Discorso di S.H.Nasrallah nel funerale del Martire Imad Moghniyeh (14-02-2008)
Discorso di S.H.Nasrallah nel funerale del Martire Imad Moghniyeh (14-02-2008)
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Traduzione dall’arabo a cura dell’Associazione Islamica “Imam Mahdi” (AJ)
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Col Nome d’Iddio Clemente e Misericordioso Discorso integrale tenuto da Seyyed Hassan Nasrallah, Segretario Generale di Hizbullah del Libano, in occasione dei funerali del martire Hajj Imad Moghniyeh tenutisi a Beirut il 14 febbraio 2008. Per l’anima del caro e amato fratello, la guida, il martire, Imad Moghniyeh (Hajj Radwan), e per quella di tutti i martiri, i martiri della Resistenza, della patria e della Ummah, recitiamo la sura al-Fatiha (la prima sura del Sacro Corano, n.d.t.) quale ricompensa per le loro anime pure. Mi rifugio in Dio da Satana il lapidato. Col Nome di Dio Clemente e Misericordioso. La lode appartiene a Dio, Signore dei mondi, e la preghiera e la pace sia sul nostro Maestro e Guida, il nostro Profeta e Sigillo dei Profeti, Abul Qasim Muhammad (A), la sua pura famiglia e i suoi scelti ed eletti Compagni, e su tutti i Profeti e Messaggeri. La pace, la misericordia e le benedizioni di Dio siano su tutti voi. Innanzitutto chiedo scusa a tutti i fratelli e le sorelle che si trovano sotto la pioggia. Chiedo a Dio di accettare la loro pazienza, poiché essi sono tra i pazienti. Dice Dio Onnipotente: “Tra i credenti ci sono uomini che sono stati fedeli al patto che avevano stretto con Dio. Alcuni di loro hanno raggiunto il termine della vita, altri ancora attendono; ma il loro atteggiamento non cambia.” (Sacro Corano, 33:23) Il martire Imad Moghniyeh (Hajj Radwan) aveva prestato un giuramento sincero a Dio, aspettava ardentemente di incontrarLo, ed è diventato martire negli stessi giorni del martirio di Abi Abdillah al-Husayn (as), il Principe dei Martiri. Hajj Radwan era pronto a versare il proprio sangue e indossava il kafan (abito funebre islamico, che qui simboleggia l’attesa e il desiderio di donare la propria vita sulla Via di Dio, n.d.t.) sin dalla gioventù, costruiva la vittoria e chiedeva il martirio, raggiungendo infine la mèta desiderata. Esprimo le mie congratulazioni per questo onore divino. Hajj Imad Moghniyeh proviene da una casa interamente impegnata nel jihad, e questa casa, che ancora esiste, si è trasformata nella casa del martirio. Prima di tutto esprimo le mie congratulazioni e condoglianze ai suoi cari, amati e nobili genitori. Auguri a voi per questo martirio divino e per questa vostra pazienza. Lasciate che tutto il mondo sappia che questa casa totalmente impegnata nel jihad ha dato tutti i suoi figli come martiri: Fuad, Jihad (1) e ora Imad. Questa famiglia, dal primo all’ultimo, è rimasta salda sulla via del jihad e del martirio. A sua moglie combattente, pronta al sacrificio e paziente, alle figlie e ai figli, ai suoi amici e compagni combattenti e resistenti in Libano e Palestina e in ogni terra dove vi è jihad per Dio, porgo i miei auguri perché il nostro amato fratello ora indossa sul petto l’immensa medaglia divina, e le mie condoglianze per la perdita di un caro padre, fratello, combattente e guida. Hajj Imad Moghniyeh appartiene a quella schiera di comandanti la cui lotta, sforzo, stanchezza e vita erano interamente e segretamente offerti a Dio Altissimo. Sono soldati di Dio sconosciuti in terra ma conosciuti nei cieli, che non difendono loro stessi, ma difendono la Ummah, la patria e la verità e non si aspettano per questo alcuna ricompensa. Essi sono immuni da ogni ingiusta accusa partorita da diffamatori e mentitori, e non vedono la propria esistenza al di fuori del campo del jihad e del sacrificio. Dopo il martirio di queste persone, è nostro dovere mostrare il loro volto luminoso, la verità della loro esistenza e i loro grandi sacrifici. Oggi è diritto di Hajj Imad Moghniyeh, come martire di questo popolo, essere conosciuto, affinché la gente sia giusta nei confronti di persone come lui e tragga ispirazione dalla sua lezione, spirito e lotta, per il beneficio della gente e non suo. Hajj Radwan oggi è nella grazia di Dio e tutto ciò che viene detto in questo mondo temporaneo, tutte le lodi e le belle parole sul suo conto non eguagliano in alcun modo il valore di coloro che si sono distaccati totalmente da questo mondo (nel corso della loro vita). Fratelli e sorelle: non siamo rimasti sorpresi da questo martirio, che aspettavamo in realtà da venticinque anni, perché tutti noi apparteniamo a una scuola i cui Profeti, Imam e guide sono tutti diventati martiri. Noi, oggi, con il martirio di Hajj Imad, ci troviamo quindi sul nostro sentiero naturale, al pari di quando ricevette il martirio la nostra guida e maestro, il Segretario Generale Seyyed Abbas al-Mussawi (2), o come quando divenne martire lo Shaykh dei martiri, Shaykh Ragheb Harb (3). Noi siamo nel mezzo di un combattimento reale e sanguinoso, in difesa della nostra patria e della nostra nazione, dei nostri luoghi santi e della nostra dignità di fronte a tutte le aggressioni, minacce e pretese di Israele e Stati Uniti e di tutti coloro che li spalleggiano. Fratelli e sorelle, oggi, con questa pioggia e con questo tempo limitato, non è il momento di parlare e dibattere su Hajj Imad. Dai prossimi giorni questo sarà uno dei nostri doveri, ma adesso che abbiamo davanti il nostro martire e la sua pura salma, e con tutto il mondo che attende di ascoltare in questo momento la posizione di Hizbullah, vorrei sottolineare alcuni punti. Primo: Essi, cioè i sionisti, vedono nel martirio di Hajj Imad un grande successo, mentre noi vi vediamo un segno che annuncia la vittoria imminente e finale, a Iddio piacendo. Rinfreschiamoci un po’ la memoria. Pensiamo alla nostra situazione dopo il martirio di Shaykh Ragheb. Lo hanno ucciso, ma hanno moltiplicato la Resistenza. Israele ha dovuto quindi lasciare Beirut, Jabal, la Beqaa occidentale e la maggior parte del sud ad eccezione della fascia occupata, grazie al suo sangue puro e alla sua ferma resistenza, non mediante risoluzioni internazionali e interventi mondiali, che sono sempre schierati dalla parte dei sionisti. Pensiamo alla nostra situazione dopo il martirio di Seyyed Abbas al-Mussawi. Lo hanno ucciso, pensando che con il suo assassinio la Resistenza sarebbe finita, ma in realtà si è moltiplicata e ha continuato a crescere. E dopo pochi anni Israele è stato sconfitto e nel 2000 è uscito dal Libano umiliato, grazie al suo sangue e a una Resistenza che porta il suo nome e la sua bandiera, non per le risoluzioni internazionali e interventi mondiali. Oggi hanno ucciso la nostra guida e fratello Hajj Imad Moghniyeh. Essi credono che con la sua uccisione la Resistenza crollerà. Lo hanno ucciso nel contesto della guerra di luglio 2006 che ancora continua perché – o fratelli e sorelle – non vi è stato il cessate il fuoco, e prosegue a livello politico, mediatico, economico e strategico, ed è sostenuta dagli stessi che la sostenevano allora. È stato ucciso in questo contesto. Ma essi sono in completo errore, al pari di quando uccisero Shaykh Ragheb e Seyyed Abbas. Dalla guerra di luglio – in cui Hajj Imad Moghniyeh ha avuto un grande ruolo – e con il suo sangue versato ora, tutto il mondo prenda nota, e di questo mi assumo la responsabilità: è iniziata la fase del crollo di Israele. È stato il sangue di Shaykh Ragheb a metter fine alla maggior parte della loro occupazione del territorio libanese. È stato il sangue di Seyyed Abbas a metter fine all’occupazione di tutte le zone occupate, a eccezione delle fattorie di Sheba’a. Ed è il sangue di Hajj Imad Moghniyeh che metterà fine alla sua (di Israele, n.d.t.) esistenza, se Dio vuole. Non sono parole frutto dell’emozione e della retorica, ma della lucidità e – ascoltate attentamente – della consapevolezza. Tutti voi conoscete Ben Gurion, fondatore del regime sionista nella Palestina occupata, e quindi colui che meglio conosce i punti di forza e debolezza di questo regime, le cause della sua permanenza e del suo crollo. Ascoltate bene cosa dice Ben Gurion; se la maggior parte dei capi arabi lo avessero letto, questo conflitto sarebbe finito da molto tempo. “In verità Israele crollerà dopo che subirà la sua prima sconfitta militare.” Non dice che avrà problemi di difesa nel sud del Libano, nelle alture del Golan o altre parti. No! Parla del crollo di Israele, di questo “potente” regime. Israele ha combattuto la sua guerra nell’estate del 2006. I sionisti hanno denominato questo conflitto la loro “sesta guerra”, e in questo modo è conosciuta anche dagli altri nel mondo, ma i grandi analisti israeliani l’hanno chiamata la “prima guerra”. Tutti gli israeliani, di destra e di sinistra, gli estremisti e gli estremisti tra gli estremisti, perché non ci sono moderati fra loro, tutti concordano che Israele in questa guerra è stato sconfitto! Winograd ha cercato di stilare un rapporto alleggerito e pragmatico per proteggere quanto è rimasto di Israele, ma non ha potuto nascondere questa realtà ripetuta cento volte. Questo dimostra la debolezza, la sconfitta e l’illusione nella direzione politica, militare e di intelligence israeliana. Questo lo ha affermato Winograd, il presidente dell’inchiesta designato da Olmert stesso, non Moghniyeh, esponendo peraltro solo una parte della realtà e ammonendo Israele della strada che sta percorrendo. Vi faccio una domanda: perché, nonostante disponessero del più potente esercito del Medio Oriente e delle più avanzate tecnologie del mondo, sono stati sconfitti? Semplice…Perché in Libano per trentatré giorni hanno affrontato una Resistenza sincera, organizzata, coraggiosa. Hanno affrontato Imad Moghniyeh, i suoi fratelli e i suoi allievi, che preparavano l’agguato ai sionisti, li combattevano con intelligenza, coraggio e astuzia. Così Israele ha subito la sua prima sconfitta, ed è quindi, secondo le sue regole e tradizioni storiche, e in base alle previsioni del suo fondatore, condannato al crollo. E crollerà presto, a Iddio piacendo. Con il sangue di Hajj Imad Moghniyeh - questo sangue puro e innocente che ha completato il risultato del sangue di Shaykh Ragheb, di Seyyed Abbas, di Fathi Shaqaqi (4), di Ahmad Yassin (5) e di tutti i martiri della Resistenza, sia guide che combattenti - con la purezza e sincerità di questo sangue, l’essenza di questo regime canceroso e aggressore, che è stato insediato nel cuore del nostro mondo arabo-islamico, sarà cancellata. Secondo: Assicuro a tutti gli amici e a tutti coloro che sono preoccupati, che il nemico ha commesso una follia immensa. Ho davanti a me Hajj Imad e tutti i fratelli che conoscono la verità. Dico agli amici e ai nemici: non vi è un indebolimento o squilibrio nel corpo e nei ranghi della Resistenza. I fratelli di Imad Moghniyeh continueranno la sua strada, il suo obiettivo e il suo jihad. Il suo sangue, al pari di quello dei suoi predecessori come Seyyed Abbas, crea fratellanza e solidarietà tra i membri di Hizbullah. Gli israeliani non conoscono cos’è questa unità spirituale ed emotiva presente all’interno di Hizbullah! Non sanno quanto si sono nuovamente rafforzate le ragioni e gli stimoli all’interno della Resistenza! Essi non lo sanno, perché appartengono totalmente a un’altra cultura. Ma il sangue il Hajj Radwan ha aumentato la nostra forza, unità e solidarietà, e ci farà proseguire il sentiero e allargare i nostri orizzonti. In questo momento vorrei dire al nemico, prima che all’amico, che Hajj Imad e i suoi fratelli sono riusciti a compiere tutti i loro doveri. E se oggi cade un martire, questi ha lasciato ben poco da completare. Dopo la fine della guerra di Luglio, abbiamo iniziato a prepararci per il giorno successivo, perché sappiamo che Israele aggredirà di nuovo il Libano e lancerà una nuova guerra nella regione e contro la nostra patria. Anche Winograd afferma questo nel suo rapporto. Sin dal 14 agosto i profughi sono ritornati alle loro case e la maggior parte dei nostri membri ha iniziato la ricostruzione. Ma i combattenti, dal primo giorno successivo alla guerra, si sono preparati per il conflitto a venire. Ciò che è successo nel passato accadrà anche nel futuro. Hajj Imad ed i suoi fratelli hanno vinto. Oggi Hizbollah e la Resistenza Islamica hanno raggiunto il più alto livello nella preparazione militare per affrontare ogni possibile aggressione nemica, e diciamo ai nemici del Libano: in passato parlavamo delle armi, mentre oggi vi parlo dei giovani, perché davanti a noi c’è la loro guida e uno dei loro più grandi capi. Winograd dice – ascoltate attentamente – che qualche migliaio di combattenti, per diverse settimane, ha potuto resistere di fronte all’esercito israeliano, che costituisce la presenza militare più potente in Medio Oriente, riconoscendone poi la sconfitta. Oggi, dopo l’uccisione di Hajj Imad - ascoltate bene - in ogni eventuale guerra, non vi aspettano un solo Imad Moghniyeh né migliaia di combattenti. Imad Moghniyeh ha lasciato dietro di sé decine di migliaia di combattenti addestrati, preparati e pronti per il martirio! Terzo: dico al nemico, perché noi non tradiamo, e all’amico, scusandoci, quanto segue: i sionisti hanno ucciso Hajj Imad Moghniyeh a Damasco, e tutte le nostre ricerche e indagini lo confermano. Israele se ne è assunto la responsabilità con un’ironia che è più chiara dell’evidenza. Dico loro: voi avete ucciso Hajj Imad al di fuori del campo di battaglia tradizionale. Ci combattevano all’interno della nostra terra, in Libano. Voi ci uccidevate in questa nostra terra libanese e noi vi combattevamo affrontando il vostro regime oppressore. Avete sorpassato il limite. Non voglio dilungarmi adesso. Vi dico solo una frase sulla guerra di Luglio. Quando vi parlai per la prima volta, vi dissi: “O sionisti, se volete una guerra aperta, avrete allora una guerra aperta.” E ho promesso la vittoria ai credenti, perché ho fede in Dio, nei credenti, nel nostro popolo e nei nostri combattenti. Oggi vi rivolgo solo una parola. Dato l’assassinio, il suo momento, il suo luogo e la sua modalità, se voi sionisti volete questa guerra aperta, tutto il mondo sappia che guerra aperta sarà. Noi, come tutte le persone, abbiamo il sacrosanto diritto di difenderci, e useremo tutto ciò che ci è utile per difendere il nostro paese, i nostri fratelli, le nostre guide e il nostro popolo, a Iddio piacendo. Quarto: Il 14 febbraio è il giorno della commemorazione del martire Hariri, e vogliamo che il sangue dei martiri si unisca, ma alcuni cercano sempre di trasformare queste occasioni in riunioni di insulti e accuse. Non è un segreto che alcuni oratori ci insultano, ma io mi rifiuto di rispondere loro in occasione della commemorazione del martire Hariri e anche per questo benedetto funerale della nostra grande guida nella Resistenza. A questi insulti rispondo con una sola parola, che tutti possono ascoltare. Il Libano ha offerto alla sua terra, come martiri, le nostre più grandi guide, i nostri più eminenti sapienti e i nostri più amati fratelli, figli, donne e bambini: questo Libano non diventerà mai, fino alla fine dei giorni, israeliano. Non diventerà mai una base per i sionisti. Non diventerà americano, né si dividerà in federazioni. Chiunque voglia questa separazione può lasciare questa terra e andare dai suoi padroni a Washington e Tel Aviv. Questo Libano rimarrà il paese dell’unità nazionale, della convivenza e della pace interna, e nonostante il desiderio di questi nani, esso rimarrà il paese della Resistenza, della vittoria e della dignità nazionale. Dico brevemente che, nonostante il desiderio di tutti quelli che invitano gli eserciti alla guerra contro il Libano e la Siria perché sono piccoli per poterlo fare personalmente e chiedono agli altri eserciti di condurla per conto loro, e nonostante il desiderio di coloro che vogliono spargere la divisione giorno e notte: questo Libano rimarrà, rimarrà e rimarrà il paese dell’unità, della dignità nazionale, della vittoria e dell’onore. Ed è per questo che merita dei martiri come Seyyed Abbas al-Mussawi, Ragheb Harb, Imad Moghniyeh e Rafiq Hariri. Fratelli e sorelle, mandiamo i saluti al nostro caro e amato, e gli promettiamo in questi ultimi istanti di rinnovare il nostro patto. Salutiamo colui che ha elevato il nostro nome nel mondo, un condottiero che ci ha onorato con la sua guida, un martire che ci ha dato la grandezza con il suo martirio, e facciamo sentire la nostra voce, nonostante l’inverno e il freddo, a tutti gli assassini. Noi continueremo la via della Resistenza fino alla vittoria completa, a Iddio piacendo. Note (1) Jihad e Fuad sono i due fratelli (di sangue) di Hajj Imad, che lo hanno preceduto sul sentiero del martirio. Jihad venne ucciso l’11 giugno 1984, all’età di 28 anni, durante un bombardamento del nemico sionista, mentre Hajj Fuad è stato assassinato il 21 dicembre 1994, all’età di 31 anni, da un’autobomba del Mossad piazzata vicino il suo luogo di lavoro, nel sud di Beirut. (2) Tra i fondatori del movimento di Resistenza islamica Hizbullah, Seyyed Abbas al-Musawi ne ha ricoperto l’incarico di Segretario Generale fino al giorno del suo martirio, avvenuto il 16 febbraio 1992, quando le vetture su cui lui, la sua famiglia ed altri membri del movimento viaggiavano vennero colpite da missili israeliani. Rimasero uccisi anche sua moglie, suo figlio di cinque anni e quattro membri di Hizbullah. (3) Guida religiosa libanese, ha ricoperto un ruolo molto importante nello sviluppo e rafforzamento iniziale della Resistenza Islamica del paese. La moschea di Jibshit da lui guidata, nel sud del Libano, divenne centro e cuore delle attività dei resistenti di fronte all’occupante sionista. Venne martirizzato il 16 febbraio 1984 da agenti israeliani. (4) Fondatore e guida carismatica del movimento di Resistenza islamica palestinese Jihad Islamico, venne martirizzato da agenti sionisti il 26 ottobre 1995 a Malta. (5) Fondatore e guida storica e spirituale del movimento di Resistenza islamica palestinese Hamas, venne martirizzato da un missile lanciato da un elicottero israeliano il 22 marzo 2004, mentre si recava in moschea per la preghiera dell’alba, a Gaza.