modo in cui nell’Impero dell’Iran, in seguito ad un colpo di stato favorito ed attuato dai soliti inglesi, per vendetta della disfatta loro inflitta dalla resistenza popolare al tempo dello sbarco di Bušer, grazie all’opera, anche qui, dell’ebreo massone Furuqi, Reza Pālānī, Cesta d’Asino, già figlio di n.n. e mulattiere del Mazanderan, poi graduato di gendarmeria, Mir Panj, Capo di Cinque, quindi nobilitato dagli inglesi in Pahlawi, personaggio oltre che oscuro, ignorantissimo e peggio che bestiale, usurperà quel Trono del Pavone, già bruttato dagli ultimi re Ķajari. Ma è negli Stati Uniti d’America, come dicevamo, che l’alleanza ferrea giunge al suo culmine. Datisi a sterminare gli indigeni, liberatisi dalle residue remore della Corona Britannica, voltisi quindi all’oppressione bestiale di tutto il continente Centro e Sudamericano, fattisi le ossa con l’isolazionismo, facevano per la prima volta, con la Prima Guerra Mondiale, il loro ingresso sul palco degli eventi mondiali, trionfando ancor di più con la Seconda. Sempre, com’è loro solito, con pretesti menzogneri d’intervento costruiti ad arte. Al che facevano seguito, a coronamento della loro opera nefasta, la creazione del sedicente Stato d’Israele, quindi l’abbattimento, o piuttosto, il riassorbimento dell’apparato sovietico, per darsi a brigare, con tutte le loro mene perverse, e con la costitutiva incapacità d’ordine, per imporre al mondo un disordine debilitante, che ne garantisca il predominio, ma compatibilmente con le loro voglie di sfruttamento, onde non s’abbia la distruzione completa dei paesi sottomessi, ridotti alla funzione di consumatori passivi. Nel mentre, nei paesi pretesi “progrediti”, Europa, Giappone, e dominions della Regina d’Inghilterra, si davano sempre più a stroncare, con una corruzione imposta e giunta a livelli sempre più inverosimili, e con la diffusione ad arte di un qualunquismo ed individualismo contrari ad ogni autentico spirito sociale e civile, ogni velleità di rinascita di quei popoli sventurati, privati oggigiorno, al termine della squallida tresca, anche dell’illusione del benessere consumistico. Individualismo che, si noti bene, uno dei loro Presidenti, il più stupido ed ignorante tra tanti stupidissimi ed ignorantissimi, ebbe ad esaltare come il “regno del bene”, contrapposto al “regno del male”, vale a dire, il collettivismo sovietico, contraddistinto, pure nella sua aberrazione, da un tenue barlume di superiore vita comunitaria. Ma tutto questo non basta, e si rende necessario adesso gettare un sia pur breve sguardo all’interno di questa realtà aberrante. Veniamo dunque a discorrere un poco dell’aspetto interno dell’America, vale a dire, degli Stati Uniti, di questo corpaccio immane e ributtante, del quale ci basti sapere che una qualche unità falsa e capovolta, una qualche intelligenza invertita s’avvale a piacimento, e non vale qui la pena di discutere dei livelli di quest’ultima, sia che si tratti d’Israele, o dei gruppi di pressione ebraica che agiscono al suo interno, o di mafia, massoneria, o degli altri “poteri forti” già più nascosti, o del grado infimo della dissoluzione infera sulla soglia del nulla, nella sua velleitaria ed illusoria contrapposizione all’essere. Il che avviene nell’indifferenza indolente, o nei ciechi sussulti di collera di quello che ha la disgrazia di essere il suo popolo, forse il più oppresso del mondo. Che è ridotto, nella sua ignoranza, quando qualcuno voglia ribellarsi, a prendere una delle tante armi in libera vendita e circolazione per compiacere gli interessi dei loro fabbricanti, e sparare alla gente in un luogo pubblico, perdendosi anche le altre proteste popolari ben presto, sottoposte come sono alla repressione ferrea degli apparati locali e federali, la cui ferocia è nota. Il tutto all’insegna della lotteria ingannevole dell’arricchimento facile, che facile non è, propalata dalla propaganda del cosiddetto “sogno americano”, il sogno del nulla. Un famoso uomo pubblico sovietico ebbe a rispondere anni or sono alla domanda di un giornalista, che gliene paresse di New York, che era piena di mendicanti. Un giornalista italiano ebbe ad affermare candidamente, che i poveri e disperati che aveva visto negli Stati Uniti, li aveva visti in precedenza, in tal numero, solo in India, dove si è peraltro in presenza di tutt’altra compagine sociale, in molti casi ancora dal sapore tradizionale, con tutta la solidarietà che ne consegue. Qui invece, niente altro che il nulla. Noi reputiamo, che all’interno dello stesso Occidente si abbiano ben pochi ragguagli, propinati ad arte al fine di alimentarne la leggenda ingannevole, essendo i più nascosti di proposito, sugli orrori della tristissima realtà americana. Gli stessi suoi abitanti, e diretti testimoni, e vittime predestinate, finiscono il più delle volte col tacere per partito preso, resi stolidi da una propaganda omnipervasiva, capace di insinuarsi in profondità nella compagine delle potenze animiche, che ne fa loro accettare l’illusione e l’inganno luciferico. Oppure perché preferiscano restare in silenzio su questi orrori, per scoramento e rassegnazione, o per paura di un potere assoluto ed omnipervasivo, capace di reagire sia occultamente sia palesemente ad ogni loro reazione, alla faccia delle pretese libertà “democratiche”. E non vogliamo qui considerare le testimonianze di quegli stolidi, pronti a prendere tutto per buono, purché ne sappia d’America, il che la dice lunga sulla decadenza dell’uomo contemporaneo. È di qualche mese oro sono la solita, becera montatura antiiraniana dei mezzi d’informazione occidentali (tentar non nuoce, tanto vale!). In seguito alla quale, uno dei soliti insulsi giornalistucoli prezzolati ed ignoranti di un grosso, e non grande giornale italiano, sempre in prima linea in queste squallide mene, imposte dall’alto, o meglio, dal basso, in barba alla libertà di stampa, ebbe la stolidezza d’affermare e d’argomentare, dopo avere insultato il Presidente eletto dal popolo, e non dai poteri forti, della Repubblica Islamica dell’Iran, che “l’Iran non è l’America”; a tutto favore di questa, non c’è neppure bisogno di dirlo. Accusandolo di “faccia tosta”, alla faccia delle leggi italiane sul “vilipendio a capo di stato estero”, almeno in questo caso non applicate, rendendo il tributo dovuto a chi lo comanda e lo paga. Campagna di stampa che aveva proposto addirittura a modello degli Occidentali un’adultera omicida di suo marito (poveri mariti d’Occidente!), condannata a quella lapidazione, prevista anche da quella legge mosaica mai abrogata da Gesù, la pace su di lui, e certo meno dura delle feroci procedute di condanna a morte vigenti in America. Il Presidente suddetto aveva avuto l’ardire di ricordare che negli Stati Uniti, negli stessi giorni, una minorata mentale era stata condannata a morte, in spregio alla legge di natura, ed a quelle rivelate, in un paese dove non è infrequente che minorati e minori salgano sul patibolo. È difficile riuscire a capire in che cosa consista la faccia tosta di cui egli veniva accusato. Ma le fandonie e la malafede non hanno limiti. Ed inoltre, “la madre dei cretini è sempre in cinta”! Il giornalistucolo suddetto si profondeva inoltre in squinternate elucubrazioni sull’abolizione della pena di morte, forse auspicabile in Occidente, datane l’arbitrarietà e la fallacia delle leggi, ma non certo nel mondo islamico, applicate che ne siano le leggi. Che non avrebbe in definitiva altro risultato che quello di disarmare le vittime, garantendo l’impunità ai carnefici; introducendo una specie di pena di morte generalizzata a danno delle stesse vittime, in una sorta di sacrificio umano delegato ai criminali d’ogni sorta, a cominciare da quelli di guerra, specialmente se americani. Ignorando tutte le leggi di natura, la cui conoscenza non ammette scuse e deroghe, eguali a quelle del Vaticinio, a cominciare da quella dello stesso Gesù, come dicevamo, la pace su di lui, che ha affermato a chiare lettere nell’Evangelo, che egli non era certo venuto ad abrogare la legge mosaica. Laonde è chiaro il fine, neanche troppo nascosto delle varie campagne in tal senso, volto all’eliminazione di chi almeno si sforza di percorrere la retta via, che costoro peraltro non riconoscono, ma nondimeno conculcano in tutta pervicacia. Ora, vogliamo essere buoni, riconoscendo che questo cialtrone, almeno verbalmente, ha ragione. L’Iran non è l’America. L’Iran islamico si fonda su una civiltà giuridica antichissima e profondissima, radicata nella Legge e nella Rivelazione d’Iddio, sia magnificato ed esaltato, dove nulla v’è d’arbitrario, che venga stabilito a loro piacimento da un governo o da un parlamento d’ignoranti e di cialtroni, del tutto ignari di legge, a dispetto dei loro titoli universitari. Ma ogni norma deve essere o dedotta dai suoi principi, conformemente ai dettami di una scienza deduttiva esattissima e sottilissima, o deve essere da essa vagliata, senza che nulla le sfugga. Qualcosa di simile a quello che in passato era stato da noi, e che adesso non è più, il diritto romano. Nei riguardi delle cui leggi, Cicerone affermava nella Filippica XI: “Est enim lex nihil aliud, nisi recta, et a numine deorum tracta ratio, imperans honesta, prohibens contraria” (chè la legge non è altro che una norma basata sulla giustizia e derivata dalla volontà divina, che ordina il bene e vieta il male). Definizione perfettamente applicabile alla civiltà giuridica islamica, sostituito che sia il plurale “deorum”, con il singolare “Dei”. Nulla di tutto questo per l’America, e per il mondo anglosassone in genere, nella sua barbara commistione di modernismo sfrenato, e di primitivismo, o piuttosto, di tralignamento primitivistico il più retrivo. Qui il “Mos Maiorum” degli antichi romani, il “Maºrūf” coranico della tradizione giuridica islamica, ciò che è noto dalla tradizione primordiale adamica e dall’intelletto, è contraffatto dalle sentenze ridicole di giudici pazzi, o stupidi, od ignoranti, che poi fanno supinamente testo, contro ogni codificazione scritta. Qui un potere poliziesco pressoché illimitato, in particolare, lo “sceriffo”, o gli agenti federali, ma non solo, possono incarcerare a piacimento ed anche ammazzare il malcapitato che finisca loro per le mani: altro che “habeas corpus”, la norma giuridica per cui l’incarcerato deve essere rilasciato entro un certo tempo, se non viene formulata contro di lui un’accusa! Qui lo Sceriffo locale può costruirsi campi di concentramento dove torturare ed ammazzare a suo piacimento i suoi detenuti, senza nessuna limitazione legale. Qui il giudice, eletto “democraticamente” dalle mafie locali, senza nessuna autentica partecipazione popolare, a prescindere dalle sua competenze in materia, può condannare chiunque, anche un minorenne, anche per i più futili motivi, alle pene più arbitrarie e più aberranti, da lui inventate di sana pianta, a prescindere, od in completa assenza delle indicazioni di un qualche codice. Perché, in definitiva, la legge scritta qui o non esiste, o è del tutto arbitraria. Qui solo chi ha i soldi può difendersi nei tribunali, e le galere, le più affollate del mondo, sono piene di disperati, il cui solo peccato è di non avere le tasche piene di denari, nei cui confronti, anche minorenni e minorati mentali dicevamo, viene spietatamente applicata la pena di morte, con procedure d’esecuzione le più barbare e crudeli, con una funzione precipua di deterrente e pressione sociale. Qui una donna povera e gravida può vendere, anche prima del parto, quello che sarà il frutto del suo grembo, al ricco di turno. Qui un povero può morire per la strada senza nessuna assistenza, perché non ha i soldi per pagarsi l’ospedale, o l’assicurazione sanitaria riservata ai ricchi. Qui i servizi segreti, “poteri forti” onnipotenti e senza responsabilità palese, possono fare sparire nel nulla il malcapitato di turno, chi si opponga alle malefatte del regime brutale, ammazzandolo o facendolo internare in uno dei tanti famigerati campi di concentramento, segreti o no che essi siano. Qui si spara sui disperati affamati che cerchino di procacciarsi il cibo nei quartieri poveri, talora dopo essere stati abbandonati a sé stessi dopo una calamità naturale, oppure sugli studenti che protestino contro una delle tante guerre di regime. Qui la polizia può spezzare impunemente le ossa od ammazzare il malcapitato indigente di turno. Qui la Carta Costituzionale può difendere, com’è che avvenne in passato, il diritto al possesso di schiavi negri. E non dimentichiamo, come i “Padri Fondatori” di questo abominio fossero appunto proprietari di schiavi negri. Qui la droga viene usata, all’interno ed all’estero, per debilitare chi non si adegui, o sia un pericolo potenziale, avvalendocisi della mafia come strumento di potere, per diffonderla nei quartieri poveri, come avvenne per stroncare il celebre movimento delle Black Panters. E ricordiamoci gli accordi con la stessa, per assicurare la millantata quiete dei quartieri ricchi. Qui ognuno può acquistare e portare armi, usandole poi a suo piacimento per ammazzare chicchessia, per compiacerne gli interessi dei fabbricanti. E chi più ne ha, più ne metta in questa poco edificante galleria degli orrori, le informazioni sulla quale le abbiamo attinte da quanto trapela di quando in quando dalla stessa stampa occidentale, o da produzioni televisive di coraggiosi elementi di quella opposizione interna, che pure esiste ed alla quale va reso onore. Dov’è da notarsi, che questi prodotti nessun effetto hanno su di una comunità resa stolida dal lavaggio del cervello di una propaganda omnipervasiva, e dalla violenza di regime, ed è soltanto per questo che essi vengono tollerati. Dove non è da tacere delle elezioni truffa, sempre contraddistinte dai brogli, e dalla mancata partecipazione popolare, ridotta a minimo, oltre che per la sfiducia generalizzata, da leggi liberticide; che impongono una tassa impagabile per i poveri, od un fisso domicilio in un paese, dove milioni e milioni di persone, non avendo i soldi per pagarsi una casa, vagano ininterrottamente in automobile, per bisogno, e non per amore di una libertà peraltro inautentica, come pretenderebbe invece la propaganda occidentale corrente. Dove una parte considerevole della popolazione vive in case di legno, o addirittura in baracche, il che spiega l’entità sproporzionata dei danni causati in questo paese dagli uragani, confrontabile solo con quella dei paesi più poveri e disagiati. Essendo Los Angeles, per esempio, ci è stato detto, un conglomerato da incubo, estesa per cento chilometri, senza nessuna differenza, che non sia quella tra la sua parte ricca, e quella povera. E siamo convinti che così è anche per le altre città, al di là di spettacoli ingannevole com’è quello dei grattacieli di Manhattan e di altre città, peraltro orribili soltanto a vedersi. Qui il consumismo è legge suprema, ma non si dovrebbe dire “consumismo”, quanto piuttosto abitudine indotta all’acquisto, per cui costoro comprano molto, consumano poco, e gettano il resto nella spazzatura, da dove un accattone può attingere abbondantemente di che vivere. E la loro vita ha tratti da incubo: tutto suddiviso e definito, in tempo per tutto, in un delirio di velocità e di fretta affatto prive di ragione sufficiente. Per tacere di certe losche iniziative, per cui se ne vanno in giro per il mondo alla ricerca di bambini da sottrarre alle loro famiglie, da educare poi nelle loro università, sovente luogo di formazione di scherani e bruti pervertiti, all’insegna dell’americanismo più sfrenato, tanto da farne dei fanatici pronti a tutto, in particolare a sbraitare ed agire contro le loro culture d’origine, presentate come barbare ed arretrate, in confronto con il preteso paradiso americano e la sua immaginaria civiltà, com’è il caso per il padre dell’attuale Presidente, a suo tempo pastore di capre in Africa, certo con più dignità. E preparandoli come le future classi dirigenti dei loro sventurati paesi, conquistati che essi saranno, oppure da sostituire ai vecchi utensili che siano andati fuori uso. Università statunitensi, le quali peraltro se ne vanno anche in giro per il mondo a comprare di tutto, specialmente presunti “cervelli“, in realtà gente del tutto priva d’intelletto, che altrimenti resisterebbero alla prova, allettandoli con denari, e cattedre, e notorietà, o per farne strumenti passivi, come i primi, delle loro mene e dei loro misfatti, oppure per mostrarli al mondo con orgoglio tutto plebeo, alla medesima stregua dei tesori di cui vada fiero un arricchito. E tacciamo delle abominazioni, per certi versi anche peggiori, del mentore, nel nome della fratellanza massonica e satanica, di questa meravigliosa “civiltà giuridica”, si fa per dire, sempre sospesa tra il patibolo, ed il suo sinistro carnevale perenne, dell’Inghilterra, il paese delle pretese, non si riesce a capire bene quali “libertà”, immaginarie ed illusorie, vale a dire, della libertà di potere dire e fare tutto, a condizione di non contare nulla, e poi nulla. Con le sue procedure elettorali truffaldine ed impopolari, con i suoi privilegi riservati ai detentori del potere e del denaro, con la sua “common law”, la legge comune, che altro non è, come avevamo già detto, che l’accettazione delle decisioni arbitrarie di giudici completamente asserviti al potere, con la sua “Magna Charta Libertatum”, in mancanza di una carta costituzionale scritta, che è in realtà la codificazione dei privilegi dei potenti, fatta poi passare per fonte delle libertà. Con tutte le stragi, l’oppressione disumana, lo sfruttamento bestiale del suo impero coloniale, l’“uncino” esteso ad un quarto delle terre emerse, con il disprezzo ostentato per popoli di ben più antica e valida civiltà e cultura, ammesso che per gli inglesi si possa trattare di “civiltà”, e non di mera imitazione, o di sola distruzione, e le poco edificanti imprese nel campo della pirateria, e del commercio di droga, e degli schiavi negri, e via dicendo. E va qui rilevata la circostanza inquietante, per cui questi due mondi gemelli, avanguardia della dissoluzione infera al nostro livello d’esistenza, sono il brodo di cultura di quasi tutte le infezioni neospiritualiste, a prescinderne dall’origine remota, della maggior parte delle aberrazioni settarie del nostro tempo, propalate al mondo intero, con la partecipazione primaria, appunto, di donne ed anglosassoni, com’ebbe a dire Guénon. Dallo spiritismo delle sorelle Fox, alla New Age, religione “fai da te”, nata in quella California, dove gli invertiti sessuali superano oramai di numero le persone normali. Per tornare all’America, non possiamo ancora tacere delle varie, innumerevoli guerre d’aggressione con cui il Presidente di turno, più o meno pazzo, ma sempre sanguinario, se ne va in giro per il mondo a fare lo spaccone, prendendosela sempre con deboli ed indifesi, spesso dopo averli talora ingannevolmente disarmati, come avveniva per i Pellerossa. Per tacere delle guerre vinte dalle armi altrui, ma di cui hanno usurpato il merito e quasi tutti i vantaggi, com’è avvenuto appunto per la II guerra Mondiale in Europa. Con l’uso, sinora unico, dell’arma nucleare, ed i vari crimini di guerra, con la strage d’intere popolazioni, sino agli ultimi tristi fatti d’inganno e d’aggressione, con pretesti vari e mendaci, che hanno sempre accompagnato la vicenda umana di questo abominio, di questo paese maledetto da Iddio, sia magnificato ed esaltato, e dagli uomini. Del quale è da rilevarsi l’attitudine innata alla menzogna, che gli fa fare concorrenza allo stesso Lucifero, il bugiardo per eccellenza. Troppo lungo sarebbe l’inventario delle città distrutte e delle popolazioni decimate dai bombardamenti aerei, con e senza pilota, delle varie stragi grandi e piccole, poi esaltate come atti di “valore”, dei popoli ridotti crudelmente all’inedia, o dal mercato selvaggio, o dall’arma delle “sanzioni” illegali e gratuite, degli atti terroristici, dei quali poi danno la colpa alle vittime, delle messe in scena a giustificazione di aggressioni a sangue freddo, dei colpi di stato, dell’appoggio alle dittature più sanguinarie, senza dimenticare che “causa potior effectu”, essendo costoro ben peggio dei loro peggiori protetti. Quello di cui noi siamo certi, è che il mostro immondo divoratore di uomini è oramai vicino alla fine, assieme al suo mentore, al suo aborto sconcio e ributtante, al sedicente “stato d’Israele”, ed alla mosca cocchiera inglese. Ne siamo certi, e ne supplichiamo Iddio Altissimo, che sia magnificato ed esaltato. Questo, a dispetto delle ultime esalazioni venefiche, e dei sussulti di collera cieca del mostro che muore, per terrificanti e devastanti che possano essere. O che il mostro immondo venga distrutto dallo stesso intervento divino, come la Babilonia dell’Apocalissi, o da un disastro apparentemente naturale, come successe già per altri empi, o dall’Imam Mahdi al tempo del suo palesamento, che Iddio voglia affrettarcene la gioia, oppure dalla giusta collera degli uomini prima della sua manifestazione, noi siamo fatti certi dalle promesse divine, che il suo destino è segnato, nella speranza che, a Iddio piacendo, la sua ultima ora sia vicina, del che noi Lo invochiamo di cuore. Noi siamo convinti che, allorquando la bestia mostruosa affamata di carne umana cadrà, e finirà la sua lunga scia di sangue, vi sarà un immenso grido di gioia, in cielo ed in terra, da parte di tutti gli oppressi, di tutti i prigionieri del suo apparato iniquo, di tutti i suoi schiavi, manifesti o no, di tutti gli sfruttati ridotti alla miseria, di tutti gli internati addetti al lavoro coatto nei campi di concentramento eretti dalla sua barbara brama di lucro, di tutti gli addomesticati ingrassati a forza come porci, risvegliati che essi si siano alfine. Ed in definitiva, di tutti quelli che abbiano dovuto soffrire dell’avidità insaziabile di questo simulacro impuro e disgustoso, incarnato nei suoi tanti fantocci infernali dalle fattezze carnevalesche, o dalla faccia feroce, con le loro mosse meccaniche, e la loro espressione spenta e stolida da posseduti, i quali se ne vanno in giro per il mondo, in tutta sicumera, a dare ordini perentori, od a proferire oscure minacce. Perché Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, siccome recita più volte il Sacro Corano, ha potere su tutte le cose. A cura di Islamshia.org © E' autorizzata la riproduzione citando la fonte