L’essere umano è eterno? E se lo è, perché non lo sperimenta in questo mondo?
Domanda
L’essere umano è eterno? E se lo è, perché non lo sperimenta in questo mondo?
Risposta (di islamquest.net)
Una caratteristica preziosa dell’essere umano, dal punto di vista coranico, è che egli è come un uccello celeste e questo mondo è solo un nido momentaneo e un ponte per passare dalla sua natura terrestre a quella divina. L’essere umano racchiude in sé un’innata tendenza all’immortalità e cerca di sfuggire alla morte e ai propri limiti.
L’essere umano si compone di due dimensioni: uno è l’anima “parlante”, che è la sua vera essenza, e l’altro il suo corpo, che è uno strumento a disposizione del primo. L’anima proviene dal mondo celeste ed è immateriale, mentre il corpo è terrestre dotato di caratteristiche materiali come colore, forma, volume ed estensione.
Una delle prove per dimostrare l’immaterialità dell’anima è che, nonostante il passare del tempo e l’indebolimento del corpo, l’anima parlante si rafforza. Dio, lode a Lui, vuole far capire all’essere umano che egli è una creatura eterna ma che l’eternità non appartiene a questo mondo, bensì è presso Dio e non si raggiunge se non obbedendo ai Suoi ordini.
Concludendo, il mondo è uno stadio di passaggio ed essendo limitato (poiché è materiale e una delle caratteristiche delle cose materiali è il loro esaurimento), non possiamo trovare l’eternità in esso; l’anima, essendo celeste e andando di là del tempo, anela all’eternità che potrà sperimentare solo nell’altro mondo.
La realtà dell’essere umano è come un libro che necessita di essere spiegato e il suo interprete non può essere altri che Colui che l’ha “scritto”, cioè il Creatore dell’Universo, infatti, Egli è lo scrittore e il locutore di questo libro. Dio, lode a Lui, ha esposto la realtà dell’essere umano attraverso i suoi Profeti (a), i devoti e gli angeli: dicendo da dove viene, dove va e quale via sta percorrendo, fa in modo che l’essere umano possa conoscere se stesso, il suo Creatore, il suo passato, presente e futuro. Se l’essere umano non affida la spiegazione della sua realtà a Dio, saranno altri a interpretarla e a creare l’antropologia: allora la altereranno e spiegheranno a proprio piacimento, come hanno fatto con i Libri celesti precedenti, ne nasconderanno alcuni segreti e le attribuiranno elementi estranei in qualità di desideri dell’essere umano confondendo i suoi veri desideri. Questi sono grandi errori nell’interpretazione dell’essere umano.
Una caratteristica preziosa riguardo all’antropologia, dal punto di vista coranico, è chiedersi se il suo inizio e la sua fine siano la terra; se prima e dopo la sua creazione vi sia il nulla; o invece egli è come un uccello celeste, cui hanno costruito una gabbia che è il corpo e questo mondo è solo un nido momentaneo e un ponte per passare dalla sua natura terrestre a quella divina?
Il sacro Corano sceglie la seconda possibilità e ci insegna dov’era prima l’essere umano, in seguito dove andrà, in questi pochi giorni che si trova in questo mondo cosa deve fare[1] e perché egli, nel più profondo sé, vuole l’eternità e istintivamente cerca di sfuggire alla morte, ai propri limiti e alle proprie mancanze.
L’anima è una realtà celeste
L’anima umana appartiene al regno dell’
amr (secondo la terminologia della filosofia islamica, il regno dell’
amr - lett. ordine - sono i regni precedenti a quello naturale) e questo concetto deriva da un versetto del Corano: “
Sappiate che la creazione e l’ordine spettano a Dio”[2]. Un segreto si cela in questo termine, che denota l’unità e l’insieme, secondo ciò che dice il Corano: “
E il Nostro ordine non è che uno, come un battito di ciglia”[3].
Nella creazione la quantità è influente, soprattutto nel regno naturale dove il creato è il risultato di quantità e qualità, e la molteplicità deriva dalla creazione. Come già citato l’anima parlante, cioè lo spirito umano, è un elemento del mondo immateriale (regno dell’
amr), mentre il corpo è un elemento del mondo del creato (ovvero naturale o materiale). Perciò l’anima umana non possiede caratteristiche materiali come colore, quantità, qualità, lunghezza, larghezza, profondità, forma, ecc.[4]
Essenzialità dell’anima e accidentalità del corpo
L’essenza di ogni individuo è la sua anima e il corpo è uno strumento dell’anima, indipendentemente dal fatto che egli abbia un corpo in questo mondo, nel
barzakh e nell’Aldilà; anche se egli, allo stesso modo di come ha un corpo in questo mondo ed esso è un accidente (e non l’essenza, né parte di essa), ne avrà uno anche nel
barzakh e nell’Aldilà.
Il sacro Corano associa il corpo, che è secondario, alla natura, terra e argilla; invece l’anima, che è l’essenza, la connette a Dio, dicendo:
“Dì: Lo spirito proviene dall'ordine del mio Signore”[5].[6]
L’integrità nella creazione dell’anima
Dio ha creato l’essere umano in modo integro: anche se è possibile che il suo corpo abbia dei difetti, pur se irrilevanti, e in proporzione ad essi sia svincolato da doveri divini, Dio non ha creato anime difettose, perciò il Corano dice:
“per l'anima e Ciò che l'ha creata integralmente”.[7]
Quindi viene spiegato che l’integrità dell’anima consiste nel fatto che le è stata ispirata empietà e devozione (cioè a riconoscerle), poiché l’anima non ha forma né aspetto, né corpo tale che la sua integrità o incompletezza sia percepibile con i sensi, ma quest’ultima dipende da un concetto immateriale, perciò il Corano dice:
“Quindi le abbiamo ispirato empietà e devozione”[8], vale a dire: è l’ispirazione di empietà e devozione che rende la creazione dell’anima integra (tale che l’essere umano attraverso questa ispirazione è in grado di discernere il bene dal male).[9]
L’immaterialità dell’anima
Le cose sono o materiali o immateriali e ciascun tipo ha le sue prerogative: per esempio, le cose materiali possiedono forma, volume, colore, peso, ecc., mentre quelle immateriali non hanno né caratteristiche temporali né spaziali, né forma, peso, volume o colore. Quindi, poiché non esiste una via di mezzo tra le due, se si dimostra che un oggetto non è materiale e non possiede le caratteristiche degli oggetti materiali, esso sarà immateriale, e questo principio varrà anche nel caso contrario. Tra le varie argomentazioni esposte dai filosofi per dimostrare l’immaterialità dell’anima, ne citeremo una: col passare del tempo, il corpo s’indebolisce, mentre l’anima parlante si rafforza.
Quando l’essere umano raggiunge la vecchiaia, il suo corpo è svigorito e più invecchia più s’indebolisce, mentre la sua mente si rafforza, la sua scrittura diventa più autorevole, le sue parole più posate. Perciò l’anima parlante dell’essere umano, che col passare del tempo diventa più forte, è altro rispetto al corpo che invecchia e deperisce[10], quindi è immateriale.
L’essere umano e l’eternità
Il mondo naturale è più familiare agli esseri umani poiché essi percepiscono maggiormente con i sensi, più vicini alla natura, mentre l’intelletto è più lontano. Perciò le cose sensibili e mondane attraggono le persone sensibili, invece la persona razionale, poiché non dà importanza al mondo, non ne è sopraffatto. L’indole umana è propensa all’eternità, come disse Molla Sadra: “Dio ha posto nell’essere umano un’innata inclinazione verso l’essere e l’eternità, e un’innata repulsione verso il non essere e l’annullamento”.[11] Perciò i beni fugaci non lo soddisfano; se invece si sottomette alla natura, o è perché la considera erroneamente eterna, o perché ha dimenticato l’eternità dopo la morte, o perché affetto inconsapevolmente da ignoranza o disattenzione. Il sacro Corano dice chiaramente che ogni essere umano necessariamente muore.[12] Quindi l’eternità in questo mondo non è possibile. Dio, lode a Lui, vuole far capire all’essere umano che egli è una creatura eterna e l’eternità non appartiene a questo mondo, ma è presso Dio. Il sacro Corano recita:
“Quello che è presso di voi si esaurisce, mentre ciò che è presso Allah è eterno”[13], poiché voi esseri umani siete eterni, non sprecate inutilmente la vostra eternità, i beni eterni non sono presso altri che Dio. Se volete l’elisir della vita eterna, esso è solo presso Dio.[14]
Note
[1]Javadi Amoli Abdollah, Tafsir-e mouzu'i Qor’an-e karim, Surat va sirat-e ensan dar Qor'an, pp. 35 e 38.
[2] Sacro Corano 7:54.
[3] Sacro Corano 54:50.
[4] Hasanzade Amoli Hasan, Nusus al-hikam bar fusus al-hikam, fass 31, pag. 179.
[5] Sacro Corano 17:85.
[6] Javadi Amoli Abdollah, Zan dar ayineye jalal va jamal, pag. 68.
[7] Sacro Corano 91:7.
[8] Sacro Corano 91:8.
[9] Javadi Amoli Abdollah, Keramat dar Qor'an, pag. 33.
[10] Hasazade Amoli Hasan, Ma'refat-e nafs, 2° vol., pag. 176.
[11] Sadr al-Mota'allihin Shirazi Muhammad Ibrahim, Asfar Arba'a, vol. 4, pag. 163
stampa antica).
[12] Sacro Corano 3:185.
[13] Sacro Corano 16:96.
[14]Javadi Amoli Abdollah, Keramat dar Qor'an, pag. 116.