Il Taqlid
Il Taqlid
Author :
S.M.Rizvi
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(Tratto da S.M.Rizvi "Introduzione alla Shariah Islamica", Edito dall'Associazione Islamica Imam Mahdi) Il significato di Taqlid “Taqlid” significa letteralmente “seguire qualcuno” o “imitare qualcuno”. Nella terminologia islamica indica il “seguire un Mujtahid (1) nelle leggi religiose”. Questa imitazione si basa su una decisione cosciente presa dal credente sciita, uomo o donna che sia. Prima di iniziare a seguire le opinioni di un Mujtahid in materia di Shari’ah, ci si deve accertare che egli sia un esperto in questo campo e possieda un nobile carattere. Il Taqlid di un Mujtahid, come è già stato spiegato nel capitolo precedente, può esser applicabile solo quando non abbiamo accesso diretto all’Imam del nostro tempo. Se l’Imam ci è manifesto in forma diretta, non dobbiamo seguire nessun Mujtahid. Il Taqlid è logico? Seguire gli altri e riporvi fede acritica non è sempre una cosa irragionevole. Possiamo, infatti, distinguere quattro forme possibili d’imitazione: - una persona ignorante che ne segue una ignorante; - una persona sapiente che ne segue una meno sapiente; - una persona sapiente che ne segue una ignorante; - una persona sapiente che ne segue una più sapiente. E’ chiaro che le prime tre forme d’imitazione sono irragionevoli e non sono utili a nessuno scopo. Il quarto tipo d’imitazione, invece, è non solo ragionevole, ma anche necessario, nonché questione di buon senso. Nella nostra vita quotidiana noi seguiamo ed imitiamo gli altri in molte cose, preferendo accettare buoni consigli da parte di persone esperte in materie su cui non abbiamo conoscenza. Chi vuole costruire una casa, presenta un’idea generale di ciò che desidera al costruttore, sottomettendosi poi al giudizio di quest’ultimo su come realizzare la costruzione. Un paziente segue le istruzioni del suo medico e un imputato consulta un avvocato. Si possono fare molti altri esempi; nella maggior parte dei casi, l’avviso viene accolto volontariamente, ma a volte al cittadino può esser richiesto dalla legge di cercare il consiglio di un esperto ed agire in base alle sue indicazioni, prima – ad esempio – di assumere qualche medicina particolarmente pericolosa. L’esempio più evidente rimane, comunque, la controversia legale tra due fazioni: ad esse è richiesto, se non possono risolverla amichevolmente, di portare la loro controversia davanti ad un giudice e rimettersi alla sua decisione. La pratica del Taqlid è un esempio dello stesso tipo. Alla persona che non è esperta in giurisprudenza islamica è richiesto giuridicamente di seguire le istruzioni di un esperto; ed in questo caso, il fatto di rimettersi al giudizio di un esperto (il Mujtahid), è un dovere che deve esser rispettato, in quanto parte essenziale della Legge Divina. Come conseguenza del fatto di aver accettato l’Islam, diventa necessario aderire alla Shari’ah. E per fare questo ci sono due modi: o seguendo un Mujtahid (praticando il Taqlid); o acquisendo la conoscenza e la pietà in modo da diventare egli stesso un Mujtahid (praticando l’Ijtihad). Prove dal Sacro Corano e dalla Sunnah Questa pratica dell’imitazione di un Mujtahid nelle leggi della Shari’ah, essendo logica, è stata adottata dall’Islam. Il Sacro Corano esorta fortemente i Musulmani a spendere il loro tempo e la loro energia nello studio della religione. Questo dovere è talmente importante che Allah (SwT) ha esentato alcune persone dal dovere del Jihad. Allah (SwT) dice: “I credenti non vadano in missione {nel Jihad} tutti insieme. Perché mai un gruppo per ogni tribù non va ad istruirsi nella religione?…” (Sacro Corano, Sura at-Tawbah, 9:122). Ancora più interessante è la ragione e lo scopo della loro conoscenza: “…per ammonire il loro popolo, quando essi saranno tornati da loro, affinché stiano in guardia” (Sacro Corano, Sura at-Tawbah, 9:122). Questo Versetto divide la gente in due gruppi: coloro che sono istruiti in materia religiosa e coloro che non lo sono. E’ dovere del sapiente “mettere in guardia” (nel senso di avvisare e guidare) la gente comune, ed è dovere della gente comune “stare in guardia” (apprendere i consigli dei sapienti e seguirli). Nelle questioni di Shari’ah, questo metodo di guida della gente comune viene chiamato tecnicamente “Ijtihad”, mentre il metodo di seguire la guida da parte della gente comune viene chiamato tecnicamente “Taqlid”. Gli Imam dell’Ahl ul-Bayt (as) hanno adottato questo sistema sia nella teoria, che nella pratica: In teoria: In un famoso ĥadīth, ‘Umar Ibn Handhalah afferma: «Ho chiesto all’Imam as-Sadiq (as) se è lecito, quando vi è un litigio a proposito di un debito oppure di un’eredità fra due individui della nostra comunità, che essi ricorrano al giudizio delle autorità o dei giudici (non legittimi)? L’Imam (as) ha risposto: ”Se essi si rivolgessero a queste autorità e/o giudici, il loro atto equivarrebbe a richiedere l’arbitraggio di un Taghut(2) {tiranno ingiusto}, e qualsiasi cosa essi otterrebbero da questo arbitraggio diventerebbe illecita, anche se essa effettivamente apparterrebbe loro di diritto, in quanto Allah (SwT) stesso ha ordinato: “Non hai visto coloro che dicono di credere in quello che abbiamo fatto scendere su di te e in quello che abbiamo fatto scendere prima di te, e poi ricorrono all'arbitrato degli idoli, mentre è stato loro ordinato di rinnegarli? Ebbene, Satana vuole precipitarli nella perdizione.” (Sacro Corano, Sura an-Nisa, 4:60). Quindi ho domandato all’Imam (as): “Allora a chi si dovrebbero rivolgere?”. L’Imam (as) ha risposto: “Che essi cerchino qualcuno fra voi che abbia riportato e studiato i nostri Aĥādīth, che abbia riflettuto sulle nostre parole e su ciò che noi abbiamo dichiarato lecito e illecito, che conosce i nostri giudizi, si comporta e si è sempre comportato conformemente ai nostri insegnamenti. Che scelgano qualcuno con queste qualità per fare da giudice. Se il decreto che egli basa sulle nostre leggi è rigettato, allora questo rifiuto sarà equivalente all’ignorare l’ordine di Allah (SwT) ed a rifiutare noi, e rifiutare noi equivale a rifiutare Allah (SwT), e ciò equivale al politeismo.” (3) In un altro ĥadīth, Abu Khadija riporta che l’Imam as-Sadiq (as) lo inviò ai suoi compagni con il seguente messaggio: “Se giunge una disputa o una divergenza tra voi riguardo ad una proprietà, non preoccupatevi del giudizio degli illegittimi {giudici}; piuttosto cercate una persona che sappia ciò che è lecito e ciò che non lo è per noi, poiché io lo nomino come giudice su di voi. E assicuratevi di non ottenere un giudizio da un legislatore ingiusto.” (4) L’ultima di queste due Tradizioni testimonia che agli Sciiti non è permesso fare riferimento a dei giudici non autorizzati per la soluzione dei loro problemi; piuttosto viene indicato loro di cercare la guida di coloro che ben conoscono gli insegnamenti dell’Ahl ul-Bayt (as). In questi ĥadīth, il metodo di cercare l’opinione degli esperti di Shari’ah viene chiaramente espresso. (5) In pratica: Ci sono molti casi documentati di Sciiti che chiesero all’Imam del loro tempo di indicare qualcuno che potesse fare da giudice al fine di risolvere le loro questioni religiose. Tali questioni sorsero presso coloro che vivevano lontano da Medina, o che non avevano accesso ad incontrare il loro Imam a Medina stessa. 1. ‘Ali Ibn al-Musayyab chiese all’Imam ‘Ali ar-Ridhà (as): “Io vivo lontano e non posso sempre venire da voi, come posso ricevere le istruzioni per la guida della mia religione?”. L’Imam (as) rispose: “Da Zakariyya Ibn Adam al-Qummi”. 2. ‘Abdul ‘Aziz e Hasan Ibn ‘Ali Ibn Yaqtin chiesero all’Imam ‘Ali ar-Ridhà (as): “Non posso sempre farti visita per risolvere i nostri problemi in materia religiosa. Yunus Ibn ‘Abdul Rahman è una persona abbastanza degna di fiducia a cui possiamo far riferimento?”. L’Imam (as) rispose in maniera affermativa. 3. ‘Abdullah Ibn Abi Ya’fur chiese all’Imam Ja’far as-Sadiq (as): “Io non ho la possibilità di incontrarvi ogni volta, né mi è possibile farvi sempre visita, ed a volte invio uno dei miei amici a farti delle domande, altrimenti non avrei risposte”. L’Imam (as) disse: “Cosa ti impedisce di cercare la guida di Muhammad Ibn Muslim ath-Thaqafi, poiché egli ha ascoltato molti Aĥādīth da mio padre ed era molto ben visto da lui?”. 4. Shu’ayb al-‘Aqraqufi chiese all’Imam Ja’far as-Sadiq (as): “A volte abbiamo bisogno di porgere domande riguardo a certe questioni, a chi dobbiamo rivolgerci?”. L’Imam (as) rispose: “Rivolgetevi a {Abu Basir} al-Asadi”. (6) Questi pochi esempi dimostrano chiaramente che la pratica di ricercare la guida dei sapienti in materia religiosa è stata autorizzata in concreto dagli Imam dell’Ahl ul-Bayt (as). Concludiamo questo paragrafo con una dichiarazione dell’Imam Muhammad al-Mahdi (aj) in risposta ad una lettera mandatagli da Ishaq Ibn Ya’qub. L’Imam del nostro tempo (aj) dice: “Per quanto concerne i nuovi eventi, fate riferimento ai narratori dei nostri Aĥādīth, poiché essi sono la mia prova su di voi ed io sono la prova (al-Hujja) di Allah.” (7) Qualità di un Mujtahid Diventare un esperto di Fiqh (giurisprudenza islamica) e altre scienze islamiche non è sufficiente per ottenere la qualifica di Mujtahid, colui che il semplice credente Sciita può seguire. In aggiunta a questa qualifica, le norme Sciite dichiarano che un Mujtahid debba essere Ithna ‘Ashari (seguace del Profeta e dei dodici Imam suoi successori, n.d.t.) e ‘Adil. La parola “’Adil” può esser tradotta con “giusto”, sebbene essa includa anche altre qualità etiche e giuridiche come la compassione, l’astinenza da tutti gli atti proibiti dalla Shari’ah e l’adempimento di tutti i suoi doveri. L’Imam Hasan al-‘Askari (as) cita un lungo ĥadīth ripreso dall’Imam Ja’far as-Sadiq (as) nel quale condanna gli Ebrei perché seguono i rabbini. Poi l’Imam dice: “E, similmente, se la gente ordinaria della nostra Ummah notasse nei suoi Fuqaha (8) aperta iniquità, forte solidarietà razziale {a scapito degli altri}, cupidigia per le vanità di questo mondo e per le sue cose illecite, opposizione ai loro avversari che meriterebbero di essere aiutati e sostegno ai loro partigiani che meriterebbero di essere osteggiati, e nonostante tutto ciò seguisse tali Fuqaha, dovrebbe essere considerata al pari degli Ebrei, che sono stati biasimati per aver seguito i rabbini”. E poi l’Imam continua: “Ma se c’è uno tra i Fuqaha che ha il controllo di sé stesso, protegge la sua religione, sopprime i suoi desideri malvagi ed obbedisce agli ordini del suo Signore, allora è degno di esser seguito (Yuqalliduhu)”. “E queste qualità saranno trovate soltanto in pochi Fuqaha Sciiti, non in tutti loro…” (9). Queste condizioni in generale, e il sopraccitato ĥadīth in particolare, richiedono quindi ai credenti di essere vigili. Un credente come può sapere chi è Mujtahid? Ci sono tre modi riconosciuti per sapere chi è un Mujtahid: tramite la propria conoscenza personale, se si è sapienti; tramite la testimonianza di due persone ‘Adil e sapienti; tramite il grado di popolarità che non lascia dubbio riguardo al Mujtahid. Quando un Mujtahid è seguito dalla comunità Sciita, egli viene riconosciuto come “Marja’ at-Taqlid”, ovvero una figura alla quale si può far riferimento per il Taqlid. La maggioranza degli ‘Ulamà dei giorni nostri sostiene che è estremamente preferibile seguire il Mujtahid “A’lam”, non un Mujtahid qualsiasi. Ciò significa seguire il “più sapiente”, ma in questo contesto specifico significa il Mujtahid con il più alto grado di conoscenza per dedurre le regole della Shari’ah dalle sue fonti. Il Mujtahid A’lam può essere riconosciuto tramite i tre modi menzionati in precedenza. A volte, comunque, è difficile per gli ‘Ulama’ Sciiti distinguere chi, tra tutti i Mujtahidun (pl. di Mujtahid) prominenti, sia il più sapiente, e, come risultato, più di un Mujtahid può esser seguito per mezzo del Taqlid (anche se, ovviamente, non dalla medesima persona) contemporaneamente. Questo è stato il caso degli anni ’70 e ’80, ma tale molteplicità raramente sfocia in una divergenza pratica sulle questioni legali all’interno della comunità Sciita. Differenze tra i Mujtahidun nei loro responsi giuridici (fatwa) Molte persone si chiedono perché qualche volta i Mujtahidun differiscono nei loro responsi religiosi (Fatawa), sebbene le basi della loro Ijtihad siano le stesse. Innanzitutto, tutte le differenze nelle Fatawa non sono mai contraddittorie; è quasi impossibile trovare un caso di un Mujtahid che dichiari una certa azione wajib (doverosa), mentre un altro la dichiari ĥarām (illecita). Prendiamo come esempio il caso della Preghiera del Venerdì (Salat al-Jum’ah). Tutti i Mujtahidun Sciiiti credono che durante la presenza manifesta dell’Imam Ma’sum, questa Salat sia doverosa (wajib), poiché spetta all’Imam, o al suo rappresentante, chiamare le genti alla Preghiera del Venerdì, ma quando l’Imam è in stato di Occultazione (aj), essi possono differire su quale sia il processo corretto delle azioni da svolgere. L’Ayatullah Sayyid Muhsin al-Hakim era dell’opinione che la Salat al-Jum’ah non fosse doverosa durante l’Occultazione dell’Imam (aj), ma non vi erano problemi se una persona l’avesse adempiuta durante la sua attesa, così come se questa avesse preferito adempiere alla Preghiera di mezzogiorno (Salat adh-Dhuhur). L’Ayatullah Sayyid Abul Qasim al-Khu’i diceva: “Una persona può scegliere se adempiere la Salat adh-Dhuhur o la Salat al-Jum’ah, ma quando quest’ultima viene organizzata con tutte le sue condizioni, è precauzione doverosa (ihtiyat wajib) parteciparvi”. L’Ayatullah Sayyid Ruhullah al-Khumayni diceva “Una persona può scegliere tra adempiere la Salat adh-Dhuhur e la Salat al-Jum’ah, ma se sceglie quest’ultima è consigliabile (mustahab) adempiere precauzionalmente anche alla Salat adh-Dhohor”. Sebbene ci siano differenze nelle opinioni di questi Mujtahidun, non vi è una divergenza che, ad esempio, porta ad impedire ai loro seguaci la partecipare alla Salat al-Jum’ah quando essa è stata stabilita. In secondo luogo, l’esistenza di differenze nelle opinioni scientifiche non deve essere considerata come un segno di mancanza sostanziale nella ricerca di conoscenza e, di conseguenza, una ragione per abbandonarla completamente. Piuttosto, è un segno indicante che la conoscenza si muove a passi progressivi verso la perfezione. Le differenze di opinione sono riscontrabili in ogni scienza, non solo nel Fiqh. Può esserci, ad esempio, più di un’opinione riguardo alla terapia di una particolare malattia, ma queste divergenze potranno essere superate dallo sviluppo di un nuovo metodo di guarigione della stessa malattia. Queste osservazioni, quindi, possono esser considerate come rilevanti non solo per le differenze di opinioni degli scienziati contemporanei, ma anche per quanto riguarda le differenze storiche. Differenze che dovrebbero esser guardate in quanto segno di dinamismo all’interno di una particolare scienza, in quanto stadi da attraversare nel loro cammino verso la perfezione. Si deve ricordare inoltre che il Mujtahid formula le sue opinioni dopo aver condotto le proprie ricerche ed i propri studi al massimo delle sue possibilità: questo è tutto quello che ci si aspetta da lui, poiché non è infallibile (Ma’sum), né conoscitore dell’invisibile (‘Alim al-Ghayb). Se le fonti disponibili della Shari’ah conducono il Mujtahid ad una particolare conclusione e, supponiamo che poi, sul responso, egli venga a conoscenza che la legge reale della Shari’ah portava in realtà ad un’altra conclusione, egli non sarà punito per aver emesso tale Fatwa, né i suoi seguaci saranno puniti per aver agito in accordo ad essa, poiché entrambi avrebbero fatto tutto ciò che è umanamente possibile al fine di adempiere ai propri doveri. NOTE 1) Il Mujtahid (colui che pratica l’Ijtihad) può essere di due tipi: Mujtahid assoluto oppure Mujtahid parziale. Il primo può emettere giudizi in tutti i campi della giurisprudenza, mentre il secondo lo può fare solo in determinati campi. Per raggiungere il grado di Mujtahid bisogna aver studiato nove scienze: tre letterarie (la linguistica, la morfologia, la grammatica), tre razionali (a scienza dei fondamenti [della giurisprudenza], la ‘teologia’ o ‘Ilm al-Kalam, la logica) e tre strumentali (il Tafisr o esegesi del Sacro Corano, l’‘Ilm al-Aĥādīth o scienza degli Aĥādīth, l’’Ilm al-Rijal o biografia dei narratori di Aĥādīth) (N.d.T.) 2) Taghut comprende ogni pensiero o persona seguite senza l’autorizzazione di Allah (SwT) o dei Suoi rappresentanti. E’ usato per designare Satana, un idolo o anche un essere umano che fuorvia gli altri. 3) Shaykh al-Kulayni, al-Usul mina ‘l-Kafi, vol. 1 (Tehran: Daru ‘l-Katubi ‘l-Islamiyyah, 1379 AE), p. 67; al-Furu’ mina ‘l-Kafi, vol. 7, p. 412. In al-Hurr al-‘Amini, Wasa’ilu ‘sh-Shi’ah, confrontare vol. 18 (Beirut: Dar Ihtyai ‘t-Turathi ‘l-‘Arabi, 1391 AE) p. 99. “Was’al ul-Shi’ah ”, H. 33416; "Al-Kâfî", 1/54, H. 10; "Al-Ihtijâj", 2/260, H. 232; "Tahthîb al-Ahkâm", 6/218, H. 514 e p. 301, H. 840. 4) Al-‘Amili, Wasa’ilu ‘sh-Shi’ah, vol. 18, p. 100 che ha riportato da at-Tusi, Tahzibu ‘l-Ahkam, vol. 6, p. 303. 5) Entrambe le narrazioni citate in precedenza sono accettate dalla maggior parte dei sapienti Sciiti di Fiqh e Aĥādith. L’ĥadith narrato da 'Umar Ibn Handhalah è considerato ”Maqbulah” (accettabile), e quello di Abu Khadija “Mash’urah” (famoso). Si confronti ad esempio Shaykh Murtadha al-Ansari in “Kitab ul-Makasib” (Tabriz:1375 AH), pag.154. 6) Wasa’ilu sh-Shi’ah, vol. 18, pp. 103, 105, 106, 107. 7) Shaykh as-Saduq, Kamalu ‘d-Din wa Tamamu n’Ni’mah (Tehran: Maktabu ‘s-Saduq, 1395 AE) p. 484; Shaykh at-Tusi, Kitabu ‘l-Ghaybah (Najaf: Maktabatu ‘s-Sadiq, 1385 AE) p. 177; at-Tabrasi, al-Ihtijaj, vol. 2 (Najaf: Daru ‘n-Nu’man, 1966) p. 283. Il testo citato in precedenza è di at-Tabrasi (sesto secolo AE). C’è una variazione nell’ultima parte di questo ĥadith nei libri di at-Tusi (385-460 AE) e as-Saduq (m. 381). La versione di Shaykh at-Tusi dice: “…e io sono la Prova di Allah su di voi” riferito a tutti gli Sciiti, mentre la versione di Shaykh as-Saduq dice: “…e io sono la Prova di Allah su di loro” riferendosi soltanto ai Mujtahid. La versione di as-Saduq, che visse prima di at-Tusi, non lascia alcuno spazio alle speculazioni fatta da scrittori contemporanei (Sachedina, Islamic Messianism, p. 101) secondo cui la versione di at-Tusi “sembra essere stata manomessa dagli ‘Ulamà del tardo periodo Safavide (decimo secolo A. H.) per promuovere il loro potere e status!” 8) Fuqaha è il plurale di Faqih, cioè di colui che è esperto nella Legge Islamica (Mujtahid). 9) At-Tabrasi, al-Ihtijaj, vol. 2, p. 264.
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