Fiabe persiane (66): l'uccello che lascio' lo stormo(2) + proverbio "Se Dio vuole, il nemico può portarti del bene"
Fiabe persiane (66): l'uccello che lascio' lo stormo(2) + proverbio "Se Dio vuole, il nemico può portarti del bene"
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C’era taluno, non c’era qualcuno, oltre al buon Dio non c’era nessuno. La settimana scorsa abbiamo iniziato a raccontarvi la storia dell’uccello che lasciò il suo stormo per andare a trovare un luogo adeguato per vivere. Dopo tante ricerche trovò una prateria molto bella dove però un cacciatore aveva steso la sua rete ed aveva usato come esca dei chicchi di grano. Il cacciatore si era coperto con rami e foglie per mimetizzarsi e così l’uccello quando lo vide, gli chiese che essere fosse, dicendogli però che a suo avviso era simile ad un umano. Il cacciatore che capì che fingersi una pianta era inutile disse di essere un asceta ritiratosi nella foresta per pregare Dio. Ma ora ecco il seguito della storia. *** L’uccello disse al cacciatore: “Se io fossi stato al posto tuo, sarei tornato a casa. Secondo hai sbagliato nella scelta della via?”. Il cacciatore rispose: “Perchè? Pregare Dio è un’azione sbagliata?”. “Pregare Dio non è sbagliato, è sbagliato ritirarsi dalla vita normale e stare soli. Non sai che i grandi della religione dicono che è errato condurre una vita solitaria. Dio ti ha creato per stare con i tuoi simili, non sai che ad esempio pregare in gruppo è migliore che pregare soli? Devi tornare tra la gente ed essere partecipe nella loro gioia e nel loro dolore”. L’uccello dava così i suoi consigli con sincerità ed il cacciatore, che era stufo e seccato di venir consigliato da uno stupido uccello, sognava di poter prendere quell’uccello e staccargli la testa; ma non poteva farlo perchè l’uccello, prudentemente, non si era avvicinato molto, e qualora avesse tentato di prenderlo, l’uccello sarebbe riuscito a scappare. L’altra speranza del cacciatore era che l’uccello vedesse i chicchi di grano e provasse a mangiarli cadendo nella sua trappola. Mentre l’uccello stava parlando alla fine notò il grano ed allora disse: “Cosa sono questi chicchi di grano? Tu mangi grano?”. “No, no. Questo grano non è mio. Appartiene agli orfani”, disse il cacciatore astuto che voleva fare in modo che l’uccello si cibasse del grano. “Degli orfani? Ma allora perchè questo grano sta da te?”, chiese l’uccello. “Perchè la gente si fida di me e alle volte mi affida il suo grano per qualche giorno per venire poi a riprenderselo”. “Vuoi dire che non posso mangiare nemmeno qualche chicco di questo grano?”, chiese l’uccello disperato. Ed il cacciatore che voleva indurlo a desiderare ancor di più il grano glielo negò dicendo: “Ah, guarda che secondo me non è giusto che tu ti metta a mangiare ciò che non ti appartiene”. L’uccello insistette: “Ma io sono in viaggio e sono stanco e affamato. Per un viaggiatore stanco come me la legge è differente. Non solo non è illegale che io mangi di questo grano ma è proprio ciò che vuole la religione”. “Io non mi assumo la responsabilità del tuo peccato. Fai quello che vuoi ma ricordati che io ti ho messo in guardia. Anzi, tu mi devi fare una promessa se vuoi mangiare di quel grano”, disse il cacciatore. “Quale promessa?”, chiese l’uccello. Ma il resto di questa fiaba ve lo racconteremo la prossima settimana. Ora passiamo all'angolo dei proverbi... *** Il proverbio di questa settimana vi piacerà di sicuro. Dice: “Se Dio vuole il nemico può portarti del bene”. Ma ora vediamo la storia che secondo l’immaginario popolare persiano ha originato questo proverbio. Si narra che un uomo timorato di Dio andò in città e comprò una mucca e se la portò con sè per condurla verso casa. Un ladro vide la mucca e decise di inseguire l’uomo e di rubare la mucca quella stessa notte. Seguiva l’uomo senza farsi vedere quando vide che un’altra persona stava facendo come lui. Si avvicinò e chiese: “Chi sei tu? Perchè insegui quell’uomo?”. L’uomo rispose: “Io sono un demone; ho assunto le sembianze di un umano per uccidere quell’uomo credente. E tu, perchè lo stai inseguendo?”. Il ladro disse: “Per rubargli la mucca”. Il demone disse: “Allora tutti e due gli vogliamo fare del male: tu gli vuoi rubare la mucca ed io voglio ucciderlo”. Il ladro disse: “Che bello! Così siamo dalla stessa parte e ci aiuteremo a vicenda”. I due inseguirono l’uomo che andò a casa sua. Si era fatta sera ed i due aspettarono che la notte calasse completamente per entrare in azione. Il demone però pensò che era meglio se lui uccideva prima l’uomo. Aveva paura che il ladro, non riuscisse a rubare la mucca in silenzio e facendosi scoprire, avesse mandato all’aria il suo piano. Il ladro, da parte sua, temeva che il demone non sarebbe riuscito ad uccidere l’uomo e che quindi anche lui non sarebbe riuscito a rubare in pace la mucca. Ecco dunque che il ladro disse: “Senti amico, non è meglio che io rubo prima la mucca, così se tu sbagli il mio lavoro non viene compromesso?”. Il demone disse: “Al contrario, sei tu che puoi compromettere il mio lavoro, potresti fare rumore. Lascia che io uccida l’uomo, poi tu potrai rubare tranquillo la tua mucca”. I due iniziarono a bisticciare e ognuno voleva entrare per prima nella casa dell’uomo pio e credente. Alla fine i due passarono alle minacce. Il demone disse: “Se non mi lasci entrare subito farò in modo che tu non possa ottenere la mucca”. Ed il ladro disse: “E se tu non mi fai rubare la mucca io farò in modo da farti scoprire”. E così alla fine il demone gridò: “O uomo pio e credente; questo ladro vuole rubare la tua mucca”. Ed il ladro gridò: “O uomo di Dio! Questo è un demone che vuole ucciderti!”. L’uomo pio si svegliò, vide i due e chiese aiuto ai vicini. Il ladro ed il demone vennero picchiati per bene con bastoni e sassi prima di poter scappare. I vicini chiesero all’uomo come avesse fatto a scoprire i due complotti contro di se. E l’uomo pio rispose: “Se Dio vuole il nemico può portarti del bene”. Da allora, in Iran, quando il nemico di una persona gli fa del bene involontariamente, alla persona che è stata favorita dal suo nemico si dice: “Se Dio vuole il nemico può portarti del bene”. MUSICA “Siamo scesi e c’era l’acqua, siamo saliti e c’era il cielo, fino alle prossime fiabe, che Dio vi protegga!”. MUSICA Radio Italia IRIB