Unicità di Dio (Tawhid)

“Non invocare nessun’altra divinità insieme a Dio. Non c'è dio all’infuori di Lui. Tutto perirà, eccetto il Suo Volto. A Lui appartiene il giudizio e a Lui sarete ricondotti.” (Santo Corano, 28:88) Ogni solida dottrina ha una base e fondamenta su cui poggia la sua visione del mondo e la sua dottrina. La base della dottrina divina islamica è costituita dall'unicità di Dio, su cui poggiano saldamente la totalità delle sue convinzioni e delle sue opere. Si tratta di un’unità dello spirito, nel complesso dei pensieri islamici; di un'unità del corpo, nel complesso dei suoi precetti e delle sue prescrizioni; di un'unità del messaggio della totalità dei suoi Profeti divini (as); di un'unità del primo passo di coloro che hanno seguito la via della sua Guida. Il primo messaggio delle guide e degli Inviati divini (as) riguardava l'unicità di Dio, e il loro più grande onore è stata la sottomissione alla Sacra figura del Sostentatore. I sacri versetti coranici esprimono perfettamente tale concetto. Abramo (as) fu il portabandiera del Tawhid e della devota adorazione di Dio; Mosè (as) combatté contro il Faraone miscredente e l'idolatria; Gesù (as) rappresentò la pietà nell'adorazione di Dio. Il Glorioso Corano riguardo al nobile Abramo (as) recita: “In verità Abramo fu un modello, obbediente a Dio e sincero: egli non era affatto un politeista”. (Santo Corano, 16:120) Riguardo al Nobile Mosé, recita che in risposta al Faraone disse: “Il nostro Sostentatore è Colui che ha donato la vita a tutti gli esseri e che li ha guidati”. (Santo Corano, 20:50) Riguardo al Nobile Gesù (as) recita: “Cristo non ha mai rinnegato di essere un servitore di Dio”. (Santo Corano, 4:172) Questo Libro Celeste riguardo al Profeta dell'Islam (S) recita: “Di’, io sono un uomo come voi! E' stato rivelato che il vostro Sostentatore è l'Unico Dio”. (Santo Corano, 18:10) Dal principio alla fine del Nobile Corano si può osservare lo spirito dell'unicità di Dio, tanto che si può affermare che fra i libri esistenti solo il Corano si è fregiato il capo della corona della nobiltà, divenendo il portavoce dell’Unità e Unicità di Dio per tutti gli esseri umani. Onore di tutti i profeti (as) e diletti a Dio è stata la sottomissione e la devozione assoluta al cospetto della divinità. Una delle consorti del Nobile Profeta (S) racconta: “Nel mezzo della notte del 15 Shaban mi svegliai e vidi che il Profeta di Dio non era nel suo giaciglio. Dopo averlo cercato lo vidi in un angolo della camera gettato a terra come un vecchio vestito supplicare Dio. Mi chinai avvicinando il capo per udire che cosa stesse dicendo quel sant'uomo. Constatai che era intento a implorare e supplicare al cospetto della divinità. Infine sfregando il volto al suolo diceva: “Sfrego il mio volto al suolo; è opportuno che al Tuo cospetto io mi prosterni”. Un uomo giunse presso il Nobile Profeta (S) e disse: “Ciò che Dio vuole! Ciò che vuole il Profeta!” Il Nobile Profeta disse: “Non dire così. Non pronunciare il mio nome accanto a quello del Sostentatore! Di piuttosto 'Ciò che Dio vuole e dopo di Lui ciò che vuole il Suo Profeta!” I venerabili Imam sciiti mantenevano la massima umiltà al cospetto della divinità rivolgendoGli le più importanti confidenze e implorazioni. Questo argomento ha acquisito un particolare fulgore nelle loro invocazioni. Il Principe dei Credenti Imam ‘Ali (as) al cospetto del Sostentatore diceva: “O Sostentatore! E' per me sufficiente la grazia di potere essere Tuo servitore, mi è sufficiente l'onore che Tu sia mio Sostentatore. Sii per me quello che io desidero e fai di me ciò che Tu vuoi!” Questo stesso Imam (as) nelle sue fervide e sommesse preghiere si lamenta e invoca più volte Dio affinché gli conceda la misericordia e l'amore, e con la massima umiltà dice: “Tu sei Potente e io debole. Chi può aiutare il debole se non il Potente?” Suo figlio, il Signore dei Martiri Imam Husayn (as), nella invocazione di 'arafa (invocazione della vigilia della festa dei sacrificio ‘Id al-Adha) raffigura nel modo più completo due scene. La prima scena riguarda la potenza e la magnificenza divina; la seconda il difetto e la debolezza dell'uomo che con la sottomissione e l’umiltà allunga la mano supplice verso l'infinita potenza divina. L'umiltà dei Puri Imam (as) era tale che il quarto Imam, Zayn al-Abidin (as), che spiccò alto il volo nel cielo della gnosi ricolmo di amore per il Clemente, disse al cospetto di Dio: “O Sostentatore! Che cosa posso valere io al Tuo cospetto?” Aspetti dell'unicità di Dio Si può esaminare il concetto di unicità partendo da diversi punti di vista. Ci dedicheremo ora ad alcuni di essi. Innanzitutto, bisogna dire che la discussione sull'unicità di Dio può essere affrontata in due differenti ambiti: 1 - Teorico; 2 - Pratico. Nel primo ambito si presta attenzione alla conoscenza di Dio Altissimo, mentre nel secondo si distingue la responsabilità dell'uomo al cospetto di Dio. Per quanto riguarda il primo ambito d'indagine, il concetto di unicità di Dio assume vari aspetti: 1 - Unità dell'Essenza; 2 - Unità degli Attributi; 3 - Unità delle Azioni; Anche per quanto riguarda il secondo ambito d'indagine, il concetto di unicità di Dio assume aspetti differenti: 1 - Unità nella Sottomissione; 2 - Unità nell'Obbedienza; 3 - Unità nell'Invocazione d'aiuto. Di seguito offriremo una breve spiegazione relativa ad ognuno degli aspetti dell'unicità. Unità dell'Essenza Dell'Unità dell'Essenza si danno due interpretazioni, ovvero unicità e unità: a) "Unicità" significa che l'Essenza di Dio è semplice e non ammette forma alcuna di molteplicità e combinazione (la parola ahad, "uno", talvolta viene utilizzata nel senso di vahid, "unità"). b) "Unità" significa che l'Essenza di Dio è unica e senza pari. Non esiste cosa alcuna che Gli sia uguale o simile. Unità e semplicità di Dio Ogni essere animato che si voglia prendere in considerazione presenta una qualche forma di combinazione o composizione. L'acqua stessa, che è un elemento semplice, è frutto della combinazione di due elementi: idrogeno e ossigeno. L'atomo è composto da nucleo ed elettroni. Dio Altissimo al contrario, non è frutto di alcuna forma di combinazione, e non ammette divisioni o parcellizzazioni. Non è composto da elementi e non possiede forma alcuna di molteplicità. Se fosse stato composto, i Suoi elementi, dal punto di vista del grado e dell'essenza avrebbero avuto rispetto a Lui priorità, ed Egli sarebbe stato dipendente da essi. Il grande problema dei cristiani consiste proprio nel fatto che essi concepiscono Dio come combinazione di Padre, Figlio e Spirito Santo, ritenendolo al contempo Uno e Trino, mentre Dio non può essere composto da tre elementi. Recita il Nobile Corano: “Dì, che Egli è Dio Unico” (Santo Corano, 117:1) negando per Lui ogni possibile forma di composizione, in qualità di generazione o di similitudine. Unità e Unicità di Dio Il secondo significato dell’Unità dell’Essenza consiste nel fatto che Dio non ammette simili, né compartecipi alla propria Essenza. O, secondo l’interpretazione dei filosofi nel mondo dell’esistenza non vi è più di un “Essere Necessario”. Le motivazioni razionali sono numerose, ed ora ne indicheremo alcune: 1. Purezza dell’Essere: Secondo questa dimostrazione, prima viene presentato Dio poi la Sua unicità. Dio Altissimo consiste nell’Essere Assoluto, che non ammette alcun vincolo, condizione o limite, perché ogni vincolo o limite ne rappresenterebbe una mancanza o un difetto, mentre la Sacra Essenza divina non ha mancanza o alcun difetto, non è accompagnata da alcuna privazione o essenza; al contrario si tratta dell’Essere infinito e illimitato. Una volta constatato che Dio è illimitato ed infinito, non sarà più possibile affermare che esistono due o più esseri infiniti, perché l’Essere infinito non lascia spazio a suoi equivalenti. Al contrario gli altri esseri viventi sono fenomeni a lui conseguenti. Chi sostiene che Dio ha compartecipi ed eguali, o non crede in Dio, o non conosce il senso del concetto di infinito. 2. Unità dell'Ordine: Questo immenso Universo, con tutte le sue differenze e particolarità è in sé unito. L'insieme dell'Universo è come un individuo dotato di differenti organi e membra che costituiscono un'unità con a capo un amministratore vigile. Unità degli Attributi Unità degli Attributi significa che gli attributi essenziali del Sostentatore sono identici alla sua Essenza e che ogni singolo attributo essenziale non è distinto dagli altri. Prima di procedere nella spiegazione, è inevitabile esporre alcuni concetti: 1) Gli attributi del Sostentatore si dividono in due specie: Attributi di essenza e attributi d’azione. Gli attributi di essenza sono quegli attributi che il Sostentatore possiede indipendentemente dagli altri esseri viventi, come ad esempio la vita, la conoscenza, la potenza. Mentre gli attributi d'azione sono quegli attributi che trovano spiegazione con l'ausilio di altri esseri viventi, come ad esempio il sostentamento e la creazione. 2) Qualsiasi essere vivente si prenda in considerazione possiede due tipi di attributi: il primo insito nella sua essenza e da essa inseparabile, il secondo accessorio e da essa separabile. Se consideriamo ad esempio un bicchiere di succo di cocomero, possiamo riferirgli due tipi di attributi: il primo relativo alla natura umida del succo; il secondo relativo al suo colore rosso. Il primo attributo appartiene all'essenza del succo ed è da essa inseparabile; il secondo attributo, il colore rosso, è accessorio e separabile dall'essenza. Nel caso del primo attributo, anche se paragonandolo al succo ne ricaviamo per interpretazione due cose apparentemente distinte con due significati diversi, in realtà si tratta di una cosa sola: la natura umida non è altro che l'essenza stessa del succo. Quando al contrario asseriamo che il succo è rosso, tale qualità è altra cosa rispetto all'essenza stessa del succo, da cui infatti si può separare. Lo stesso possiamo osservare anche nell'uomo. L'uomo è un animale che possiede il dono della parola. La qualità di animale è insita nell'essenza dell'uomo, e da essa non si può separare. Quando invece si afferma che il tale individuo è sapiente, la sapienza è attributo accessorio alla sua essenza e per ciò stesso da essa separabile. Mentre un tempo, tale individuo esisteva senza possedere la sapienza. In questo esempio l'uomo è quello stesso animale con il dono della parola, concetto che noi esprimiamo peraltro attraverso due immagini. La sapienza invece è cosa distinta dall'uomo. Quando altresì affermiamo che il tale individuo è un pittore, è ovvio che la qualità di pittore è attributo accessorio che si riferisce all'attività di quell'uomo, distinguibile dalla sua essenza. Alla luce di quanto sopra esposto dobbiamo affermare che la totalità degli attributi essenziali del Sostentatore sono identici alla Sua Essenza e non sono da essa distinti. Quando affermiamo che Dio è Sapiente, la Sua Sapienza è identica alla Sua Essenza e non è da essa distinta, né ad essa aggiunta. Allo stesso modo quando affermiamo che Dio è Potente, la Sua Potenza è identica alla Sua Essenza e non è da essa distinta. Parallelamente dobbiamo ritenere che la Potenza e la Sapienza divina non sono due cose distinte, ma identiche fra loro e tutt’uno con l’Essenza di Dio. Come quando affermiamo che l’acqua è umida e fluida, le caratteristiche di umidità e fluidità non sono distinte dall’acqua, bensì le tre cose sono unite in una, ovvero l’acqua in se. Anche se per una migliore comprensione le tre cose vengono distinte concettualmente l’una dall’altra. Motivo dell'unità degli attributi divini fra loro e con l'Essenza di Dio Il motivo di tale unità consiste nel fatto che Dio Altissimo è un essere infinito che possiede tutte le caratteristiche esistenziali appartenenti alla categoria della perfezione. La sapienza, pure, è una categoria dell’esistenza; la potenza è una categoria dell’esistenza; la vita è una categoria dell’esistenza. Poiché Dio Altissimo è un essere perfetto e infinito comprende in se tutte le categorie dell’esistenza. Il Glorioso Corano e gli attributi divini Nel Glorioso Corano sono stati riferiti a Dio Altissimo numerosi attributi che esprimono la Sapienza, la Vita, l'Eternità del Sostentatore. Essi sono riportati in qualità di Nomi di Dio. Ognuno di questi Nomi indica una caratteristica esistente nel Sostentatore Altissimo. Nella parte finale della sura Al-Hashr ("L’Esodo") sono stati riferiti i nomi e gli attributi più belli e più espressivi. Complessivamente Il Nobile Corano è il Libro che meglio esprime la presentazione di Dio Altissimo e dei Suoi attributi. In molti luoghi del Libro si fa riferimento all’unità degli attributi e dell'Essenza dl Dio. Laddove ad esempio recita: “Di: - invocate Dio o invocate il Compassionevole, qualunque sia il nome con il quale Lo invochiate, Egli possiede i nomi più belli”. (Santo Corano, 59:24) Unità delle Azioni Per unità delle azioni si intende che ogni essere, ogni atto, ogni moto, nell'universo è fondato sulla Sacra Essenza Divina. L'esistenza delle creature di questo mondo dipende da altra entità, ciò significa che esse esistono per possibilità. Nei loro movimenti e nelle loro azioni dipendono dal Sostentatore. Così come essi sono fenomeni di Dio Altissimo, le loro azioni pure sono concepite da Dio. Perché Egli è la causa prima di tutte le cause, il principio originante tutti i principi. Anche le azioni che compiamo in un certo senso hanno origine in Lui. Perché Egli ci ha donato la forza e l'arbitrio, e con la forza e l'arbitrio che ci ha dispensato e che in ogni momento rimangono sotto il dominio della Sua Potenza, noi compiamo le nostre azioni. E' degno di nota il fatto che il nostro potere non è sullo stesso piano della Potenza di Dio, bensì discende dalla Sua Potenza. Allo stesso modo il nostro arbitrio non è sullo stesso piano della Volontà di Dio, bensì discende dalla Sua Volontà. Ad ogni buon conto, poiché compiamo le azioni secondo il nostro arbitrio, ne siamo anche responsabili. Dice Dio Altissimo: “E' Dio che vi ha creati, e ciò che costruite”. (Santo Corano, 37: 96) E ancora: “Non c'è Potenza se non in Dio.” (Santo Corano, 18: 39) E ancora ordina al Suo Inviato: “Dì: - io non possiedo da me stesso né danno ne profitto all’infuori della Volontà di Dio.” (Santo Corano, 10: 49) Le diramazioni dell'unità delle Azioni L'Unità delle Azioni ha varie diramazioni, quali l'unità della Creazione, l'unità della Divinità, l'unità del Dominio. L'unità della Creazione Il Creatore dell'universo è solo Dio Unico e nessun altro è compartecipe della creazione. Il Glorioso Corano ha esposto tale argomento in vari luoghi del testo ed ricolmo di indicazioni relative all'uniforme e complessiva creazione divina e all'assenza di compartecipi nella creazione. Non si confonda questo argomento con le nostre osservazioni relative all'unità della Azioni, perché le nostre opere vengono compiute, attraverso mezzi e strumenti, in dipendenza dal Sostentatore. A proposito delle persone il Glorioso Corano afferma chiaramente che essi sono fenomeni divini e che nessuno è compartecipe della loro creazione. Mezzi e strumenti servono meramente a preparare il terreno per l'azione. Come i genitori, a proposito dei quali recita il Nobile Corano: “Create forse voi il seme che origina il bambino, oppure Noi?”. (Santo Corano, 56:58-59) Il Nobile Corano in questo versetto attraverso la forma negativa dell'interrogazione indica che il creatore del bambino è il Sostentatore, e non i genitori. Il Glorioso Corano in numerosi versetti descrive il Sostentatore Altissimo come il Creatore di tutte le cose, come laddove recita: “Egli è il Creatore dei cieli e della terra, come può avere un figlio, Colui che non ha avuto consorte? Egli è il Creatore di tutte le cose e conosce ogni cosa”. (Santo Corano, 3:101) Questo Libro Celeste biasimando per le loro idee coloro che associano idoli a Dio, recita: “Hanno forse associato a Dio esseri che creano come Dio ha creato, cosi che la loro creazione possa essere assimilata a quella di Dio? Dì: - Dio è il Creatore di tutte le cose, Egli è l'Unico, il Supremo Dominatore”. (Santo Corano, 13:16) Dio Altissimo più volte sottopone a biasimo coloro che associano idoli a Dio, chiedendo perché adorino altri esseri che non hanno potere alcuno sulla creazione: “Coloro che adorate all'infuori di Dio non potrebbero creare neppure una mosca, neanche se si unissero a tal fine”. (Santo Corano, 22:73) Vi è un rapporto serio fra la creazione e la sottomissione e poiché nessun essere all'infuori di Dio Altissimo è Creatore, nessun essere è degno di adorazione e sottomissione all'infuori di Dio. L'unità della Divinità Con tale espressione intendiamo che Dio è l'unico Curatore, Amministratore e Sostentatore dell'ordine Esistente. Tale amministrazione è di due tipi: Amministrazione della Creazione e Amministrazione della Legge Religiosa. L'Amministrazione della Creazione Consiste nel governo del mondo e nella sua cura. Così come Dio Altissimo è Creatore dell'universo, ne è anche l'Amministratore Supremo. E così come gli esseri viventi dipendono da Lui nella Creazione, nel proseguimento e nella conservazione del proprio essere hanno bisogno di Dio. Dio Altissimo dopo avere indicato la creazione del cielo e della terra, della luna e del sole e degli astri, ordina: “Non è a Lui che appartengono la creazione e l'ordine? La Gloria appartiene a Dio Signore dei mondi”. (Santo Corano, 7:54) Su questo breve brano del versetto coranico si fondano quattro punti. Il primo è che la creazione e l'apparizione di tutti gli esseri viventi derivano da Dio. Il secondo è che nell'ordine della creazione domina solo la Legge di Dio e gli ordini e i precetti vengono solo da Lui. Il terzo è che la Sua Esistenza infinita era ed è benedetta ed ogni grazia e bene esistenti discendono da Lui e che nella creazione altro non esiste che grazia e benedizione. Il quarto è che 1'amministrazione e l'educazione degli esseri del mondo o in altre parole dell'universo appartiene a Lui. Ebbene, l'amministrazione di tutti gli esseri viventi dalla terra agli astri, dall'atomo al sole, appartiene alla Potenza di Dio, che non ha compartecipi. Dice Dio Altissimo: “Dì: - dovrei cercare un altro signore all’infuori di Dio che è il Signore di tutte le cose?” (Santo Corano, 6:164) Dio Altissimo ordina al Suo Messaggero di interrogare in forma negativa coloro che associano a Dio gli idoli, chiedendo: "Devo scegliere un altro signore all'infuori del mio Sostentatore?"(Santo Corano, 6:164) Successivamente per respingere tale falso argomento dice: “Mentre Egli è il Sostentatore di tutti gli esseri viventi".(Santo Corano, 6:164) Questo Libro Celeste afferma in vari luoghi del testo che la qualità divina appartiene esclusivamente al Sostentatore, negando qualsiasi forma di compartecipazione. E ai musulmani è prescritto di venerare due volte Dio Altissimo in qualità di Sostentatore degli uomini in ogni loro preghiera, mentre recitano la Sura al-Hamd (la sura Aprente, prima Sura del Santo Corano), dicendo: “AI-hamdu li-Llahi rabbi 'l-‘Alamin”("Sia lode a Dio, il Signore dei Mondi"). E' necessario aggiungere che Dio Altissimo detiene il Governo di tutti gli esseri viventi per quanto riguarda la loro esistenza e il loro sviluppo. Così come il Glorioso Corano più volte esprime il concetto di Guida della Creazione. Amministrazione della Legge religiosa Come già è stato esposto Dio Altissimo amministra e governa l'universo e guida tutte le creature nella loro esistenza. Questo orientamento o Guida della Creazione comprende e riguarda la totalità degli esseri, siano essi animati o inanimati, uomini o angeli. Oltre a questo il Misericordioso Sostentatore detiene la guida e l'orientamento degli uomini per quanto riguarda la Legge religiosa, e a questo fine ha inviato sulla terra Messaggeri, ha fatto discendere Libri Sacri, ha imposto leggi, affinché essi percorrano i gradi della via della perfezione raggiungendo il massimo livello consentito agli uomini. Possiamo definire tale genere di orientamento "Amministrazione o Governo della Legge religiosa". Unità in questa amministrazione significa credere nel dominio e nella Legge di Dio. Recita infatti il Nobile Corano: “In verità il comando appartiene solo a Dio”. (Santo Corano, 7 :54 e 13:31) Unità dell’Azione La visione del mondo è una dottrina, una filosofia, una visione. Origine e principio della dottrina e della filosofia è l’azione. Così l’Unità della visione, oltre ad essere la massima espressione della perfezione personale, è anche l’impalcatura e la radice dell’azione. Ora che abbiamo esposto questa breve introduzione dobbiamo osservare che l’uomo, quando abbia fede nell’esistenza di un’Essenza che si regge su se stessa e nella Sua unicità di Essere Eterno, ovvero in termini filosofici un “ Essere Necessario” e uno solo, e ancora abbia fede nel fatto che la Creazione e il Sostentamento dipendono solo dalla Sua Potenza, giungerà necessariamente alla conclusione che bisogna sottomettersi solo a Lui e obbedire solo ai Suoi ordini. L’Unità dell’Azione si esplica in tre direzioni: Unità della Sottomissione, Unità dell’Obbedienza, Unità nell’Invocazione dell’Aiuto. Unità della Sottomissione Quando l’uomo ha compreso che non esiste altra Causa originante all’infuori del Sostentatore, necessariamente si prosternerà al Suo cospetto e non riterrà degno di venerazione nessun altro essere, si tratti di angelo o di profeta, di corpo celeste o terreno, di idolo di pietra o di legno. Dice Dio Altissimo: “Il tuo Sostentatore ha ordinato di non adorare altri all’infuori di Lui” (Santo Corano, 17 :23) Il Primo passo dei Profeti di Dio (as) è proprio la menzione di questo argomento. Recita il Nobile Corano: “Ad ogni comunità inviammo un Profeta che dicesse: - Adorate Dio e fuggite gli idoli” (Santo Corano, 16: 36) Nella prima delle sure coraniche (Sura al-Hamd) una sorta di breve ma preziosissimo compendio di visione del mondo e di dottrina, si parla dell’adorazione esclusiva di Dio, laddove si recita: “Iyyaka Na’budu” (Te noi adoriamo) (Santo Corano, 1:5) ed ogni musulmano è tenuto a recitare almeno dieci volte al giorno nel corso delle proprie Preghiere le parole: “O Sostentatore, Te solo adoriamo”. (Santo Corano, 1:5) Unità nell’Obbedienza Effetto della fede nell’esclusivo dominio divino è l’Obbedienza in Dio e l’accettazione delle Sue leggi, in modo tale che solo Lui venga obbedito e le Sue Leggi vengano messe in pratica. Dice Dio Altissimo: “Coloro che non ordinano ciò che Dio ha fatto discendere, sono miscredenti”.(Santo Corano, 5:44) Unità nell’invocazione dell’aiuto Nella visione del mondo islamico solo Dio è Eterno, ovvero Egli è l’unica Essenza eterna. Un’Essenza che si regge su se stessa, un’Essenza su cui si reggono e a cui sono legate tutte le altre creature. Concetto che il Glorioso Corano esprime in numerosi versetti, laddove recita: “Voi tutti avete bisogno di Dio, Lui solo non abbisogna di nulla”. (Santo Corano, 20:15) Prendendo in considerazione tale visione del mondo, il monoteista invoca costantemente e unicamente l’aiuto di Dio. Come si recita nella Sura al-Hamd, nel corso di ognuna delle Preghiere rituali: “Wa iyyaka naasta’in” (“Signore solo a Te chiediamo aiuto”) (Santo Corano, 1:5) E’ solo grazie all’alto grado del Tawhid che l’uomo affida le proprie speranze alla grazia divina, senza curarsi di tutto ciò che si interpone tra la persona e Dio. L’uomo vede così solo l’origine di tutte le cause e non le cause stesse, e con sicurezza d’animo afferma: “Bi – hawli ’llhai wa quwwatihi aqum wa aq‘ud” (“Mi alzo e mi siedo con il sostegno di Dio”) I frutti del Tawhid La fede in Dio e nella Sua Unicità, oltre ad essere fede nella suprema Verità dell’esistenza, porta numerosi frutti sia alla vita personale che sociale, alcuni dei quali illustreremo di seguito. 1) Personalità: il Tawhid dona all’uomo personalità, ne determina l’alto valore, lo rende consapevole della propria condizione di servo di Dio e di sottomesso. Dimenticare Dio è dimenticare se stessi, la propria posizione e identità. Recita il Nobile Corano: “Essi hanno dimenticato Dio, e Dio li ha fatti dimenticare di se stessi” (Santo Corano, 59:19) Dimenticando Dio l’uomo dimentica la sua identità e personalità. Un allievo dimenticando il proprio docente e la lezione acquisita, dimentica l’università e quindi la propria posizione e identità, divenendo individuo inutile e privo di carattere. Il valore dello studente è nel prestare attenzione al proprio maestro e alla lezione, altrimenti non sarà considerato uno studente ma un disoccupato che perde il tempo inutilmente. Più importante ancora: il valore dell’uomo è nel prestare attenzione a Dio, considerarsi legato a Lui e conoscere il valore della sottomissione e muoversi in tale direzione. In caso contrario non è più un uomo. Solo quando ha una consapevolezza maggiore del proprio Sostentatore, e Gli presta un’attenzione maggiore, l’uomo è considerato la più nobile delle creature, altrimenti non sarà diverso in nulla dall’animale. Il non credente che non ringrazia Dio Altissimo per le benevolenze ricevute è forse migliore dell’animale che trovandosi a fianco di una tovaglia splendidamente apparecchiata non conosce né ringrazia il padrone di quella tovaglia? 2) Dignità; recita il Nobile Corano: “Chiunque attribuisca soci a Dio è come se precipitasse dal cielo, e gli uccelli lo rapissero {mentre precipita} o il vento lo scagliasse in un luogo lontano” (Santo Corano, 22:31). Il Libro Celeste paragona l’uomo che ha scelto un idolo all’infuori di Dio ad un essere precipitato dal cielo. Immaginate una colomba che volando subisca un colpo tale da non potere continuare il proprio volo, precipitando a terra. In quel momento diventerà preda di un falco o di un avvoltoio, oppure precipiterà in una valle risucchiata dal vento. L’uomo che perde la dignità del Tawhid, o diventa preda di leggende e superstizioni attirato giorno dopo giorno da questa o quella ideologia vittima delle passioni, oppure perde la propria identità, annichilendosi nello smarrimento dei valori. 3) Libertà: la sottomissione a Dio comporta la libertà dell’uomo da qualsiasi vincolo e legame. Chi non è monoteista si sottomette ogni giorno a nuovi idoli: la ricchezza, la potenza, la lussuria. I presupposti di una libertà reale sono l’essenza di qualsiasi dominio sull’uomo e il perseguimento della via della ragione e della logica. Colui che ha dimenticato la sottomissione a Dio, facilmente si sottomette a qualsiasi realtà. La ragione e la logica esigono l’assenza del dominio da parte di chiunque sull’uomo, tranne Dio, perché Dio ha creato l’uomo e pertanto ne è il Signore. Recita il Nobile Corano: “Non vi è altro ordine se non quello di Dio” (Santo Corano,13:31) Di conseguenza un monoteista ammette soltanto l’ordine e la legge divina ed è libero dall’obbedienza verso qualsiasi dominazione o dominatore. 4) Sicurezza d’animo: l’uomo in questo mondo è costantemente alle prese con ogni sorta di problemi e pericoli. Alcuni si perdono a tal punto d’animo da spingersi fino al suicidio; altri invece per conseguire un momentaneo sollievo si danno preda all’alcol o alle sostanze stupefacenti. Ma un monoteista, affidandosi a Dio, resiste di fronte a qualsiasi disgrazia fino a che non si estingue o ne risulti vittorioso. Egli si sentirà sempre forte perché si affida all’infinita Forza Divina. Egli non avrà mai l’impressione di trovarsi di fronte a un vicolo cieco o di una porta sbarrata, persino nella peggiore o più difficile delle situazioni. Recita il Nobile Corano a questo proposito: “In verità col ricordo di Dio i cuori si sentono sicuri”. (Santo Corano, 13:28) 5) Concentrazione e fermezza: la fede in Dio e nell’Unicità Divina salva l’essere umano dal politeismo, rendendolo cosciente di una realtà infinita. Chi non crede in Dio, ogni giorno sarà sottomesso a qualche idolo. Considerando la vita di un qualsiasi non credente comprenderemo che egli ogni giorno è attirato da qualcosa. La storia dei paesi colonizzati ci insegna in che modo essi sono stati preda di diverse dominazioni. L’uomo è continuamente alla ricerca di punti di riferimento. Se tale riferimento non è Dio, saranno idoli sempre diversi. Egli sarà vittima del dubbio e del tormento. 6) La sicurezza della pratica morale: la fede in Dio è la migliore garanzia per l’applicazione delle norme etiche e della legge divina. La più importante caratteristica dell’uomo è la sua morale. L’uomo può vivere in modo migliore applicando le norme della morale. Tali norme sono in contrasto con le pulsioni individuali. Per questo motivo l’uomo ha bisogno della garanzia derivante dall’applicazione delle leggi morali. In caso contrario la maggior parte degli uomini non rispetterebbe i vincoli etici. La fede in Dio fa si che l’uomo osservi i principi morali, che rispetti la giustizia allontanandosi dall’oppressione, che si metta al servizio del prossimo senza tradirlo, che aiuti i diseredati confortandoli. L’idolatria nel ventesimo secolo Tawhid e idolatria si confrontano in modi diversi secondo i tempi e i luoghi. L’idolatria si presenta in ogni tempo in differenti forme: di volta in volta vengono adorati idoli di pietra o di legno, la luna o il sole, il capotribù o il capostipite della famiglia, il monarca miscredente o il dio-Faraone, usi e costumi tribali e tradizioni retrograde, il colonialismo o il dominio straniero, i beni terreni e la ricchezza, il vizio e la lussuria, il comando e il potere. Infine la peggiore forma di idolatria, che racchiude in sé tutte le altre, è costituita dalle tentazioni interiori individuali. Recita il Nobile Corano: “Alcuni fra gli uomini hanno scelto come idolo le tentazioni interiori”. (Santo Corano, 2:165, 25:43 e 45:23) * Ex ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran presso il Vaticano, docente di teologia presso l'Università della città santa di Mashhad (Iran).